L’accordo tra governo e l’Aspi , Autostrade per l’Italia spa, dei Benetton è stato visto come una vittoria dal Movimento 5 Stelle, mentre Partito Democratico e Italia Viva rivendicano il peso della propria mediazione per evitare una revoca della concessione, che a loro avviso avrebbe danneggiato solo l’azienda e quindi i lavoratori, ottenendo allo stesso tempo il controllo dello Stato sul bene pubblico ed evitando cause lunghissime per danni miliardari.
Le opposizioni (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia) invece accusano il governo di aver fatto un favore ai Benetton, in contraddizione con tutto quanto avevano detto in questi mesi. VicenzaPiù ha interpellato a tal proposito alcuni parlamentari, europarlamentari e consiglieri regionali vicentini e veneti per capire come viene visto questo accordo dalla politica locale. Dopo le prime reazioni raccolte ieri, di seguito vi proponiamo altri commenti di politici veneti che ci hanno risposto solo oggi.
La senatrice vicentina Daniela Sbrollini, candidata presidente per Italia Viva alle elezioni regionali venete, ci ha così risposto: «il governo, anche grazie a Italia Viva, ha superato gli scontri ideologici sulla scelta relativa alle autostrade e ha trovato un accordo nell’interesse dei cittadini di sicuro di più di quanto non lo fosse quello fatto durante il governo in cui la Lega e la destra erano protagonisti».
Sbrollini respinge dunque al mittente le accuse della Lega al governo, cioè di aver fatto un regalo ai Benetton: «quando c’è stata la tragedia del ponte Morandi la Lega era al governo e fece affermazioni nei confronti dei Benetton che poi però come sempre non portò fino in fondo. Come per molte altre cose. Dopodiché, dopo il ponte Morandi, tutti saremo più attenti che mai al rispetto di tutti gli impegni doverosi da parte dei Benetton verso gli italiani. Non ci saranno mai sconti a nessuno».
Saluta positivamente l’accordo anche il deputato veronese del Partito Democratico Diego Zardini che vede addirittura in esso un primato assoluto: “Per la prima volta nella storia repubblicana lo Stato italiano, cioè la collettività, tutti noi, è riuscito ad affermare un principio finora solo enunciato e mai applicato. I beni pubblici, tra cui le infrastrutture, sono un bene prezioso e devono essere gestite in modo responsabile, offrendo servizi efficienti e garantendo la piena sicurezza di chi le utilizza. Le palesi violazioni contrattuali hanno comportato anche la proposta, poi accettata dal governo, del risarcimento da 3,4 miliardi di euro e la rinuncia alla rivalsa sugli anni per i mancati guadagni per tutta la durata della concessione (circa 23 miliardi) – ci spiega ancora Zardini -. Autostrade per l’Italia diventerà una public company, aperta a investitori istituzionali e focalizzata nel portare maggiori investimenti in manutenzione e sicurezza sulla rete. Saranno inoltre rimodulate le tariffe, basandosi sulle nuove indicazioni dell’autorità regolatoria (ART). L’intervento dello Stato tutela i posti di lavoro e in una prospettiva di lungo periodo offre anzi una visione occupazionale di ampia portata».
Zardini infine esprime un’opinione similie a quella del candidato del centrosinistra alle elezioni regionali Arturo Lorenzoni sulle concessioni e sui controlli: «auspico che si riveda anche il sistema di controlli e vigilanza per tutte le concessioni, non solo stradali, perché se c’è una cosa che ci insegna questa vicenda è che lo Stato può delegare la gestione, ma deve mantenere salde le funzioni di pianificazione degli interventi e di controllo. Altrimenti l’interesse dei cittadini continuerà ad essere a rischio».
Di totalmente diverso avviso è il deputato feltrino di Forza Italia Dario Bond: «Non comprendo cosa il Governo abbia da festeggiare sul risultato raggiunto sull’accordo Atlantia – afferma in una nota – . Certo è che, stando alle rilevazioni il titolo di Atlantia ha chiuso in rialzo del 26,65%, la revoca alletta i mercati perché favorisce Atlantia. Sa quasi più di una “buona uscita” con la quale il Governo allunga la vita alla holding della famiglia Benetton». Una posizione in leggero contrasto con quella del suo collega di partito vicentino Pierantonio Zanettin, che ieri ci ha spiegato di non volere certo lo «scalpo» dell’azienda dei Benetton, ma semmai sottolineava l’incoerenza del premier Conte che prima invocava la revoca per poi giungere evidentemente a più miti consigli.
«Non penso si possa parlare di un accordo definito, dato che l’ipotesi della revoca è ancora sul piatto – ci ha invece detto Silvia Covolo, ex sindaca di Breganze e deputata della Lega -. Non è chiaro neppure il prezzo di acquisizione delle azioni di Autostrade per l’Italia da parte di Cdp (cassa depositi e prestiti, n.d.r.). I risarcimenti saranno limitati a 3,4 miliardi. Mi sembra la consueta formula “salvo intese”. E non è stato neppure chiarito dove sia l’interesse pubblico rispetto all’ingresso dello Stato nella società. L’ennesimo compromesso di questo Governo che tira a campare e che non ha le idee chiare su nulla. Siamo passati dall’epoca delle privatizzazioni – conclude – a quella delle nazionalizzazioni, anche se Alitalia non è certo un bell’esempio“.
Secca e decisamente negativa verso il governo la risposta che ci ha dato Vincenzo Forte, Dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, ex portavoce per la provincia di Vicenza e candidato di peso alle regionali venete: «Dopo la tragedia del ponte di Genova, con 43 morti e 600 sfollati, invece di procedere con la revoca, così come promesso dal presidente Conte, si è perso tempo. Il Movimento 5 Stelle, assetato di potere e poltrone, ha avallato, le scelte del Partito democratico favorendo i Benetton. La cosa è palese».
Una posizione alternativa sia alla destra che alla sinistra è quella del bassanese Antonio Guadagnini, consigliere regionale e candidato presidente alle elezioni regionali con il Partito dei Veneti: “il problema delle autostrade è stato creato con la privatizzazione di D’Alema, quindi dal centrosinistra, e poi nel 2008 la convenzione è stata migliorata a favore dei Benetton e al governo c’era anche la Lega. La soluzione – ci spiega – è che ogni Regione si gestisca le infrastrutture. Sul ponte Morandi la responsabilità principale è dello Stato, è lui che deve far rispettare le regole. La A27 per esempio deve essere assolutamente gestita dalla Regione Veneto. La vera risposta a tutti i disastri di Roma – conclude – è l’autonomia spinta».
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