Arzignano, discarica Acque del Chiampo sarà ampliata. Contrari attivisti CiLLSA

Attivato anche il piano per lo smaltimento dei fanghi da conceria, che saranno bruciati, con i Pfas, nell'inceneritore di Fusina

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Acque del Chiampo Arzignano
Acque del Chiampo Arzignano

L’inceneritore di Fusina, nel Veneziano, secondo il nuovo piano di smaltimento di Acque del Chiampo e del Comune di Arzignano per l’annosa questione dei fanghi da conceria, a cui si aggiunge quello dell’inquinamento da Pfas, riceverà e brucerà questi  rifiuti altamente inquinanti. Un piano accolto con favore dal Comune di Arzignano, da Acque del Chiampo e dalla stampa locale, che sottolineano come lo smaltimento venga effettuato lontano dalla zona e quindi senza pericolo per gli arzignanesi. In cantiere, oltre al piano di smaltimento, già approvato, c’è anche l’ampliamento della discarica, questa sì, ad Arzignano. Non altrettanto entusiasta è Giovanni Fazio dell’associazione CiLLSA, Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente, associazione aderente al Coordinamento Veneto dei comitati per l’ambiente, al Nodo Triveneto per la decrescita e al Forum rifiuti zero del Veneto, che critica l’idea secondo cui il nuovo piano di smaltimento sarebbe una notizia positiva per gli arzignanesi in quanto, afferma, il rischio ambientale si sposta dal Vicentino al Veneziano, ed esprime preoccupazione per l’ampliamento della discarica di Arzignano.

Quello che né il nuovo Patto né il Tribunale Superiore delle Acque (TSAP) prescrivono è l’ampliamento di una discarica in esaurimento, nel bel mezzo della zona industriale di Arzignano, dove lavorano e sono a rischio migliaia di persone, ad appena un chilometro di distanza in linea d’aria dal centro cittàscrive Fazio sul suo blog.

Secondo l’attivista “si tratta di un’opera altamente insalubre, costruita a suo tempo nel posto sbagliato, che penalizza un’area industriale di eccellenza in maniera miserabile, come un water al centro di un salotto elegante. Nel momento in cui in tutto il mondo si aprono le porte ad un futuro green da noi si opera un penoso e grottesco ritorno al passato, ennesimo fiore all’occhiello di una classe politico imprenditoriale la cui mentalità non riesce ad evolversi nemmeno dopo la batosta del coronavirus“.