La discussione su Ater e diritto alla casa che si è tenuta in sede di Prima Commissione a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale Veneto, ha generato un botta e risposta sul tema del razzismo tra Lega e Partito Democratico.
“Gravissima l’accusa della consigliera Camani – hanno affermato in una nota congiunta il presidente della prima Commissione Luciano Sandonà e Alberto Villanova, presidente dell’intergruppo Lega – Liga veneta – secondo la quale la maggioranza deciderebbe chi ha diritto alla casa Ater in base al colore della pelle. Sono parole offensive e vergognose quelle che abbiamo udito, poco fa, in prima Commissione, verbalizzate agli atti, per cui pretendiamo delle scuse. Se invece la collega sostiene che siano stati lesi i diritti dei cittadini ha il dovere di andare in Procura a sporgere denuncia”.
“Le sue non sono solo calunnie – proseguono i consiglieri regionali leghisti – ma insinuazioni diffamanti di una gravità inaudita: ci accusa di razzismo. Non siamo più sul piano della contrapposizione politica e della legittima critica siamo ad un livello becero e pretendiamo le sue scuse”.
“Secondo una strategia trita e ritrita – replica ai due esponenti del gruppo Lega la capogruppo del Partito Democratico Vanessa Camani – i consiglieri leghisti Sandonà e Villanova, invece di rispondere sul punto dei profondi problemi sollevati, che riguardano le Ater e il diritto alla casa, genericamente non garantito dalla Giunta regionale, giocano a fare gli scandalizzati, cercando così di spostare l’attenzione dalle mancanze della Regione”.
E Camani aggiunge: “Se avessi voluto bollare qualcuno di razzismo lo avrei fatto senza tanti giri di parole. Fermo restando che per anni la Lega ha propagandato e declinato la linea del ‘Prima i veneti’ in tutti gli ambiti, compreso quello della residenza pubblica, questa mi sembra una polemica del tutto sterile e inutile. Sandonà e Villanova riflettano piuttosto sul grave stato in cui versa il fronte dell’edilizia pubblica, sulla necessità di mettere mano in modo efficace al patrimonio abitativo gestito dalle Ater e di garantire alloggi adeguati al fabbisogno delle fasce più deboli.
Senza dimenticare l’emergenza abitativa degli studenti universitari, che non si vedono riconosciuto il diritto alla casa neppure se ne hanno diritto e penalizzati dai costi esorbitanti per reperire un posto letto. Mi sembrano temi giganteschi, di fronte ai quali questo vittimismo risulta irritante”.
Quindi è arrivata la contro replica di Alberto Villanova: “Prima i Veneti non è razzismo, ma un principio di equità che rivendichiamo con orgoglio. Perché credo fermamente che l’amministrazione regionale dei Veneti abbia il dovere di pensare e tutelare, in primis, i Veneti, cioè i residenti del Veneto che qui vivono, lavorano, pagano le tasse da più tempo”.
“Soprattutto ora, in questa situazione economica molto difficile per le nostre famiglie, è nostro dovere pensare prima a loro. Questa è una posizione politica che rivendichiamo ed è sempre stata dichiarata, scritta e riportata anche sul nostro programma elettorale. E questa posizione può essere legittimamente contestata in un paese democratico. Quello che però la consigliera Camani e il Pd non possono fare è strumentalizzare una scelta politica, per noi di buon senso, con il razzismo. Perché è molto grave unire i due concetti. Non è una questione di colore della pelle, come la collega ha accusato indegnamente, ma di precedenza, di diritti.
Chi vive nella nostra terra da più tempo merita di più. Bianco o nero che sia”.