Caro Babbo Natale, noi tante cose, di questo strano 2022, non le abbiamo davvero capite. Così, come dono, magari, potremmo chiedere a te di spiegarcele per bene, in modo diretto, senza tanti giri di parole.
Noi ci abbiamo provato, eh! Abbiamo posto domande e abbiamo provato a dare risposte, per capire, e farci capire, abbiamo provato a scrivere, a dialogare, ci siamo aperti agli altri. Abbiamo usato l’ironia, il sarcasmo, il cinismo, abbiamo filosofeggiato; ci abbiamo riso su, ci siamo commossi, ci siamo offesi e arrabbiati. Ci siamo fermati a riflettere, ad esempio, sul motivo per cui agli uomini e alle donne su questo pianeta piace fare la guerra. Abbiamo fatto di tutto per capire, ma niente, molte cose continuiamo a non comprenderle davvero.
Eppure, tra i buoni propositi per il prossimo anno, chiedere a te di portare la pace nel mondo e la fine di tutte le guerre che si combattono sul pianeta sarebbe così banale e scontato da sfiorare persino il ridicolo, se solo però, a pensarci bene, non fosse così tragica la condizione di chi si trova a trascorrere questo Natale al gelo e sotto i bombardamenti continui che anche sorridere apparirebbe tremendamente beffardo.
Per dirla tutta, caro Babbo Natale, noi non crediamo nemmeno che sia nelle tue possibilità portare la pace nel mondo. Del resto, se la memoria degli eventi storici non c’inganna, non è mai successo che tu sia stato in grado di porre fine ad una guerra negli anni, nei secoli e nei millenni scorsi, tanto quanto, se non c’ingannano i nostri pregiudizi tragicamente materialistici, a noi pare che finora non sia mai stata esaudita una singola preghiera rivolta ad entità ultraterrene mossa per evitare, d’un tratto, che le bombe continuassero ad ammazzare uomini, donne e bambinə.
E, tuttavia, se ha un senso stare qui a scriverti per chiederti qualcosa, se ha un senso, per qualcuno o qualcuna, inginocchiarsi e rivolgere una preghiera ad entità che vigliaccamente continuano a celarsi, al punto che non sai mai se la preghiera non sia altro che un grottesco monologo, allora quel senso deve essere ricercato nella capacità che gli esseri umani hanno di modificare autonomamente il proprio comportamento, piuttosto che quello altrui, piuttosto che ambire ad un obiettivo così impegnativo come la pace nel mondo.
E, allora, caro Babbo Natale, ciò che ti chiediamo in questa letterina, non te lo chiediamo in virtù dei tuoi poteri sovraumani, anche perché, qualora – come immagiamo – la pace nel mondo ti sia già stata richiesta, crediamo che tu abbia fallito miseramente.
Ciò che ti chiediamo, invece, caro Babbo Natale, è di assolvere un compito umano, troppo umano, se ti è possibile, e cioè, quantomeno, quello di essere messaggero di pace, di arrivare nelle case, nel cuore e nella testa delle persone affinché possano ricomprendere il proprio orizzonte di vita in accordo all’imperativo di non rendere l’esistenza altrui più greve di quanto non lo sia già e di essere dei veri “pacefondai“.
Magari, caro Babbo Natale, potresti recapitare questo messaggio di un uomo come Borges, il quale ci aiuta a riconoscere da che parte stanno i giusti…
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire. Chi è contento che sulla terra esista la musica. Chi scopre con piacere un’etimologia. Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi. Il ceramista che intuisce un colore e una forma. Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace. Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto. Chi accarezza un animale addormentato. Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto. Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson. Chi preferisce che abbiano ragione gli altri. Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
I giusti, J. L. Borges.
Di Michele Lucivero e Andrea Petracca.
Qui troverai tutti i contributi a Agorà, la Filosofia in Piazza
a cura di Michele Lucivero
Qui la pagina Facebook Agorà. Filosofia in piazza