Badante arrestata a Vicenza, Luisetto (Pd): “Si impone una riflessione sulle falle del sistema sociosanitario Veneto”

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falsa operatrice sanitaria arrestata a vicenza
Luisetto su falsa operatrice sanitaria arrestata a vicenza
La consigliera regionale Pd Chiara Luisetto intervenuta sul caso della donna arrestata a Vicenza

Anche la consigliera regionale del Pd Chiara Luisetto ha commentato la vicenda della donna arrestata a Vicenza con gravi accuse, tra cui omicidio aggravato, tentato omicidio, rapina e spaccio di medicinali (ne parliamo qui), soffermandosi in particolare sul fatto che la donna si sia potuta spacciare per operatrice sanitaria a domicilio. Una situazione che porta a riflettere sulle falle del sistema sociosanitario regionale Veneto, secondo Luisetto: “Questo caso – ha detto – dimostra quanto sia necessario regolamentare maggiormente l’universo delle assistenti familiari: in una situazione nella quale le famiglie spesso non possono permettersi una casa di riposo o non trovano posto, queste si rivolgono alle badanti come supporto essenziale, senza però che siano nelle condizioni di verificare titoli di studio o competenze specifiche”. L’altro nodo critico secondo la consigliera Pd sta nello svuotamento del sistema di prossimità: “Negli anni abbiamo assistito alla riduzione dei presidi territoriali, per primi i distretti, del tempo dedicato all’assistenza domiciliare, del ruolo dei medici di famiglia: pezzi di un sistema che poteva monitorare da vicino le singole situazioni garantendo a chi aveva bisogno di assistenza di sopperire, in modo professionale e sicuro, all’impossibilità di accedere alla casa di riposo o alla volontà di tenere un anziano in casa. Oggi quei punti di riferimento sono stati asciugati progressivamente, nella convinzione sbagliata che basti l’eccellenza degli ospedali a creare salute. Ma salute, come dimostra questa terribile vicenda, è molto altro dalla sanità”.

Senza il presidio sul territorio, continua la consigliera, per le famiglie diventa tutto più complicato: “Alla vigilia dell’apertura delle Case di comunità, si discute di telemedicina e verifiche da remoto, di ricostruire finalmente una rete dopo averla smantellata. Ma oltre ai muri, quale sarà il modello? Quali le figure professionali? Chi sceglierà di lavorare alle condizioni di stipendio e stress che vediamo, in questi presidi? Una politica regionale miope ha svuotato negli anni il territorio di competenze e progetti, ora recuperare terreno con pochi soldi e carenza di personale sarà una impresa molto difficile. Se non si comincia a guardare alle emergenze che stanno spesso nel chiuso delle mura domestiche come un problema sociale e non solo di chi lo vive, saranno sempre maggiori i casi di abbandono e di esposizione al pericolo”.

In conclusione, secondo Luisetto, c’è molto lavoro che la Regione non ha fatto e che è da fare: “Il governo regionale, a partire dall’assessora Lanzarin, deve prenderne atto. Da parte nostra, la massima disponibilità e volontà di confronto istituzionale”.