Inaugurato questa mattina il nuovo casello Montecchio-Brendola dell’Autostrada A4, che sarà attivo dalla mezzanotte di oggi. Il nuovo si trova in prossimità dell’interconnessione tra l’autostrada A4 e la Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), aperta al traffico veicolare lo scorso 4 maggio. Al taglio del nastro il Presidente regionale del Veneto Luca Zaia, la Vicepresidente regionale e Assessore alle Infrastrutture e Trasporti, Elisa De Berti, il Presidente A4 Holding e Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova, Gonzalo Alcade, il Direttore Generale Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova, Bruno Chiari, il Presidente della Provincia di Vicenza, Andrea Nardin, il sindaco di Brendola, Bruno Beltrame, il sindaco uscente di Montecchio Maggiore, Gianfranco Trapula, e il sindaco neo eletto, Silvio Parise..
Grande la soddisfazione espressa dal presidente del Veneto Zaia, che ha sottolineato come l’apertura del casello sia l’ultimo tassello della Pedemontana: «94,5 chilometri di superstrada a pagamento, cui si aggiungono 68 chilometri di strade a libero scorrimento per un valore di 2.258 milioni di euro. Un’infrastruttura strategica e attesa dal territorio – ha ribadito Zaia – che vede un bilancio importante come flussi di traffico: nel 2024, grazie anche all’apertura dell’interconnessione con la A4, la SPV ha registrato un aumento del 75 per cento dei numeri di transiti. Un’arteria importante in una delle aree produttive più importanti del Paese. La Pedemontana collega, infatti, Spresiano (Tv) a Montecchio Maggiore (Vi), passando per i distretti industriali di Malo, Thiene e Schio, attraversando il territorio di Bassano del Grappa, Montebelluna e i Comuni a nord di Treviso, interconnettendosi, inoltre, con tre autostrade quali l’A4, l’A31 e l’A27, con un dimezzamento dei tempi di percorrenza, minore inquinamento, maggiore sicurezza stradale e minor traffico sulla viabilità ordinaria”.
Zaia ha poi aggiunto che il nuovo casello consente di riorganizzare quello che per molti anni è stato punto nero della viabilità, ringraziando non solo a chi ha lavorato ma anche i cittadini e gli espropriati. «In termini di “transiti” – ha precisato -, ovvero di veicoli che giornalmente percorrono la SPV, si è attualmente su valori che dal lunedì al venerdì si assestano stabilmente fra i 60 e i 70 mila veicoli, soprattutto mezzi pesanti, mentre per il weekend il valore è fra 42 e 48 mila veicoli. Prima dell’interconnessione i dati parlavano di una media di 40 mila veicoli al giorno con un incremento, quindi, attorno al 75 per cento. Come dimostrano i flussi di traffico, la SPV si dimostra un’infrastruttura apprezzata in termini di sicurezza di viaggio e comfort e, quindi, siamo certi che più sarà conosciuta, più sarà frequentata in quanto nuova modalità di connessione con una parte del Veneto fino a oggi rimasta isolata».
Anche il presidente della provincia di Vicenza Andrea Nardin ha puntato l’attenzione sui numeri, in particolare riguardo la viabilità all’uscita dal casello: «Oggi ci auguriamo termini l’agonia delle lunghe code ad un casello con una delle più critiche immissioni alla viabilità ordinaria, che paralizzava non solo l’intera frazione di Alte Ceccato, ma anche la viabilità proveniente da Brendola, creando disagi per l’intera area. Dal nuovo casello passa lo sviluppo di una delle aree più produttive d’Italia, ma passa anche il miglioramento della qualità della vita di tante persone e di tante famiglie, che sostituiranno i tempi d’attesa con momenti più appaganti. Grazie alla Regione Veneto – ha concluso Nardin – per l’attenzione che sempre dimostra al nostro territorio, grazie ai lavoratori che hanno materialmente costruito il nuovo casello. Grazie soprattutto all’Autostrada A4, di cui la Provincia di Vicenza è socio orgoglioso, per avere ridisegnato e migliorato la viabilità dell’ovest vicentino e, più in generale, per i cantieri e gli investimenti che riguardano il territorio vicentino».
Meno entusiasta sul nuovo casello il portavoce dell’opposizione in consiglio Regionale Veneto Arturo Lorenzoni, che ha posto l’attenzione sui costi per il Veneto della Superstrada Pedemontana, definendo “cortina di fumo” l’inaugurazione odierna: «Si cerca di mascherare un’opera che potrebbe anche essere utile, ma che costa carissima ai Veneti, dopo la revisione del contratto di project financing del 2017, ovvero il Terzo atto convenzionale, allegato B della DGR 708 del 16 maggio 2017. I nuovi termini di contratto con i privati di SIS prevedevano l’entrata in funzione della SPV nel 2020, con un meccanismo di aggiornamento del canone di disponibilità basato su tasso reale di inflazione e su una progressione prestabilita per i 39 anni di concessione. La SPV è stata di fatto consegnata a maggio 2024 ed ora l’anno 1 di concessione non è più il 2020, ma il 2024. Nell’attesa del collaudo dell’intera tratta, tutti i pedaggi incassati tra il 2021 e il 2023, che stimo in 122 milioni di euro, sono stati girati al concessionario. Il canone dovuto nel 2024 è dunque quello stabilito per il 2020, 153,95 milioni di euro, o deve essere aggiornato secondo i criteri prestabiliti, che secondo la formula riportata nella DGR stimo in 199,1 milioni di euro? O ancora, deve essere aggiornato in base solo all’inflazione reale misurata tra il 2020 e il 2024? La differenza è notevolissima. Per capire quale debba essere il canone di disponibilità nel 2024, primo dei 39 anni di concessione – ha aggiunto il consigliere – è in corso un lodo tra la Regione concedente e il concessionario privato: i 153,95 milioni di euro dell’anno 1 come sostiene la Regione, o i 199,1 milioni di euro come si evince dall’aggiornamento e immagino possa sostenere il concessionario? In ogni caso, la somma che dovrà sborsare la Regione nel 2024 sarà altissima, data dalla differenza tra il canone di disponibilità e i pedaggi incassati. Questi erano 63 milioni di euro nel 2023 e, se pur aumenteranno nel 2024 per l’apertura dell’interconnessione con la A4, saranno lontani dal canone di disponibilità dovuto e vi dovranno far fronte i contribuenti. Per via che non si mettono le mani in tasca ai Veneti».
Questa la conclusione lapidaria di Lorenzoni: «Una buona amministrazione dovrebbe tagliare meno nastri e vigilare di più sui costi. Il presidente lasci perdere le cerimonie e apra una contrattazione severa con il concessionario, a questo punto è l’unica cosa seria da fare».