E così sembra concludersi la vicenda della Banca Popolare di Bari – scrive Alessandro Pedone Responsabile Aduc per la Tutela del Risparmio – nel senso in cui la nostra associazione scrive ormai da molto tempo, prendendosi anche una denuncia per questo. Nel 2018 scrivevamo: “A meno che qualche altro “navigato” se ne accorga in tempo (è rimasta solo la Banca d’Italia), il futuro è scritto: tra alcuni mesi la Banca Popolare di Bari sarà oggetto di interessamento da parte del Governo (e non solo)”.
A febbraio abbiamo scritto: “Tradotto dall’inglese vuol dire: La Banca Popolare di Bari è già fallita, ma nemmeno stavolta ve lo diciamo“. Non eravamo dei veggenti, bastava leggere le carte. Ma cosa faceva la Banca d’Italia nel frattempo? Perché, ancora una volta, si è permesso che tutto questo accadesse?
Quante altre banche dovranno saltare prima che ci si renda conto che la banca non è un’impresa come tutte le altre e non può essere lasciata al così detto “libero mercato”, il ché significa che quando c’è da fare i profitti li fanno i privati e quando c’è da ripianare le perdite ci pensa il pubblico.
Il sistema bancario va ripensato da capo a fondo così come il ruolo della moneta. Lo diciamo da anni, come – e lo dimostra anche questa vicenda – i grilli parlanti, in genere, non fanno un bella fine. I risparmiatori che hanno perso soldi in questa vicenda, molto probabilmente, vedranno una situazione simile a quelli che sono incappati nei “salvataggi” delle altre banche come Banca Etruria, le banche Venete ecc.
Gli azionisti, naturalmente, saranno quelli più penalizzati e vedranno molto probabilmente un ristoro solo nell’ordine del 30%. Ancora non ci sono provvedimenti specifici pubblici, ma sarebbe molto strano che si procedesse in modo diverso rispetto a quanto si è già fatto per altri investitori incappati in situazioni simili.