Banca d’Italia e suoi effetti su BPVi e Veneto Banca: li spiegammo già due anni fa. Parte I: la “vigilanza” distratta

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Carmelo Barbagallo (Vigilanza di Banca d'Italia) in commissione d'inchiesta sulle banche negò pressioni su Veneto Banca per consegnarsi a BPVi, ora entrambe in Lca
Carmelo Barbagallo (Vigilanza di Banca d'Italia) in commissione d'inchiesta sulle banche negò pressioni su Veneto Banca per consegnarsi a BPVi

È da tempo, talvolta in compagnia di qualche coraggioso e più prestigioso mezzo, che stiamo cercando di chiarire il ruolo “consapevole” di Banca d’Italia (col suo tuttora governatore Ignazio Visco e con l’allora capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo rimosso ma “promosso” recentemente) almeno nel flop congiunto di Banca Popolare di Vicenza, da sempre al suo servizio e dai suoi vertici supportata, e di Veneto Banca, non proprio ben inserita nel sistema e difficilmente prona solo ai suoi voleri.

Nell’attesa di trovare un qualche più assiduo compagno al duol che scemi la pena (per voler cercare la verità in un campo minato) riproponiamo da oggi, in rapida sequenza, tre ampi estratti di una nostra mini inchiesta, anzi di una “messa in ordine” di fatti con la nostra rilettura che vi sottoponemmo due anni fa nel 2017 e, precisamente il 31 marzo, il 2, il 4 e il 5 aprile.

Evidenzieremo alcuni aggiornamenti ma sono così pochi che a due anni di distanza quanto da noi scritto è, preoccupantemente, attuale incluse le domande senza risposta e quelle che, nel silenzio, hanno avuto la loro risposta con la messa in liquidazione coatta amministrativa della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca.

Pronti, via… ripartendo dal 31 marzo 2017

… Ai primi di dicembre del 2016 Lucrezia Reichlin scriveva, ad esempio, sul “Corriere della Sera” un interessante pezzo intitolato “Tre mosse per aiutare il credito“. In questo articolo metteva in evidenza quali riteneva fossero i problemi del sistema Italia ed accennava alla cura. I problemi erano e purtroppo ancora oggi sono i crediti problematici, l’inadeguatezza di capitale e l’assetto istituzionale e di governo. Implicitamente la Reichlin lanciava un atto di accusa alla “politica” ma soprattutto a Banca d’Italia che non aveva saputo dare, in anni di profonda crisi, alcun indirizzo al sistema delle banche italiane. Anzi, gli interventi di Palazzo Koch quasi sempre sono serviti a peggiorare i problemi esistenti e qualche volta, addirittura, a crearli.

Bisogna dire che l’articolo (scritto prima che arrivasse… Cairo, ndr) è coraggioso perché in Italia la Banca Centrale è inattaccabile. È il vero potere forte del nostro Paese. Fa e disfa, crea problemi alle banche e ai proprietari (azionisti) ma non paga mai. Non risponde mai degli errori, anche pesanti, fatti. All’interno di Banca d’Italia la Vigilanza, che è oggi guidata da Carmelo Barbagallo (da poco sostituito col suo fido vice Angelini, ma anche… promosso, ndr), svolge poi un ruolo determinante. Dagli inizi della crisi il leitmotiv del Governatore Ignazio Visco si è ripetuto ossessivamente: il sistema bancario è solido, non ci sono problemi e non servono interventi esterni.
Quando questi problemi, però, emergono Banca d’Italia, per coprire la propria inadeguatezza anche nel controllo dei manager e dei consigli di amministrazione, cerca di occultarli (anche con pseudo operazioni di sistema…) oppure si difende attaccando proprio i manager e i consigli di amministrazione che – a suo dire – ostacolerebbero la vigilanza anche se i casi di ostacolo alla vigilanza fin qui evidenziati sono forse troppi per rendere credibile questa ultima tesi. Il sistema bancario italiano è solido e non necessita di alcun intervento esterno (ha spesso ripetuto Visco, grande emulo e/o ispiratore di Mario Monti e di tutti i primi ministri che gli sono succeduti fino a… ieri) come negli anni scorsi è, invece, stato fatto, in Spagna, Germania, Regno Unito… Stati Uniti.
Ecco allora alcune osservazioni riferite a questa convinta “certezza” del Governatore (e datate 31 marzo con aggiornamenti noti e non migliorativi, ndr:
• Unicredit. Dopo l’aumento di 7 miliardi di euro di pochi anni fa, ne ha chiesti al mercato altri 13 (aumento di capitale monstre a livello europeo). Largo circa quanto capitalizzava in borsa. Si può dire che la distruzione di ricchezza è stata – minimizzando l’enfasi – formidabile. Gli azionisti hanno perso praticamente tutto il loro investimento (refrain: le azioni sono investimento rischioso). Ma per Banca d’Italia il ritornello è sempre stato lo stesso: tranquilli, le banche italiane sono assolutamente solide e non c’è alcun bisogno di interventi esterni (e per fortuna che il Governatore ci ha rassicurato….)
MPS. Nei recenti anni sono stati immessi da parte dei soci 8 miliardi di denaro fresco, volatilizzati…Ma allora bisogna immetterne altri 5, forse 6, forse 8 miliardi (si parla di miliardi come fossero noccioline!, e ancora non si è deciso quante noccioline servano a MPS) di mezzi freschi. Banca d’Italia era di casa a Siena, con tutte le ispezioni fatte. Ciononostante è riuscita ad affermare di non saper nulla: vengano allora processati i manager per “ostacolo alla vigilanza”. La colpa è sempre altrove.
Banco Popolare. Una vicenda che passa in sordina ma ai soci/azionisti (parliamo, fino alla recente trasformazione in spa, di una popolare) sono stati chiesti 5 miliardi di capitale (in momenti diversi negli ultimi anni), volatilizzati…
Carige. Anche qui immessi mezzi freschi e anche questi letteralmente volatilizzati.
• Cariferrara. Banca d’Italia sollecita un aumento di capitale di 100 milioni e subito dopo commissaria la banca. Le responsabilità? Ovviamente non chiedetelo a Palazzo Koch.
Banca Popolare di Spoleto. Viene commissariata dal ministero dell’economia e finanza su proposta di Banca d’Italia per carenza patrimoniale. Il Consiglio di Stato sentenzia però che il MEF ha accolto in modo acritico le conclusione del “tecnico” (Banca d’Italia) e dice inoltre che Banca d’Italia ha abusato dei propri poteri. Ovviamente non poteva mancare nella memoria ispettiva di Banca d’Italia l’accusa di ostacolo alla Vigilanza ad Amministratori e Manager. A novembre 2016 il tribunale competente ha assolto tutti gli imputati e sentenziato che non c’era stato ostacolo alla vigilanza, né alcun reato. Nel frattempo la banca è stata regalata al Banco di Desio e Brianza e gli azionisti della Popolare di Spoleto sono stati azzerati.
Cassa di Risparmio di Cesena. Viene salvata dal fondo tutela dei depositi. Tutto sotto traccia e senza dare alcun risalto. Questa è di fatto la quinta banca andata in bail-in che non ha avuto – per fortuna o sfortuna – gli onori della cronaca.
Tercas. Commissariata e poi inglobata (regalata) in Popolare di Bari. Un modo per far “diluire” le debolezze strutturali della banca pugliese.
Banca Marche. Anche in questo caso Banca d’Italia impone un aumento di capitale di 200 milioni e poi commissaria la banca. A rimetterci sono solo i soci.
Banca Etruria. Viene richiesto inizialmente un aumento di capitale. Subito dopo arriva l’ennesima ispezione affidata questa volta al fedelissimo di Barbagallo, l’ispettore Gatti. Indicazioni di Banca d’Italia: fondersi in tempi celerissimi con una banca di elevato standing, identificata con la Banca Popolare di Vicenza. Etruria rifiuta e viene commissariata con le conseguenze che tutti conosciamo. Da sottolineare che anche il tribunale di Arezzo, assolve poi gli indagati dal reato di ostacolo alla vigilanza.
Evitiamo di approfondire su:
• come è stata gestita la vicenda delle 4 banche in “bail in” e quali ripercussioni ha avuto la vicenda sul sistema delle banche italiane.
Facciamo finta di dimenticarci, per un attimo, di :
Cassa di Risparmio di S. Miniato
Cassa di risparmio di Bolzano
• Di tutte le altre numerose banche che evidenziano problemi di crediti deteriorati e di inadeguatezza patrimoniale
• Delle numerosissime BCC che hanno dovuto essere salvate
Si vada ad approfondire la vicenda:
Crediveneto con 10 mila soci azzerati che hanno chiamato a risponderne Banca d’Italia
Limitiamoci ad osservare che i problemi sono sempre, per tutte (tutte!) gli stessi. Ma poi…

A presto…