Autostrade, Balotta (Onlit): “la gallina dalle uova d’oro cambia padrone, ma gli automobilisti resteranno tartassati”

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Autostrada A4 e A31, lavori anche in agosto

Siamo al rush finale – scrive in una nota Dario Balotta presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Trasporti e Infrastrutture) – per il passaggio di mano della “gallina dalle uova d’oro”. L’88% di Autostrade per l’Italia sta per essere ceduto da Atlantia a Cassa Depositi e Prestiti, in cordata con Blackstone e Macquarie. L’uscita di scena dei Benetton sarà agevolata da una ricca “buonuscita” che va dai 7 agli 8 miliardi di euro, comprensiva di uno sconto sul prezzo – previsto inizialmente tra 8 e 10 miliardi – proprio per i potenziali danni e le eventuali cause risarcitorie legate al crollo del ponte Morandi.

Con la recente delibera dell’autorità dei trasporti che doveva essere successiva alla vendita, due fattori ne aumentano il valore dell’asset in corso di vendita il compratore beneficerà anche di un aumento tariffario dell’1% annuo, con possibilità di arrivare all’1,7% fino al 2038, e un ristoro-Covid di 332,8 milioni di euro che doveva essere successiva alla vendita.

Il passaggio di proprietà è comunque in perfetta continuità con la gestione precedente: ci saranno tanti profitti, scarsi investimenti, poca manutenzione e automobilisti “spennati”. La musica, ovvero le regole contrattuali della concessione, resterà infatti la stessa. A cambiare saranno solo i suonatori. Da questa vicenda lo Stato ne esce da padrone, seppure a metà.

Sarà un padrone perdente visto che i meccanismi regolatori tutelano prima l’interesse privato e poi (forse) il bene pubblico. La rendita di Aspi verrà trasferita da una holding privata a una finanziaria pubblica, la CDP, che – va ricordato – ha la missione di fare profitti (visto che deve restituire con gli interessi i risparmi postali), e che sta gestendo l’acquisizione con fondi d’investimento e finanziarie internazionali.

Che tutto debba essere come prima, cioè che i profitti e le rendite debbano restare immutati, lo sostiene pure la Filt Cgil, secondo la quale “se si restringono i margini di guadagno per le concessionarie, gli effetti si possono scaricare sui lavoratori”.