In Italia c’è tanto da visitare e da scoprire. Un presupposto da cui partire per considerare e ribadire come il Bel Paese sia uno dei più belli e affascinanti al mondo. Soprattutto perché ci sono luoghi ancora oggi troppo sottovalutati e che possono offrire decisamente tanto sul piano estetico e pratico. Tra questi Atrani vi rientra a pieno titolo. Un autentico gioiello della costiera amalfitana. Quest’ultima, tra l’altro, come se non bastasse l’infinita bellezza, anche teatro di alcune diffusioni di oggetti che hanno fatto, poi, la storia dell’umanità.
Cosa c’è ad Atrani?
Per chi non avesse molta dimestichezza con la geografia, Atrani è un piccolissimo comune situato in piena costiera amalfitana. Confina con le ben più famose Ravello, Minori e Maiori.
Ma non ha nulla da invidiare alle sue dirimpettaie più note e reclamizzate. Certo, magari non si possono trovare i casinò tradizionali nel mondo perché qui si è deciso di puntare su tutt’altro, giusto o sbagliato che sia. Chi ama il gioco deve virare altrove.
Questo perché Atrani, oltre ad offrire una panoramica mozzafiato dell’intera costiera da più prospettive, regala al visitatore la possibilità e l’emozione di scoprirla nei suoi meandri più nascosti.
Fornisce un lato della costiera poco pubblicizzato, ma altrettanto suggestivo. Immersa com’è nel lembo di terra compreso tra il Monte Civita e il Monte Aureo. Piazza Umberto I è il cuore pulsante di questo piccolo borgo che vanta un primato da guinness: risulta essere il comune più piccolo d’Italia con i suoi 791 abitanti.
La piazza non è altro che un cortile lungo da cui ci si affaccia verso la chiesa di San Salvatore, l’anima ecclesiastica verso cui puntano i fedeli con una maggiore predisposizione al pellegrinaggio alternativo.
Un luogo significativo dove storicamente si celebrava l’incoronazione dei Dogi della Repubblica. Dal punto di vista strettamente artistico la Collegiata di Santa Maria Maddalena trasuda di medievalismo.
Una sorta di ringraziamento concreto operato dagli abitanti di Atrani in onore di Santa Maria, artefice, secondo la leggenda, della liberazione dall’oppressione Saracena. Il promontorio su cui si trova permette di scorgere una vista a dir poco globale, puntando verso il porto di Salerno.
La spiaggia di Atrani è tanto caratteristica quanto piccola. I turisti più attenti e rigorosi avranno notato che il vero punto di forza dell’Atrani versione marina sono le calette, le quali possono facilmente essere raggiunte via mare, arricchendo ulteriormente il background naturalistico e paesaggistico già variegato della costiera amalfitana.
Come arrivare ad Atrani?
Non tutti conoscono Atrani nella sua complessità e per poterne apprezzare al meglio la bellezza e il fascino va compreso, naturalmente, il modo in cui arrivarci. Basti memorizzare il fatto che si trovi praticamente a stretto contatto con Amalfi, distante appena 1 km.
Provenendo da nord, più precisamente da Napoli, l’autostrada A3 che la collega a Salerno è perfetta per raggiungere Atrani. L’uscita designata si chiama Vietri sul Mare. Da lì si percorre necessariamente la strada statale che collega Salerno città con la costiera, denominata SS163.
Una volta arrivati ad Amalfi si prosegue per un paio di minuti in più di auto e si scende dritti verso Atrani. In alternativa come soluzione decisamente più avventuriera ed estrema, l’autobus SITA parte da Sorrento, passa per Positano e giunge direttamente ad Amalfi, la destinazione finale.
Qual è la storia di Atrani?
Il piccolo borgo di Atrani nasconde una storia dal sapore nobiliare. È stata fondata dai romani in concomitanza con la scoperta di Ravello e Amalfi. Nel VI secolo gli etruschi utilizzavano questo luogo dal punto di vista strategico per avallare e gestire i loro traffici.
Le famiglie nobili di Amalfi amavano, spesso e volentieri, soggiornare qui ed è per questo che c’è una stretta connessione in questo senso. I Borboni nel 1700 elevano ulteriormente la gloria e il prestigio di questo luogo attraverso l’introduzione di attività commerciali in grado di far rifiorire il paese.
Si narra persino che il mitico Masaniello, durante la sua fuga, abbia trovato rifugio in una grotta situata ancora oggi in un lato del Monte Aureo. Non è un caso isolato perché il rivoluzionario in questione era originario proprio di Atrani.
Cosa mangiare ad Atrani?
Atrani si è fatta conoscere al grande pubblico per sapori gastronomici che richiamano ad una tradizione lontana. Le specialità del luogo da assaggiare assolutamente sono il sarchiapone e il pasticciotto. Il sarchiapone, in particolare, è tipico della festa del 22 luglio, dedicata a Santa Maria Maddalena.
Consiste, in pratica, di zucca verde fritta con impasto di carne tritata, mozzarella, parmigiano, salumi vari. Il pasticciotto è fatto di crema pasticciera, pasta frolla e amarena.
È uno di quei dolci che si accompagnano tipicamente al pranzo e al caffè. Si allinea perfettamente al pasticciotto leccese che può considerarsi una sorta di cugino di primo grado.
Dove lasciare la macchina ad Atrani?
Come qualsiasi buon posto che si rispetti della costiera, parcheggiare la macchina può diventare un’impresa ardua, soprattutto in determinati periodi dell’anno. È pressoché inevitabile che nei mesi più caldi il sovraffollamento determini una richiesta maggiore di soste e parcheggi.
Ad Atrani è possibile parcheggiare all’interno di Luna Rossa, che non è una nave, ma un grosso parcheggio incastonato in una roccia. Si trova verso Amalfi e si compone di 170 posti per auto e 30 complessivi per scooter e moto. Le tariffe possono variare dai 5 euro all’ora nelle ore diurne ai 4 euro all’ora previsti per gli orari serali.
Le strisce blu adiacenti alle spiagge si pagano sui 2,50 euro all’ora, mentre Piazza Flavio Gioia offre la possibilità ai visitatori di usufruire dei parcheggi portuali al costo di 3 euro all’ora.
Come si chiamano gli abitanti di Atrani
Può sembrare una domanda banale, ma il dubbio viene spontaneo: come si chiamano gli abitanti di Atrani? La risposta è sola e unica: atranesi. In questo modo non si avrà più l’esigenza di dover riporre questa domanda verso qualcun altro.
Un piccolo sfoggio di cultura nell’ottica di scoprire e riscoprire, in certi casi, i meandri di un luogo troppo spesso sottovalutato rispetto ai suoi vicini maggiormente reclamizzati.