Il Presidente del Consiglio Regionale Veneto Roberto Ciambetti è intervenuto sui recenti episodi degli autovelox distrutti stigmatizzando gli atti vandalici: “Non è con i vandalismi che si esprime il dissenso: fenomeni come la distruzione di autovelox, verificatisi in diverse province della Regione negli ultimi mesi, devono essere condannati in modo netto. Rappresentano un danno ad un bene pubblico con conseguenze potenzialmente pericolose, e possono portare – soprattutto per via della condivisione in rete – a pericolose derive emulative, che si traducono in un sentimento di malcontento diffuso e inneggiano all’illegalità.” Il Veneto, ha continuato Ciambetti, ha fatto della sicurezza stradale una battaglia di civiltà, considerando la deterrenza solo come uno degli strumenti utilizzabili, ma privilegiando soprattutto la condivisione di comportamenti virtuosi, la prevenzione e la comprensione che il rispetto è la base del vivere civile. Sono questi i pilastri su cui deve poggiare un sistema sicuro di trasporti su strada.
La maggior parte degli episodi vandalici è avvenuta a partire dall’inizio di novembre, tra le province di Padova, Rovigo, Treviso e Belluno e sugli autovelox distrutti stanno indagando sia la procura di Rovigo sia quella di Padova. Episodi simili si sono verificati anche nella vicina Lombardia e in Piemonte, ma rimane il Veneto finora la regione più colpita.
“Il moltiplicarsi del fenomeno e soprattutto la sua condivisione – aggiunge Ciambetti – devono imporci una riflessione: cittadini e automobilisti sono spesso convinti che i misuratori di velocità siano strumenti vessatori, utili solo a fare cassa. Non è così, al di là del fatto che i proventi derivanti dalle multe comminate vengono utilizzati per interventi sulla viabilità. Ma è su questa percezione che come istituzione dobbiamo impegnarci, evitando la diffusione di un malcontento strisciante che è proprio il contesto dal quale si alimentano episodi distruttivi. Il dialogo con i cittadini e la diffusione di una cultura della sicurezza sono gli strumenti più efficaci, non certo la distruzione del patrimonio collettivo e dei beni pubblici”.