Anche se certo non è notizia da prima pagina, forse neanche per i media online come il nostro, ha stupito qualcuno che tra coloro che hanno partecipato alla selezione web dei candidati pentastellati alle europee del 26 maggio ci sia stato anche Ignazio Conte, 72 anni, di Venezia, “economista che si batte per la giustizia e l’ equità retributiva, fratello del presidente del Codacons Franco” – scriveva Il Gazzettino nell’articolo ripreso da Codacons stesso nella sua rassegna stampa – e lui stesso a capo dell’Osservatorio del contribuente della sede veneta presieduta da Franco Conte.
Detto che noi ci siamo stupiti di più quando abbiamo visto che, nonostante i suoi meriti e le sue conoscenze, magari i primi non apprezzati e le seconde più vicine ad altre formazioni tradizionali, Ignazio Conte in tutto il nord est ha raccolto solo cinque “like” a suo favore, quello che nei Paesi a democrazia più consolidata è bandito in Italia è sempre più “normale”. La commistione e gli intrecci di interessi con l’uso di parte che se ne fa nella loro denuncia o esaltazione sono, infatti, una metastasi generalizzata dello Stivale.
Ne sono la rappresentazione emblematica Codacons Veneto e il suo presidente Franco Conte, in effetti da sempre impegnato anche per gli altri di fatto con l’intera famiglia e, quindi, anche ex consigliere comunale del comune di Venezia negli stessi anni e con le stesse sigle con cui consigliere regionale e vice presidente del consiglio regionale era Achille Variati di cui diventò grande amico e sostenitore finché costui non girò le spalle all’amico di Codacons e applaudì Di Maio e Salvini nella famosa assemblea vicentina del 9 febbraio scorso “addomesticata” da Andrea Arman e Luigi Ugone.
Ora se per Conte, Franco non Giuseppe, è stata riprovevole la commistione tra la candidatura col Movimento 5 Stelle alle politiche proprio di Andrea Arman e la sua presidenza del Coordinamento di don Enrico Torta, è difficile riscontrare obiezioni analoghe alla candidatura del fratello, non ammesso al rush finale delle sezioni pentastellate come non fu eletto Arman.
Tanto più che recentemente, a fine 2018, il presidente nazionale di Codacons, Carlo Rienzi, colui che, in cambio di una sua “accondiscendenza”, ha incassato spese legali faraoniche da MPS e ora non paga 15.000 euro ai legali vincenti de Il Fatto Quotidiano querelati perché avevano raccontato la vicenda, minacciò di lasciare il M5S, a cui è iscritto da tempo, se non avesse trovato il modo di far modificare la legge che, imponendo anche alle onlus di pagare i diritti unificati, imponeva all’organizzazione da lui presieduta a livello nazionale di versare 300.000 euro allo Stato…
Non sappiamo, oggi non abbiamo avuto modo di verificare, che fine ha fatto la legge e la minaccia di Rienzi ma di sicuro Franco, che nei suoi principi è onesto, ce lo farà sapere altrimenti se va messo sulla graticola Armando Siri per le sue leggine di favore, ed è giusto per noi, non vediamo perché non si debba approfondire questa “minaccia di scambio”…
E se a Luigi Ugone si rimproverano negli stessi ambienti le sue simpatie leghiste perché si perdona a Codacons di “collaborare” col Pd e con l’on. dem Daniela Sbrollini che ce lo ha scritto ed è così tanto in simbiosi con Enzo De Biasi, che varie volte abbiamo ospitato qui per la sua competenza tecnica e che si qualifica membro dello staff tecnico di Codacons Veneto, da copiare un suo scritto per contrabbandarlo come risposta autografa alle nostre domande sugli indennizzi ai risparmiatori delle banche venete?
Ecco, la commistione e gli intrecci di interessi con l’uso di parte che se ne fa nella loro denuncia o esaltazione genera, a dir poco, confusione ma noi, per questo episodio meschino e in assenza di risposte chiare di De Biasi, dopo l’autogol di Sbrollini, decidemmo subito di fare a meno della sua “preziosa collaborazione“.
Ieri, sabato 11 maggio, abbiamo avuto, infatti, conferma che alla confusione è sempre meglio dare un taglio netto piuttosto che conviverci e rimanerne sommersi: il membro dello staff tecnico di Codacons Veneto, che collabora col Pd e con Sbrollini, era, infatti, festante ospite di Matteo Tosetto alla presentazione a Vicenza della sua candidatura alle europee per… Forza Italia.
Tutto è lecito, cioè niente da dire, anzi, se i Conte fanno politica, col Pd uno e col M5S l’altro, e se il loro “consulente” un giorno faccia il tecnico per dei media, per carità in cambio solo di visibilità personale e delle sue opere, il secondo per la Sbrollini (stesse condizioni?) e il terzo “abbracci” il forzista Tosetto (perché conosciuto in Regione dove lamenterebbe dei torti subiti?).
Ma quello che, per noi, non va proprio bene è che tutti si identifichino pubblicamente con la sigla di un’associazione (questa volta l’esempio è caduto su Codacons, ma il vezzo, il male?, è molto, troppo generalizzato), a cui i cittadini si devono poter affidare per tutelare i propri diritti senza dover essere costretti ogni volta a capire dove la loro tutela non serva anche, se non soprattutto, a fini politici e personali.
Non lo vogliamo per il Coordinamento don Torta, lo biasimiamo per Noi che credevamo nella BPVi, non lo possiamo accettare da Codacons e da nessuna delle altre associazioni, ad esempio quelle delle vittime delle banche, che sempre di più temiamo si siano divise per vincere in proprio e non per far vincere i propri associati!
Il risultato nel caso di esempio?
Indennizzi solo al 30% e fino a un tetto di 100.000 euro…