È noto che bollette di energia elettrica e gas – è scritto in un comunicato di Confartigianato – sono da sempre strumenti cui “caricare” oneri e costi che nulla hanno a che fare con le effettive forniture. Confartigianato sostiene da tempo che sarebbe opportuno evitare l’utilizzo di tali strumenti perché c’è il rischio che poi diventino permanenti. Purtroppo tale richiesta è rimasta sistematicamente inascoltata. O almeno fino ad ora. Confartigianato Imprese Vicenza, insieme a quella veneta e nazionale e ad alcune aziende, ha detto basta e ha presentato un ricorso al TAR della Lombardia nei confronti di una delibera dell’ARERA (Autorità per l’energia e il gas) che ha introdotto in bolletta l’applicazione di alcuni costi a favore dei venditori del gas.
“Tra il 2010 e 2012 – spiega Agostino Bonomo presidente di Confartigianato Imprese Vicenza – l’Autorità aveva stabilito un coefficiente in bolletta che consentiva la riduzione dei costi del gas a quanti si rifornivano nel mercato tutelato. Alcuni venditori, però, presentarono un ricorso al Consiglio di Stato, vincendolo. Questo ha stabilito un diritto di credito a favore degli operatori della vendita del gas. Nella sostanza questi ultimi hanno avuto ragione sulla decisione dell’Autorità e di conseguenza quanti hanno beneficiato della riduzione tariffaria dovranno restituire i costi non pagati”.
Fin qui la cosa poteva anche filare ma è stata una recente delibera l’Autorità a far dire basta a Confartigianato e presentare ricorso al TAR della Lombardina. In pratica l’Autorità ha deliberato che tutti i soggetti con consumi inferiori ai 200mila metri cubi all’anno (quindi famiglie, condomini, servizi di pubblica utilità e imprese) da aprile 2019 avrebbero dovuto pagare una cifra aggiuntiva in bolletta per restituire ai venditori di gas il minor incasso di quel periodo di cui, però, hanno beneficiato i soli soggetti riforniti nel mercato tutelato. Si parla di un totale di circa 273milioni di euro; di cui 67milioni sarebbero a carico delle imprese.
“Confartigianato ha deciso di ricorrere al TAR perché si tratta di una situazione inaccettabile che impone una sorta di ‘socializzazione’ di oneri a carico anche di chi non ha goduto di alcun beneficio tariffario nel periodo in questione – prosegue Bonomo-. Riteniamo sia quanto mai scorretto fare pagare questi oneri a chi in quel lasso di tempo si rivolgeva nel mercato libero per le forniture. Inoltre non capiamo perché, anche in questa occasione, i grandi consumatori di gas, ovvero quelli che consumano più di 200.000 metri cubi l’anno, non debbano pagare la loro parte. Vale la pena di evidenziare, inoltre, che, come stabilito dal Consiglio di Stato, ARERA non avrebbe dovuto strutturare un meccanismo per la riduzione dei costi per i soggetti forniti nel mercato tutelato del gas, come invece ha fatto, probabilmente andando oltre alle sue prerogative”.
“Ciò detto, riteniamo che la soluzione trovata per recuperare i denari mancanti sia quanto meno ingiustificata, se non lesiva, nei confronti dei nostri associati che in quegli anni si erano forniti nel mercato libero e non nel tutelato, come pure per le molte famiglie che avevano fatto l’analoga scelta –continua Bonomo-. Vorremmo anche capire per quale motivo circa 8.000 imprese gasifore siano escluse dalla contribuzione.
Nella sostanza – conclude il presidente- chi era rifornito nel mercato tutelato, e che allora non sostenne alcun costo per la componente in questione (riguardante circa il 33,6% dei volumi), dovrà oggi pagarla; chi invece era fornito nel mercato libero (per il 66,4% dei volumi) e che non ha avuto tale beneficio dovrà comunque partecipare alla restituzione ai venditori di gas di quanto non hanno incassato. Infine 8.000 aziende non pagheranno nulla. A nostro giudizio qualcosa non quadra, ed è per questo che abbiamo presentato il ricorso”.