Autonomia del Veneto, il testo del pre-accordo da Il Mattino di Padova

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Zaia e Stefani lavorano su autonomia del Veneto
Zaia e Stefani lavorano all'autonomia del Veneto

In Consiglio dei ministri, si legge su Il Mattino di Padova, sull’argomento dell’autonomia del Veneto, è previsto un nuovo passaggio (dopo quello di dicembre) sulla strada del riconoscimento di una maggiore autonomia alle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna mentre infuriano le polemiche sugli scenari politici.

Tutti rassicurano qualcuno: Stefani rassicura le Regioni del Sud, Zaia rassicura il mondo leghista e il suo Veneto, Fraccaro rassicura il suo M5s ma soprattutto rallenta ancora una volta il percorso di gran carriera imbastito da Stefani mettendo un paletto chiarissimo: l’intesa sarà vagliata dalle Camere prima di essere licenziata dall’esecutivo. E in Parlamento, si sa, la strada per l’autonomia sarà tutt’altro che spianata.

Ecco il testo completo del pre-accordo per l’autonomia del Veneto: clicca qui

I nodi politici ancora aperti tra Roma e Venezia riguardano le seguenti materie

ambiente (rifiuti, danno ambientale, bonifiche, valutazione impatto ambientale)

sanità (farmaceutica, limiti spesa personale sanitario, sistema tariffario e di rimborso)

infrastrutture (porti, aeroporti, autostrade e ferrovie)

Mibac (sovrintendenze e FUS)

Stefani: non penalizziamo nessuno anche con l’autonomia del Veneto.  «Non vi saranno penalizzazioni a carico di nessuna Regione proprio per il sistema con cui è stata costruita» l’intesa sull’autonomia. Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani al termine del Cdm spiegando che «si tratta di un meccanismo in base al quale le competenze attribuite alle Regioni vengono gestite con risorse pari al costo storico, 100 metteva lo Stato 100 metterà la Regione». Si tratta di una «clausola di invarianza». Poi si andrà «verso i fabbisogni standard» che portano «più efficienza nella spesa ma non lasciano nessuno a piedi». .

Fraccaro: coinvolte le Camere. «Il testo finale» sulle autonomie «verrà vagliato dalle Camere che saranno coinvolte in maniera adeguata nell’iter di approvazione, con i modi e i tempi che il Parlamento riterrà opportuno». Così il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro al termine del Cdm. «Con il modello autonomista che abbiamo in mente renderemo le amministrazioni locali più efficienti a vantaggio di tutto il sistema-Paese, rispettando il principio della coesione nazionale alla base di qualunque meccanismo di compartecipazione tributaria».

La Regione Veneto. ““Oggi, giorno di San Valentino, si chiude la fase tecnica, una fase laboriosa, assolutamente impegnativa che ha visto le delegazioni confrontarsi su tutto. Adesso c’è un testo; contiene ancora alcune criticità per quanto riguarda l’ambiente, la sanità. le infrastrutture e la cultura ma è un testo che ora passa in mano alla politica. Il vero spartiacque adesso è tra la modernità o l’essere conservatori, tra la visione di un paese federale moderno e innovativo o di un paese che continua a pensare al centralismo e all’assistenzialismo”.

Sono parole del Presidente del Veneto Luca Zaia alla conclusione del Consiglio dei Ministri del 14 febbraio scorso nel quale sono stati presentati i testi delle intese sull’autonomia del Veneto oltre che dell’Emilia Romagna e della Lombardia.

“Io sono un inguaribile ottimista – prosegue Zaia – sono a disposizione per confrontarmi sui temi che sono rimasti ancora non totalmente condivisi e sono convinto che se, dall’altra parte, ci sono un Presidente del Consiglio e Ministri che vogliono l’autonomia, credono in essa e soprattutto nel rispetto degli impegni che abbiamo preso coi cittadini, la soluzione si troverà. Quindi, si aprano subito i tavoli per i confronti politici. Due milioni 328 mila Veneti sono andati a votare e sono disposti a farne anche un altro di referendum se ciò servisse perché l’autonomia per noi è un desiderio trasversale e un fatto di popolo”.

“Ringrazio il ministro Stefani per l’ottimo lavoro di coordinamento – conclude Zaia – la mia delegazione trattante l’autonomia del Veneto, tutti i tecnici che hanno lavorato da parte della Regione ma anche tutti quelli dei Ministeri. Adesso bisogna essere pronti per l’ultimo miglio. Eravamo partiti da un foglio bianco e oggi c’è un provvedimento che assolutamente espone molta innovazione, non ultimo tutto il tema della norma finanziaria. Abbiamo fatto importantissimi passi avanti”.

Bonaccini: ancora molta strada da fare.  «È certamente positivo che dopo il passaggio di dicembre oggi ce ne sia un altro in Consiglio dei ministri, con le comunicazioni relative a una bozza di intesa. Dunque, un passo avanti, ma non certo quello conclusivo, per un’intesa che va ancora trovata e sulla quale noi aspettiamo fatti e risposte concrete, non tanto delle intenzioni. Personalmente non mi sono mai impiccato alle date e quindi aspetto, considerando che le nostre carte le hanno tutte».

Così il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini a proposito dell’autonomia differenziata. «Nell’ultimo mese- ha dichiarato il numero uno della giunta emiliano-romagnola – ci sono stati passi avanti ma diverse nostre proposte non hanno ancora trovato risposta o, in alcuni casi, sono addirittura arrivati dei no che non ci paiono motivati».

Martina, Pd: no alla frattura Nord-Sud. «Un buon regionalismo è una sfida per l’inclusione delle comunità nel quadro della nostra Costituzione e una reale valorizzazione delle autonomie locali può essere una delle leve più forti per rafforzare coesione nazionale e responsabilità. Un buon regionalismo non mortifica ma supporta una nuova stagione dei Municipi».

Così il candidato alla segreteria del Partito democratico Maurizio Mattina in un contributo pubblicato su Huffington Post. «Noi respingeremo – prosegue Martina – qualsiasi forzatura che allarghi le distanze tra i territori e le comunità locali del nostro paese. Tra nord e sud ma anche dentro i tanti nord e i tanti sud che esistono, tra aree ricche e aree fragili, sopratutto rurali, ovunque nel paese. Senza la definizione chiara di parametri standard per i servizi e i relativi costi il rischio di sperequazioni insostenibili c’è. Un buon regionalismo sarebbe esattamente l’opposto, vale a dire una sfida per l’inclusione delle comunità più deboli attraverso il rilascio di fiscalità solidale e di rafforzamento delle qualità territoriali».

Mirabelli: no a squilibri nel Paese. «L’ attribuzione di un’autonomia differenziata implica l’attribuzione di risorse e l’obiettivo delle Regioni è quello di trattenere sul territorio il gettito delle imposte che vengono prodotte sul territorio ma questo non deve determinare uno squilibrio nel Paese». Lo ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando il tema dell’Autonomia rafforzata richiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Il no della Cgil: procedure opache. Il sindacato è «pronta ad ogni forma democratica di lotta, a partire da azioni possibilmente unitarie di sciopero su tutto il territorio nazionale, contro lo scempio dei diritti che si sta preparando in materia di Istruzione. Il Governo risponda innanzitutto alle richieste di incontro che abbiamo unitariamente avanzato e spieghi, alla luce del sole, cosa sta combinando con il cosiddetto progetto di autonomia differenziata».

«Non è più sopportabile questo modo di procedere opaco, che si basa su annunci e dichiarazioni di stampa o su bozze di progetti fatti circolare per vedere l’effetto che fanno. Un modo di governare e di tenere il rapporto con i cittadini antidemocratico, autoritario, non trasparente e non rispettoso dell’intelligenza degli italiani. Se sono vere le cose che si fanno circolare sulla regionalizzazione dell’istruzione, dei contratti collettivi di lavoro, della mobilità, dei concorsi, dei ruoli e degli stipendi del personale con conseguente negazione dell’universalità del diritto all’istruzione, la parola non può che passare alla mobilitazione e ad ogni forma democratica di lotta per fermare questa deriva autoritaria, negatrice dei diritti della persona e disgregatrice dell’unità nazionale».

Il no della Uil: il Paese resti unito. «Le intese per l’autonomia differenziata delle Regioni (autonomia del Veneto inclusa, ndr) che saranno in discussione nel Consiglio dei Ministri e che, al momento, non si conoscono devono rispettare i contenuti della Costituzione Italiana e in particolare, i principi espressi nell’articolo 119 che riconosce a tutti i cittadini il diritto a godere delle tutele e delle garanzie previste dalla stessa Carta Costituzionale». Così in una nota Antonio Foccillo della Uil.

«Non possiamo essere d’accordo con l’idea che maggiore autonomia significhi ulteriore disuguaglianza – aggiunge – il nostro Paese ha bisogno di restare unito e di garantire a tutti i cittadini, al di là del luogo di nascita, i servizi essenziali, che devono, comunque, restare in capo allo Stato. Siamo, dunque, fortemente contrari a qualsiasi ipotesi di disgregazione dell’istituzione scolastica: soprattutto, va salvaguardata l’unità nazionale del diritto allo studio. Chiediamo al Parlamento di valutare l’ipotesi di riforma e di modificare le parti che potrebbero violare la nostra Costituzione. È necessario, infine, per un disegno di legge così importante che si apra un ampio confronto che coinvolga tutti i cittadini».

De Magistris contro il M5s. «Il Movimento 5 Stelle sta approvando questo disegno di legge e sta dalla parte sbagliata. Io penso che se il M5S vuole recuperare quel giusto consenso che ha avuto nel Paese e nell’Italia meridionale per il cambiamento, dovrebbe rompere il contratto con la Lega». Lo ha sottolineato oggi nel corso di una conferenza stampa, dedicata ai temi dell’Autonomia, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

De Poli, Udc: strada ancora lunga. «Come san Tommaso, fin quando non vedo non credo. Il nostro auspicio è che finalmente si tagli Il traguardo dopo 16 mesi dal referendum per l’autonomia e che prevalga il senso di responsabilità rispetto ai veti ideologici del M5S che, in tema di autonomia, assomiglia alla peggiore sinistra statalista».

Lo afferma il senatore Udc Antonio De Poli. «La strada per l’autonomia del Veneto è ancora lunga. Aspettiamo i documenti ufficiali per esprimere una posizione e da buon Veneto sono pragmatico : aspetto di leggere le carte», conclude De Poli.

Medici Anaao: requiem per la sanità pubblica. «La richiesta di autonomia differenziata avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna nell’ambito della sanità rischia di spezzare definitivamente uno dei fili verticali che tengono insieme il nostro Paese e sostengono il senso di comunità nazionale».

Lo afferma Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed, che definisce la riforma «un requiem per il servizio sanitario nazionale».

«Il processo di federalismo in ambito sanitario – ricorda il sindacato dei medici – ha prodotto in questi anni profonde diseguaglianze, sia in termini di accesso alle cure che in termini di esiti. I viaggi della speranza dei cittadini del sud verso gli ospedali del nord per la cura di patologie che mettono a rischio la qualità e la durata della loro vita, spostano ogni anno più di 4 miliardi di euro rappresentando un esempio eclatante delle difficoltà che incontrano le regioni del meridione nel garantire l’erogazione dei LEA, e delle modalità con cui la sanità dei poveri finanzia la sanità dei ricchi.

«Anche i brillanti esiti che l’Italia ottiene rispetto ad altri paesi europei nella mortalità generale, e in quella per patologie a forte impatto sociale, come l’infarto miocardico acuto o l’ictus cerebri, se valutati per singole Regioni mostrano risultati molto differenziati. Tra Bolzano e Napoli non ci sono solo 770 Km di distanza, ma anche, mediamente, un giorno e mezzo di riduzione della durata della vita per KM a sfavore dei cittadini campani, che ricevono anche la quota sanitaria pro-capite più bassa di Italia».

«Ulteriori gradi di autonomia nelle disponibilità economiche di alcune Regioni, superando i vincoli di bilancio, o nella organizzazione della rete ospedaliera, nella formazione post laurea, e quindi nella disponibilità di specialisti, nella assistenza farmaceutica rischiano di produrre un netto aggravamento delle diseguaglianze con l’affermazione di un federalismo da abbandono.

Ciononostante si persegue un modello confederale in cui ciascuna Regione si fa Stato, una approfondita discussione e con una fretta sospetta. Quella che per alcuni è la prima vera riforma della Costituzione dal 1948 in poi, e per altri un golpe costituzionale imposto da una minoranza di cittadini, procede al riparo da un dibattito pubblico e da quella democrazia diretta che funziona a giorni alterni».