Arzignano, Marelli Motori licenzia. Coordinamento Veneto 2020: “stop contributi per aziende che usano il Veneto come un supermarket”

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“I mesi estivi sembrano essere i preferiti per annunciare licenziamenti”. È quanto constatano in una nota i Consiglieri regionali del coordinamento Veneto2020 Cristina Guarda (Civica per il Veneto), Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) e Patrizia Bartelle (Italia in Comune). “Non è tollerabile che chi rileva aziende italiane, come Marelli Motori, presentino conti salatissimi per il capitale umano senza presentare nemmeno uno straccio di piano aziendale. Parliamo, in questo caso, addirittura di 40 licenziamenti che sono stati fatti senza alcun atto di indirizzo imprenditoriale a supporto delle proprie scelte e a garanzia delle reali intenzioni della nuova gestione”.

“La Regione – sottolineano i Consiglieri del coordinamento Veneto2020 – torni dalle ferie e apra un tavolo con l’azienda: è necessario intervenire per chiarire le vere intenzioni dell’azienda e supportare il tavolo di trattative. L’acquisizione di un’azienda e i licenziamenti, fatti senza presentare alcun piano aziendale, costringono a porsi una domanda: la holding inglese, nuova proprietaria della Marelli, ha davvero nelle proprie intenzioni il rilancio del sito produttivo di Arzignano? Sarebbe opportuno verificare se realmente vi sono cali produttivi legati al mercato e non un progressivo e volontario abbandono di alcuni rami di mercato dell’azienda, come quello marino e dell’oil&gas, scusa utile per ridimensionare il costo del lavoro in Italia, a vantaggio degli investimenti malesi”.

“Purtroppo in Veneto – concludono i Consiglieri – stiamo soffrendo troppo spesso il vizio di molte multinazionali che scelgono di acquisire un sito produttivo italiano, usufruendo del suo brand, del suo know how e dell’italian sound, per poi progressivamente tagliare il comparto italiano lasciando a piedi lavoratori specializzati: usano il Veneto come un “Supermarket”! Le nostre famiglie stanno pagando molto e i tempi sono maturi per intervenire escludendo queste aziende da contributi e vantaggi burocratici pubblici, nel caso non garantiscano continuità e investimenti nel territorio e nei suoi lavoratori. Se il valore aggiunto della storia produttiva veneta e italiana sono tali da spingere ad acquisizioni di questo tipo, si investa anche nella nostra comunità e non a discapito di essa”.

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