Avvocato generale della Corte UE: l’Italia recuperi l’Ici che non ha fatto pagare alla Chiesa, è aiuto di Stato

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Vaticano Spa – Il patrimonio della Santa Sede è stimato in 2.000 miliardi di euro

Immaginate la scena: il governo italiano che ordina alla Chiesa di versare l’Ici – la vecchia imposta sugli immobili – che per anni le ha concesso di non pagare su buona parte del suo sterminato patrimonio immobiliare, un conto che sfiora i 4 miliardi di euro. È l’incredibile scenario che si aprirebbe se la Corte di Giustizia europea sposasse, come spesso avviene, la linea illustrata ieri dal suo avvocato generale, il belga Melchior Wathelet. La sentenza è attesa a maggio.


Secondo Wathelet, l’Ici non pagata dalla chiesa, ritenuta un aiuto di Stato illegale nel 2012, va recuperata perché non vale l’eccezione riconosciuta dalla Commissione e dal Tribunale Ue allo Stato italiano che riavere quei soldi è “impossibile” perché non ha raccolto i dati di chi non ha pagato. È l’ultimo capitolo di una storia surreale che imbarazza tanto lo Stato italiano che Bruxelles, intenti a proteggere i conti della Chiesa perdendo tempo. Inizia nel 2006, quando la scuola elementare Montessori di Roma e il titolare di un Bed&Breakfast di San Cesareo pongono per primi la questione a Bruxelles. Un anno prima il governo di Silvio Berlusconi, alla vigilia delle elezioni, aveva esentato tutti gli immobili della Chiesa dal pagamento dell’Ici “a prescindere dalla natura eventualmente commerciale”. Apriti cielo. Passa un anno e il nuovo governo Prodi, per mano del ministro dello Sviluppo Pier Luigi Bersani trova l’escamotage: un decreto esenta dal pagamento dell’Ici solo gli immobili “con finalità non esclusivamente commerciali”. E proprio l’avverbio “esclusivamente” ha permesso alla Chiesa di usufruire dell’esenzione anche per le strutture turistiche, gli alberghi o gli ospedali, purché all’interno avessero uno spazio dedicato al culto. Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa- Schioppa avvia una commissione di esperti. Altro tempo perso.

Nel 2010 l’Antitrust Ue apre un’indagine e appura che dal 2006 al 2011 lo Stato italiano ha concesso aiuti di Stato illegali alle strutture ecclesiastiche. La questione si chiude nel 2012, quando il governo Monti, con l’abbandono dell’Ici per l’Imu, limita l’esenzione solo alle strutture prive di attività commerciali. Problema: a quel punto la Commissione dà ragione all’Italia sull'”assoluta impossibilità” di recuperare il dovuto perché, senza aver predisposto una banca dati, è “impossibile” calcolare l’ammontare del pregresso, stimato dall’Anci, l’associazione dei comuni, in 3,6 miliardi. Decisione confermata dal Tribunale Ue nel 2016. La scuola Montessori e il gestore del B&B sono allora ricorsi alla Corte di Giustizia.

Anche in caso di condanna è difficile che Roma si muova davvero per recuperare la somma. Anche perché nel 2014 il governo Renzi ha esonerato dal pagamento di Imu e Tasi (servizi) le cliniche convenzionate e le scuole paritarie (in gran parte della chiesa). Molte strutture commerciali ecclesiastiche, peraltro, hanno continuato a non pagare. Solo a Roma, la giunta Marino scoprì che il 40% delle strutture vantava un arretrato, tra Ici, Imu, Tasi e Tari (rifiuti) di 20 milioni. L’iniziativa non ha contribuito alla popolarità del chirurgo Oltretevere. Caduto Marino, la giunta Raggi ha promesso di farsi dare il dovuto. Finora senza successo.

di Carlo Di Foggia, da Il Fatto Quotidiano