Un’asina è rimasta ferita da alcuni colpi di arma da fuoco esplosi contro un centro per la Pet Therapy a Montemezzo di Sovizzo.
Il gravissimo fatto risale al 3 novembre scorso, ma è stato reso noto soltanto nelle ultime ore, per non disturbare le indagini, dalle guardie zoofile Enpa di Vicenza, come riferito da Il Giornale di Vicenza.
Secondo quanto emerso, gli spari si sarebbero verificati mentre alcuni degli ospiti del centro si trovavano all’aperto in compagnia di animali, tra cui proprio l’asina rimasta ferita. Sempre secondo il racconto venuto alla luce oggi, le persone presenti avrebbero notato la presenza di “una persona con abbigliamento mimetico che si aggirava in zona“.
In definitiva, quest’ultimo e altri dettagli della vicenda hanno fatto cadere i sospetti su un ipotetico cacciatore. Almeno stando a quanto riferito da Renzo Rizzi dell’Enpa Vicentina attraverso un post su Facebook.
“Ma chi ha sparato – si legge in esso -? Unico appiglio per le Guardie Enpa intervenute prontamente il colore e la morfologia di un cane da caccia notato dagli ospiti prima dei colpi di fucile, è stato rintracciato con il proprietario, ma dagli ultimi risvolti potrebbe essere estraneo ai fatti. Il colpo – prosegue la guardia zoofila – sparato da un’arma a canna liscia che utilizza munizione spezzata non lascia traccia, per cui nessuna possibilità di indagare in quel settore e come purtroppo di prassi il responsabile in questi atti da delinquente vista la mal parata, fugge, anche se notato con quell’abbigliamento da militare con tanto di berretto non è in nessun modo identificabile e la fa sempre franca“.
Sull’episodio dell’asina ferita a Sovizzo si registra un intervento della consigliera regionale di Europa verde, Cristina Guarda.
“Incoraggio il sindaco di Sovizzo – ha detto – ad approvare una ordinanza urgente per garantire l’incolumità degli ospiti della struttura. Alla Regione Veneto chiedo di attuare il prima possibile quanto previsto dal nuovo piano faunistico-venatorio: l’approvazione di un codice etico per i cacciatori, necessario per intervenire su coloro che, pur avendo la licenza, continuano ad attuare condotte improprie. Proprio come l’autore della sparatoria di Montemezzo che non è stato ancora individuato”.
La consigliera poi riferisce di “numerosissime richieste di esclusione dei terreni dall’attività venatoria, molte delle quali sono state rifiutate dalla Regione che non ha voluto riconoscere né il rischio sociale né quello economico a cui i proprietari sono esposti. Episodi come quello di Montemezzo sono purtroppo frequenti”, ha concluso.