Il 10 ottobre scorso, i consigli di amministrazione di BVR Banca e Banca del Veneto Centrale hanno sottoscritto una lettera d’intenti per iniziare il processo di fusione. Dopo aver ottenuto le necessarie approvazioni e l’assenso delle assemblee, questa fusione darà vita a una nuova istituzione bancaria con una gestione complessiva di 7 miliardi di masse amministrate e una vasta presenza interregionale, con sede a Vicenza. L’obiettivo di questa nuova entità è competere con i principali attori del settore finanziario senza perdere il suo legame con le comunità locali.
Entrambe le banche operano già in Veneto ed Emilia-Romagna, con una rete di 86 filiali distribuite tra le province di Vicenza, Padova, Rovigo, Verona e Ferrara. Inoltre, prevedono di aprire ulteriori quattro filiali a Padova, Cittadella, Verona e Cornedo Vicentino, estendendo così la loro area di competenza a un totale di 267 comuni. Le due reti di filiali non presentano sovrapposizioni, ad eccezione dell’agenzia di Vicenza.
La fusione tra BVR Banca e Banca Centrale del Veneto comporterà una raccolta totale di quasi 5 miliardi di euro e impieghi per cassa pari a 2,27 miliardi di euro. Con oltre 3 miliardi di euro di raccolta diretta, oltre 19.500 soci e quasi 140.000 clienti, diventerà un’entità significativa nel panorama bancario.
Il patrimonio netto supererà i 370 milioni di euro, con un CET1 del 27% e copertura completa delle sofferenze, posizionando questa nuova realtà tra le banche più solide a livello nazionale. Il processo di fusione coinvolgerà un totale di 569 collaboratori, con una prevista riduzione minima, principalmente attraverso esodi volontari.
Il processo di fusione richiederà l’approvazione del consiglio di amministrazione di Cassa Centrale Banca, che funge da capogruppo, seguita dall’approvazione della BCE e, successivamente, dall’approvazione da parte delle assemblee dei soci a maggio 2024. Dal punto di vista fiscale, l’operazione avrà effetto a partire da gennaio 2024, mentre l’attuazione pratica dovrebbe iniziare il 1 luglio.
Il futuro consiglio di amministrazione e il collegio sindacale della nuova banca includeranno rappresentanti di entrambe le istituzioni di credito coinvolte.
I presidenti Marangoni e Salomoni hanno commentato l’operazione come una strategia comune per rafforzare il ruolo delle banche di credito cooperativo nelle rispettive comunità. La fusione mira a migliorare ulteriormente i servizi e lo sviluppo nei territori di competenza, evitando alle banche cooperative di essere classificate come “banche meno significative” e soggette a normative di vigilanza più rigide. Entrambe le banche rientrano nel gruppo 1 e mirano a consolidare ulteriormente la loro presenza territoriale attraverso questa operazione aggregativa.