La più grande operazione nel mondo dell’energia realizzata quest’anno in Italia. Un colosso nel mondo della vendita e una utility con un modello industriale unico: un gruppo delle infrastrutture energetiche (oggi vale quasi un miliardo in Borsa) che non intende fermarsi al gas. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, spiega cosa sarà il domani di Pieve di Soligo.
Presidente siete andati dritti con un’operazione che non tutto il territorio ha capito. Ci spiega cosa avete fatto?
«Questa operazione doveva rafforzarci nel territorio veneto. Il 30 di luglio abbiamo firmato l’accordo quadro, che prevede una valorizzazione delle nostre società di vendita di energia per 645 milioni, cioè l’offerta più alta ricevuta. In cambio abbiamo ottenuto la possibilità di investire nel ramo distribuzione, 171 milioni in una newco, interamente posseduta in territori contigui a noi cioè Padova, Udine e Pordenone, per un totale di 188 mila PDR (Punto di Riconsegna), diventando il primo operatore nel Nord-Est con quasi 800 mila utenze gestiste e una rete di 12 mila chilometri: il quinto operatore nazionale». Secondo lo schema di cui avete parlato spesso e cioè niente vendita e tanta rete.«Nella realtà questo non è corretto, perché noi non siamo usciti dalla vendita perché investiamo 411,5 milioni in Est Energy (1 milione di clienti) in cui saremo proprietari per il 48%. E con 54 milioni siamo entrati in Hera Comm. Quindi rimaniamo investitori nel ramo vendita e cresciamo nel ramo distribuzione».
La nuova Ascopiave vista nella semestrale è un’azienda con ricavi molto più bassi di prima anche se a fronte di utili più elevati.
«Avviene perché dobbiamo esporre i dati già scorporando le società della vendita dal momento in cui è avvenuta la firma dell’accordo. È un principio contabile internazionale, non abbiamo perso né fatturato, né marginalità e l’utile è più alto, anche se ci sono componenti straordinarie che hanno influito, nel bene e nel male».
Anche l’indebitamento si è alzato, +61 milioni per la distribuzione di oltre 81 milioni di dividendo. Non vi preoccupa questo aumento?
«No. Assolutamente. È vero che figurativamente risulta un incremento di 61 milioni rispetto al 31 dicembre, dipende dal dividendo ordinario e straordinario, ma gli stessi principi contabili non ci permettono di includere la posizione finanziaria netta delle società di vendita che è positiva di 57 milioni. In sostanza, la posizione finanziaria netta é in linea con lo scorso anno, nonostante i dividendi. Il nostro indice di indebitamento è tra i più bassi del settore, quindi ci permette di usare la leva per investimenti o la partecipazione a gare. Inoltre abbiamo una put (diritto di vendita) da maggio a luglio di ogni anno per i prossimi sette anni in Est Energy e Hera Comm, praticamente un assegno circolare pari all’investimento fatto nelle due società che si rivaluta di anno in anno rispettivamente del 4% e del 5%».
Chiarito il passato, in futuro che sarà Ascopiave?
«Diventerà un soggetto in cui il core business sarà la distribuzione del gas, ma siamo interessati anche alle reti elettriche. Non vorrei chiudermi solo al gas».
A cos’altro è aperta Ascopiave?
«A forme di collaborazione, ricerca di sinergie con altre multiutilities venete, accordi dal punto di vista territoriale e industriale. Noi possiamo essere catalizzatori di altre realtà».
Non teme che Hera sia un po’ ingombrante e ad un certo punto vi possa inglobare?
«No. Ascopiave conserva la propria indipendenza. Hera é un gruppo solido e strutturato, importante per mettere al sicuro il nostro patrimonio perché noi nelle attività di vendita saremmo stati sottodimensionati per affrontare la tensione competitiva che arriverà con la liberalizzazione del mercato e che avrebbe causato che non la progressiva defezione della clientela. La distribuzione, invece, è un business regolato che garantisce maggiore solidità nel lungo periodo».
Ha Parlato di alleanze con altri player regionali, anche con Aim e Agsm?
«Sulla distribuzione vogliamo mantenere la nostra identità, ma c’è ampio spazio per forme di partnership con le multiutilities venete, parlo di Vicenza e di Verona. Mi risulta che non siano arrivati a nessun accordo definitivo, quindi lancio questo messaggio e sono disponibile a trovare forme di collaborazione che rafforzerebbero tutte le società».
di Roberta Paolini, da La Tribuna di Treviso