Articoli di pelletteria irregolari sequestrati al Porto di Venezia da Guarda di Finanza e Agenzia Dogane

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Oltre 251mila articoli di pelletteria irregolari sono stati sequestrati al Porto di Venezia dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia Dogane e monopoli. tra gli oggetti confiscati borse, portafogli ed accessori da donna pronti per essere commercializzati. La merce però era priva delle prescritte indicazioni di tracciabilità e sicurezza previste dalla normativa nazionale a tutela dei consumatori. 

Di recente, la guardia di finanza ha messo in atto un’altra operazione presso lo scalo commerciale veneziano (leggi qui la cronaca).

“Il servizio – spiegano le fiamme gialle – trae origine da controlli eseguiti presso il Terminal Commerciale di Fusina (VE) sui trailers sbarcati dalle motonavi di provenienza greca, a seguito dell’intensificazione degli scambi commerciali dopo la lunga flessione del biennio di pandemia da Covid-19. 

Nel dettaglio, gli operanti, all’esito di una preliminare analisi di rischio, hanno sottoposto a controllo un semirimorchio sospetto, contenente colli posizionati alla rinfusa, al cui interno sono stati rinvenuti articoli Made in China che presentavano gravi carenze nelle indicazioni minime obbligatorie per legge: composizione fibrosa del prodotto tessile, indicazione del soggetto importatore/distributore, indicazione in lingua italiana di informazioni, avvertenze, istruzioni per l’uso ed eliminazione. 

Le irregolarità constatate sono state segnalate agli uffici competenti della Camera di Commercio per la successiva irrogazione delle previste sanzioni amministrative, ricomprese tra 1.500 e 30.000 euro, mentre sono al vaglio ulteriori approfondimenti anche di carattere fiscale”.

La Guardia di Finanza, a margine dell’operazione per il sequestro di questi articoli di pelletteria irregolari, ricorda come le indicazioni minime obbligatorie per legge sono obbligatoriamente previste dal Codice del consumo, che costituisce il principale strumento di regolazione del mercato in un’ottica di tutela del consumatore finale, in relazione alla legittima pretesa di sicurezza e qualità dei prodotti.

Tale norma, infatti, stabilisce quali debbano essere le indicazioni minime e fondamentali da apporre in modo chiaramente visibile e leggibile sulle confezioni, sulle etichette o sulla documentazione illustrativa che accompagna i prodotti destinati alla vendita sul territorio nazionale.