Si è aperto ieri, 28 maggio, il secondo ciclo di audizioni della Commissione d’inchiesta bicamerale sul sistema bancario e finanziario. I lavori sono iniziati con l’audizione di Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa), autorità amministrativa col compito di tutelare gli investitori, l’efficienza e la trasparenza nel mercato mobiliare italiano. La Commissione ha voluto chiarire, assieme al presidente di Consob Paolo Savona, la situazione dei mercati finanziari dopo la crisi sanitaria, con particolare attenzione sulle scelte prese a inizio emergenza in materia di vendite allo scoperto.
Nella bicamerale ricordiamo che siedono i deputati veneti Alvise Maniero e Raphael Raduzzi (M5S), il vicentino Pierantonio Zanettin (FI), Massimo Bitonci (Lega) e il senatore Massimo Ferro (FI).
Il Professor Paolo Savona ha aperto la sua relazione con alcune stime sulla situazione finanziaria e monetaria attuale dei mercati. I dati parlano chiaro: il FTSE MIB, l’indice azionario della Borsa italiana, è crollato del 38,2% rispetto al 2019, quindi più di un terzo del valore complessivo delle società quotate. Per cercare di arrestare questa caduta la Consob tra il 12 e il 17 marzo ha fatto pressione sull’Esma (European Securities and Markets Authority) affinché sospendesse temporaneamente le operazioni di vendita allo scoperto, decisione che però non è stata presa dalla maggior parte delle altre borse europee.
Le vendite allo scoperto, o short selling in inglese, infatti, sono operazioni finanziarie speculative che permettono di vendere titoli che il venditore non possiede, ma che chiede in prestito ad una banca o ad un broker con l’intenzione di ricomprarli nel mercato ad un prezzo inferiore, riuscendo così a “coprire lo scoperto”. In questo caso, la speculazione sta nel farsi prestare titoli con l’aspettativa che il loro prezzo in borsa cali. E il controvalore del profitto ottenuto dal recupero dei titoli costituisce la garanzia degli interessi del prestito. «Operazioni che privatizzano gli utili e socializzano le perdite», le definisce Savona. Ma il senatore Lanutti (M5S) le addita addirittura come «la speculazione più spietata nel solco del neoliberismo dittatoriale».
Come si diceva sopra, però, molte borse estere non hanno attivato questa sospensione, e il ripristino delle attività finanziarie allo scoperto (il 18 maggio) ha causato «un riflusso delle operazioni che si svolgevano nelle borse europee che non avevano approvato la decisione congiunta in sede Esma», spiega Savona, causando di conseguenza una ricaduta della Borsa di oltre il 2%. «Mercati aperti come quelli in cui viviamo richiedono decisioni congiunte», sostiene il Presidente.
I Dl Liquidità e Cura Italia incorporano misure considerate positivamente da Consob, conclude il suo intervento Savona per il quale sono però necessarie misure aggiuntive. Ad esempio, spiega l’economista, «occorre sperimentare i metodi Fintech per la concessione del credito, poiché i metodi tradizionali basati su indicatori finanziari del passato, proiezioni econometriche del futuro e valutazioni soggettive dei manager non funzionano». Inoltre, come Savona ha già proposto in altre commissioni, «sarebbe opportuno estendere al capitale di rischio le garanzie concesse all’indebitamento».
Secondo alcuni membri della Commissione, però, la Consob non ha fatto abbastanza e si è mossa troppo lentamente. Il senatore di Fratelli d’Italia De Bertoldi ha accusato il presidente Consob di non aver ascoltato le richieste del suo partito di bloccare le vendite allo scoperto già il 10 marzo. Il giorno prima, infatti, l’indice FTSE era precipitato da 25 mila a 20 mila punti.
Inoltre, il senatore di FdI ha avanzato l’ipotesi che Euklid, il fondo fintech da cui Savona si era dimesso da presidente nel maggio 2018, abbia tratto beneficio in termini di speculazione dalla sospensione tardiva. «Nel caso – ammonisce De Bertoldi –, vogliamo capire chiaramente se qualcuno ha avuto modo di avvantaggiarsi di questa situazione e se magari questo qualcuno ha direttamente, o indirettamente, avuto rapporti con la Consob».
La risposta del presidente Savona, riguardo ai ritardi di cui FdI lo accusa, è secca. «La responsabilità è vostra, ci dovete cambiare le leggi», «sia le leggi interne che quelle europee non ci consentivano di intervenire». «Noi siamo intervenuti solo il 12 (marzo) perché è scattato il limite di intervento che possiamo considerare obbligatorio, quello degli 85 titoli che sono caduti sotto il 10%», ribatte Savona.
La speculazione allo scoperto però, aggiunge il Presidente, è una parte irrisoria di quella generale. Per evitarla in toto sarebbe necessario chiudere la Borsa e non solo interrompere le operazioni allo scoperto. Ma questo non compete alla Consob, bensì al Mef. E in ogni caso, la chiusura della Borsa avrebbe comportato altri effetti collaterali. Ad esempio, Savona fa notare che «se chiudi la Borsa, il risparmio italiano se ne va comodamente all’estero, vista la libera circolazione dei capitali in Europa».
In merito a Euklid, il Professore sostiene che «quando il 12 marzo abbiamo deciso di sospendere, semmai ci fosse stato alcun rapporto, cosa che non c’è perché è una società di diritto estero, io sarei intervenuto contro gli interessi, ammesso che ce ne fossero».
Il senatore Massimo Ferro (FI), infine, chiede se «non si sarebbe potuto approfittare della normativa Esma che consente, in materia di short selling, un più elevato grado di autonomia delle autorità nazionali competenti».
Savona, a questo proposito, sostiene che «non abbiamo bisogno che ognuno provveda ai propri problemi, abbiamo bisogno di un’Esma più autorevole, che non c’è ancora. Abbiamo costruito un meccanismo monetario centrato sulla Bce e sul Meccanismo unico di vigilanza, che compie tutti gli atti più importanti anche sul mercato finanziario italiano». La politica monetaria guida il gioco, e quella finanziaria viene dopo. Il presidente dell’Esma, spiega l’economista, passa dalla Commissione europea, poi dalla Bce, indebolendo di fatto la sua autonomia. È necessario quindi riformare la legislazione che regola questi rapporti. E conclude: «io sono per la cessione della sovranità, a patto che questa sovranità torni potenziata».
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