Offro una riflessione, frutto di vari confronti, come quello avvenuto in Consiglio diocesano dove l’A.C. si è lasciata provocare, informare e “formare” dai giovani del Movimento Studenti in un franco e appassionato dialogo intergenerazionale. una testimonianza contagiosa. Da voce anche a contribuiti di responsabili associativi e membri del laboratorio di cittadinanza attiva. E’ questo lo stile associativo per misurarsi sulle questioni.
Che cosa può guidarci nella scelta? Fare chiarezza su ciò che sono davvero le istituzioni europee, sul valore che rappresentano, sulle opportunità e i limiti che offrono, su cosa sogniamo per i nostri figli e nipoti, soprattutto sul bene che vogliamo lasciare alle future generazioni.
Incontriamo quotidianamente giovani che all’Europa ci credono con convinzione. Non immaginiamo un’Europa con frontiere, monete, difficoltà di circolazione. i giovani viaggiano, per lavoro e studio, si sentono europei.
Non è raro che gli studenti che hanno l’opportunità di visitare le sedi istituzionali europee tornino affermando: “Non ce l’avevano descritta cosi l’Europa!”
E non possiamo dimenticare che da quasi 75 anni viviamo in Pace, grazie all’Europa. Essa ha permesso a stati con interessi molto diversi di trovare un motivo per stare insieme e di riscoprire in valori come il rispetto della persona e la coscienza il collante che unisce. Accanto a questa componente ideale, ora sottovalutata, vi è stato anche un vantaggio economico: il mercato comune ha dato respiro alla nostra economia. Proprio in questo tempo segnato da mobilità e tecnologia dobbiamo abitare uno spazio aperto.
C’è, tuttavia, chi fa notare l’allontanamento delle Istituzioni europee dai cittadini e l’inadeguatezza dimostrata nell’affrontare la crisi economica e l’accoglienza dei migranti. Ma bisogna saper distinguere tra le decisioni del Parlamento europeo e le scelte del Consiglio dove i singoli governi fanno valere altre logiche, più legate a un ipotetico tornaconto immediato.
Lì Europa è stata pensata e costruita anche dall’Italia che è e deve essere parte attiva nel processo decisionale. Si rimprovera all’Europa un eccesso di vincoli, ma pensiamo mai all’importanza di normative sulla sicurezza nel lavoro? Pensiamo al fatto che la credibilità di un Paese si basa sulla capacità di far fronte agli obblighi presi? L’Europa è il mercato più grande del mondo, ma non c’è nei suoi cittadini la consapevolezza di questa potenzialità che solo l’unione rende attiva.
Ecco, occorre risvegliare in noi la consapevolezza di appartenere a un destino comune sia sul piano ideale che su quello della concretezza, che non vanno mai disgiunti, nella convinzione che la storia cammina verso l’integrazione.
I temi caldi di questa tornata elettorale ci piacerebbe che fossero clima, migranti, lavoro, politica fiscale, omogenea. Ma è necessario che chi viene eletto al Parlamento europeo non sia ricordato perchè ha tenuto la sedia vuota, bensi perchè ha rappresentato con competenze le istanze dei cittadini