Baby gang a Vicenza, c’è chi pensa a soluzioni fai da te contro gli stranieri: e finisce nel mirino di Berizzi

Il giornalista sotto scorta su Repubblica parla delle ronde nere. Ma alla base c'è sempre il tema sicurezza

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ronde nere Vicenza
ronde nere Vicenza

Il giornalista Paolo Berizzi è sotto scorta dal 2019 a causa di minacce ricevute. Conosciuto soprattutto per le sue inchieste sull’arcipelago neofascista, le sue antenne sono sempre molto attente a tutte quelle situazioni che possano avere a che fare con l’apologia. Si è spesso scontrato con certi ambienti al limite tra stadio e politica a Verona. Ha preso di mira anche l’assessore vicentino Giovine, sia per la vicinanza all’assessore Donazzan, che in tempi recenti, come ormai tutti sanno, ha cantanto Faccetta Nera in diretta nazionale, sia per l’ordinanza, poi ritirata, cosiddetta anti-Kebab. Con Vicenza ebbe a che fare anche quando venne minacciato da un neofascista di queste zone. Oggi su Repubblica Berizzi pone l’accento su una foto apparsa qualche settimana fa su Instagram: un gruppo di camice nere improvvisate, con tanto di striscione ai Giardini Salvi, invitatava gli europei a ronde contro le baby gang. Sui social si facevano chiamare Vicenza blackflag, bandiera nera, dai loro discorsi sembrava che il problema sicurezza fosse causato solo da stranieri, quando, nel caso delle baby gang, non è affatto così. E poi, contrapporre la violenza ad altra violenza improvvisata, alla ‘Arancia meccanica’, non è una grande idea e penso che anche chi, come il controllore Svt picchiato nella corsa verso Lastebasse, sarebbe d’accordo. La foto della ronda nera infatti è apparsa poco dopo quell’ultimo episodio. L’ordine pubblico deve essere garantito dalla polizia locale, e, al limite, dalla vigilanza privata. L’idea di Batman funziona solo sulla carta o sullo schermo. Ma d’altra parte, Roma dovrebbe avercelo insegnato bene negli ultimi anni, quando manca la sicurezza sui mezzi di trasporto o in altri luoghi che dovrebbero essere protetti, come, nel caso di Vicenza, il parcheggio dell’ospedale San Bortolo, da tempo in mano a parcheggiatori abusivi e vandali, con furti in auto e infermnieri minacciati, può succedere di tutto, anche il rispuntare delle ronde. Le pagine social dei Vicenza blackflag sono state chiuse, la Digos indaga, Berizzi punta i riflettori. “A Vicenza spiegano che tra i Blackflag ci sono ex militanti di Casa-Pound (prima che Instagram la oscurasse, sulla pagina di Solidea Ardita si vedevano fotografie di una manifestazione delle tartarughe nere a difesa degli operatori della montagna) e Forza Nuova – scrive il giornalista su Repubblica -. E ultras vicentini. «Vi veniamo a prendere», è la minaccia rivolta ai nemici”. Molti politici si nutrono di questo disagio e offrono una risposta istituzionale, quindi democratica, lisciando nel frattempo il pelo a queste frange estremiste. Non è una novità. Forse sarebbe il caso però di andare oltre alla militarizzazione delle città concentrata solo sul Covid, e oltre anche all’allarme rondista, per affondare nelle radici del disagio, centro e periferia ormai non fa differenza, e tornare a dialogare su temni quali sicurezza nelle città, nelle province, sui mezzi. E poi magari fare anche qualcosa di concreto.