“Considerando l’importanza dei consumi per la nostra economia – dichiara in una nota il Presidente Confesercenti del Veneto Centrale, Nicola Rossi – preservare il potere d’acquisto delle famiglie è un passaggio necessario per rafforzare le prospettive di crescita. Gli aumenti previsti dalle clausole, secondo le stime di Confesercenti, provocherebbero nel prossimo biennio una riduzione di 10 miliardi nella spesa delle famiglie Italiane e di oltre 200milioni per quelle Vicentine.
Una mannaia sui consumi e quindi sul Pil, che aggraverebbe le già deboli condizioni di salute della nostra economia. Esponenti del governo e della maggioranza hanno assicurato che gli aumenti anche se incorporati nel Def, non ci saranno. Bene, anche se c’è da chiedersi a questo punto se il meccanismo del Def non sia diventato un generatore di incertezza visto che, probabilmente, sapremo come andrà a finire solo in autunno con la Nota di aggiornamento.
Per questo è indispensabile mettere nero su bianco subito la cancellazione delle clausole. Procedendo allo stesso tempo ad un piano rigoroso per reperire le risorse da una spending review più incisiva, da un maggiore e più efficiente contrasto all’evasione, da una Web Tax che faccia pagare il giusto a chi opera sul mercato italiano, così come dalla lotta all’abusivismo e alla contraffazione, buchi neri che sottraggono miliardi di risorse al mercato legale e al fisco. Il passo successivo deve essere progettare un graduale e certo percorso di riforma dell’Irpef.
L’introduzione della Flat Tax (ad aliquote IVA invariate) sarebbe un passo decisivo in questa direzione: se considerate nel loro insieme, infatti la riduzione dell’Irpef e il non aumento dell’Iva potrebbero incrementare di 10 miliardi la variazione annua dei consumi. Ciò consentirebbe di riportare l’incremento del Pil al di sopra dell’1%: una soglia che oggi appare lontana, ma che rappresenta un obiettivo minimo se davvero si vogliono restituire prospettive alla nostra economia.
Le imprese del commercio non possono continuare ad avere questa spada di Damocle sulla testa. In termini di imposta nella nostra provincia l’incremento delle Aliquote Iva porterebbe ad una incremento dell’imposta nell’ordine di oltre 430 milioni di euro. Una mazzata notevole per le famiglie e per le attività commerciali che già stanno subendo una pesante contrazione dei consumi e delle vendite al dettaglio.
Ci sarà veramente il rischio che lo sforzo compiuto da tanti commercianti in questi ultimi anni sia vanificato e le chiusure dei negozi continuino in modo sempre più numeroso.