Banca d’Italia ancora oggi prova a vendere prestigiose sedi dismesse, non palazzo Repeta di cui la “liberò” la BPVi di Gianni Zonin & c.

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Palazzo Repeta a Vicenza ceduto da Banca d'Italia a BPVi (foto da Il Giornale di Vicenza)
Palazzo Repeta a Vicenza ceduto da Banca d'Italia a BPVi (foto da Il Giornale di Vicenza)

Ci siamo imbattuti, navigando tra i comunicati e le note, sempre molto chiare, di Banca d’Italia, in una serie di avvisi di vendita di suoi immobili (come, il 23 luglio scorso, per quelli di Vercelli, Teramo, Oristano Chieti, Ascoli Piceno in via Giudea, Ascoli Piceno in C. Mazzini).

Palazzo Koch in via Nazionale a Roma, sede di Banca d'Italia
Palazzo Koch in via Nazionale a Roma, sede di Banca d’Italia

Nelle considerazioni collegate si sottolinea come “L’attività di dismissione immobiliare ha ad oggetto gli edifici di proprietà della Banca che non sono più adibiti ad uso istituzionale, primi tra tutti gli stabili che, prima del riassetto della rete periferica, ospitavano Filiali poi cessate, per tradizione ubicate nei centri storici delle città…“.

 

Nel leggere l’elenco degli immobili ora in cerca di acquirenti, di quelli ancora in vendita e sedi di ex filiali e senza fare ricerche a ritroso su quelli venduti nel frattempo (ad esempio ad inizio 2020 quello di Ragusa alla Banca Popolare locale), a Vicenza non si può dimenticare la vicenda di Palazzo Repeta, vecchia sede della filiale di Banca d’Italia in città.

Non possono dimenticarlo, soprattutto, i circa 118.000 soci azzerati dalla gestione di Gianni Zonin & c., per ora sanzionata, per carità in primo grado e, quindi, appellabile, da condanne di non poco conto che, però, nulla, presumibilmente, restituiranno a chi a quella gestione aveva affidato guadagni, eredità e, peggio, risparmi di una vita.

Cosa c’entra nelle vendite attuali e passate di immobili di Banca d’Italia, ex sedi delle sue filiali, Palazzo Repeta?

C’entra perché nel 2014 a liberarla del peso della filiale svuotata fu proprio la Banca Popolare di Vicenza, che, dopo aste andate deserte, nel 2104, da controllata della banca centrale, la pagò al suo controllore ben 300.000 euro in più rispetto alla base d’asta e una senza di altri compratori.

Per la considerazione finale, non nuova e non solo nostra, che faremo in questa sede, poco importa, non certo ai soci azzerati, che Palazzo Repeta non abbia, poi, trovato né utilizzazione né compratori mentre la BPVi era ancora in vita, né che la società che lo possedeva, l’Immobiliare Stampa spa controllata al 100% dalla banca di Zonin, sia stata, poi, ceduta dalla BPVi in Liquidazione Coatta Amministrativa al gruppo Bain Capital per 200 milioni di euro, circa la metà della sua valorizzazione di libro o stime di mercato.

Poco importa qui tutto questo mentre rimane il dubbio (certezza per i maliziosi) che l’acquisto della sede dismessa della Banca d’Italia, che, pure, doveva controllare la validità delle operazioni svolte dalla “vigilata” Popolare vicentina, abbia fatto parte di una serie di “do ut des” (ti dò perché tu mi dia, ndr) tra via Nazionale a Roma e via Btg. Framarin a Vicenza, che alla fine, su questo non ci sono dubbi, hanno lasciato il cerino in mano a 118.000 soci che si fidavano della gestione della banca locale e dei controlli dell’Istituto Centrale.