“Serve uno sforzo finale per favorire il passaggio dei bambini bloccati ad Haiti dopo l’adozione” da parte di genitori italiani, “perché vivono una situazione di estremo pericolo e perché chi adotta fa già un gesto di grande generosità e merita quindi un’attenzione in più“.
Lo ha detto Alessandra Moretti, eurodeputata vicentina del Partito Democratico, particolarmente attenta a questa vicenda che riguarda cinque bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni adottati da genitori italiani, tre coppie venete, una è di Vicenza, e una di Milano. Sono a tutti gli effetti cittadini italiani, proprio in virtù dell’adozione formalizzata negli ultimi due anni, ma rimangono bloccati ad Haiti a causa dell’instabilità che da anni lacera il Paese caraibico.
Recentemente, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ha scritto a questi genitori motivando il perdurare dello stallo nel trasferimento in Italia propio con i problemi di sicurezza.
Ecco allora che l’appello delle famiglie adottive è stato rilanciato dall’eurodeputata vicentina: “Il Ministero degli Esteri italiano produca il massimo sforzo per aiutare queste famiglie e fare in modo che i cinque bambini abbraccino prima possibile i loro genitori adottivi“.
Lasciare Haiti, assediato com’è dalla violenza delle bande criminali, è estremamente difficile vista la chiusura dell’aeroporto e delle frontiere di terra con la Repubblica Dominicana, Stato dove si trova la più vicina ambasciata italiana, assente invece nell’altra metà dell’isola di Hispaniola. “Smetterò di interessarmi al caso dei bambini italiani bloccati ad Haiti solo quando saranno in sicurezza tra le braccia dei loro genitori adottivi”, ha concluso la Moretti.
È vicentina, dicevamo, una delle famiglie interessate e che vivono la vicenda con forte apprensione, ma anche con speranza, dal momento che alcuni giorni fa, a seguito dell’uccisione di tre missionari proprio in un orfanotrofio, Roma ha provveduto al rilascio dei lasciapassare.
Eppure serve davvero qualcosa in più da parte del Governo italiano. È questo che ci ha riferito Silvia Giraldi, mamma vicentina in attesa di abbracciare uno dei piccoli. Dopo il rilascio del lasciapassare – ci ha spiegato – è sorto un ulteriore intoppo: “I visti sono materialmente nelle mani del console onorario di Port-au-Prince, trasmessi all’ambasciata italiana a Santo Domingo. Ieri – ha rivelato a ViPiù – l’ordine di trasmettere i visti al nostro referente sul posto è stato bloccato perché il console stesso pretende di effettuare di persona il riconoscimento dei piccoli“.
Una situazione che ha dell’assurdo, perché “questo riconoscimento – ha aggiunto la Giraldi – dovrebbe avvenire al consolato, in pieno centro della capitale di Haiti, ovvero uno dei punti più pericolosi dell’isola, praticamente in mezzo alla guerra. Quindi: da un lato la Farnesina ci dice che è pericoloso trasferirli in Italia, ma il console vorrebbe fare il riconoscimento in un edificio attorniato dalle violenze in corso”.
La necessità di sbloccare lo stallo porta a chiedersi perché non si cerchino soluzioni alternative: “Il console – ancora la mamma vicentina – ha in mano tutta la documentazione possibile che dovrebbe spazzare via qualsiasi dubbio. Vada lui a vederli di persona dove si trovano, allora! Oppure, effettui il riconoscimento in videochiamata”.
L’apprensione è condivisa anche dagli altri genitori, coppie di Padova, Verona e Milano “con i quali siamo sempre in contatto” in attesa di una soluzione e che dicono di apprezzare l’interesse di diversi rappresentanti politici (oltre alla Moretti, si sono interessati del caso Daniela Sbrollini di Italia Viva e Andrea Martella del Pd, per citarne alcuni), ma ora da Roma serve un passo deciso: “Vogliamo che la nostra voce arrivi al Governo e per questo ringraziamo tutte le testate, nazionali o locali, che si stanno interessando alla vicenda. Se i nostri governati volessero – ha concluso Silvia Giraldi – potrebbero facilmente disporre un trasferimento in volo a Santo Domingo che dista solo 40 minuti, dove il console onorario potrebbe effettuare il riconoscimento in presenza e dove siamo pronti da tempo a recarci per abbracciare finalmente i nostri piccoli”.