Grandi opere, manovra e autonomia. Gli amministratori locali di centrodestra nel Veneto sono anime in pena, preoccupati che la Lega, partito di riferimento della coalizione ? almeno nei territori ? abbandoni sul più bello i loro affari, dimenticandosi degli industriali, del cemento, degli imprenditori. È il partito del Pil, che non vuol sentir parlare di assistenzialismo e di stop alla Tav, alla Pedemontana e a tutto ciò che è benzina per le industrie.
E così, oltre ai mal di pancia del governatore Luca Zaia, che ha sostenuto le proteste degli imprenditori contro il governo, in queste ore Matteo Salvini è alle prese con le lamentele ? tra gli altri ? dei sindaci di Rovigo, Verona e Vicenza, pronti anche loro ad affiancare in piazza le associazioni delle imprese.
Nel fronte di ?Quelli del sì? (così si sono ribattezzati i manifestanti del 13 dicembre a Milano) c?è Luigi Brugnaro, primo cittadino di Venezia dal 2015: ?Devo proprio dirlo ? ha scritto su Facebook ?, le categorie economiche, che rappresentano le aziende e il mondo del lavoro, hanno ragione, vanno ascoltate. Io sto con Confindustria, io sto con chi lavora e produce!?. Concetto ribadito da Federico Sboarina, sindaco di Verona che interrogato dal Corriere del Veneto impallidisce all?idea di fermare le grandi opere: ?Le infrastrutture sono fondamentali per la nostra zona quanto lo è l?Arena. Ecco perché sono profondamente Si Tav e sono d?accordo con chi sta facendo il modo che il problema del completamento venga concluso positivamente?.
Per convincere il governo ci sono la diplomazia e la piazza. Alla prima pensa Massimo Bergamin, leghista della prima ora e sindaco di Rovigo, che incarica la sua categoria di portare ?al governo le istanze del territorio?.
Striscioni e megafoni convincono invece Francesco Rucco, eletto a giugno a Vicenza, che, ancora al Corriere del Veneto, conferma: ?Alle manifestazioni di piazza le imprese non mi hanno ancora invitato, ma ci andrei. Anzi, potremmo andarci come fronte dei sette sindaci veneti uniti. Le infrastrutture vanno fatte senza se e senza ma?.
A togliere il sonno ai veneti c?è poi la questione autonomia. Matteo Salvini, il ministro per gli affari regionali Erika Stefani e persino Luigi Di Maio ? di recente in visita in Veneto ? continuano a promettere che entro la fine dell?anno arriverà in Consiglio dei ministri il testo per l?autonomia della Regione, ma il territorio inizia a spazientirsi.
Il testo dell?intesa è fermo da due mesi sui tavoli dei ministri del Movimento 5 Stelle, che ancora non hanno dato il via libera, poco convinti della sostenibilità economica dell?operazione e impauriti dell?impatto politico, in termini di consenso, che avrebbe fuori dal Nord. Anche su questo il Partito del Pil aspetta risposte. Soprattutto dai leghisti.