BPVi, Il Sole 24 Ore e La Stampa: il sequestro da 106 milioni ridà speranze agli 8.000 sottoscrittori dell’aumento 2014 da un mld

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Per la primavolta, dall’inizio delle indagini penali a carico della Banca Popolare di Vicenza – attualmente in stato di liquidazione coatta amministrativa -, è stato effettuato il sequestro di una somma di denaro considerata profitto illecito da parte dell’istituto bancario. Ieri mattina la Guardia di Finanza di Vicenza su incarico della Procura della Repubblica della città veneta ha sequestrato circa 106 milioni di euro depositati in un conto corrente di una filiale milanese di Monte dei Paschi di Siena. Il conto corrente, su cui ci sono complessivamente circa 140 milioni di liquidità, è intestato direttamente a Banca Popolare di Vicenza.
Il sequestro, che si inserisce nel contesto delle responsabilità amministrative della società (come la banca abbia agito a vantaggio di se stessa), fa riferimento al reato contestato di ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob che, secondo l’accusa, è stato attuato in occasione dell’operazione di aumento di capitale compiuta dalla banca nel 2014. I 106 milioni derivano dalla pregressa liquidazione di asset rimasti nel patrimonio della banca popolare.

La somma confiscata, la cui entità è stata decisa dal giudice per le indagini preliminari, andrà a finire nelle casse dello Stato, al netto però (come previsto dal decreto legislativo 231) della parte che potrebbe essere restituita ai risparmiatori, che nella bancarotta dell’istituto vicentino hanno perso tutto. Gli azionisti che hanno partecipato all’aumento di capitale del 2014, infatti, potranno avere una parte dei 106 milioni una volta sottratta la multa a carico della banca, che potrebbe ammontare ad un paio di milioni. I danneggiati dovranno costituirsi però parte civile nel procedimento – che non ha nulla a che vedere con quello sul crac dell’ex popolare per il quale è già in corso l’udienza preliminare e in merito al quale hanno ricevuto il via libera dal gup già 5mila parti civli, tra cui Bankitalia. Si tratta di una parte ancora in fase di indagine «per la quale – ha detto il procuratore di Vicenza Antonino Cappellerisperiamo di chiudere le indagini preliminari prima che sia conclusa l’udienza sul troncone oggi davanti al gip. Questo consentirebbe di unificare le due indagini e ottenere un unico giudizio».

«Il sequestro è un’ottima notiziaha detto il presidente dell’Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona -. Più sequestri ci sono, più aumentano le possibilità per chi ha perso irisparmi di una vita di poterne recuperare almeno una parte».

L’operazione della Guardia di Finanza di ieri mattina è indipendente rispetto al recente sequestro conservativo, compiuto sempre dai finanzieri di Vicenza, ai danni dell’ex presidente Gianni Zonin e di altre quattro persone; quello effettuato alcune settimane fa (per un totale di 1,75 milioni di curo) è finalizzato a garantire la copertura delle spese processuali.

di Katy Mandurino, da Il Sole 24 Ore

 

Il maxisequestro alla Vicenza ridà speranza a 8 mila azionisti
LA PROCURA BLOCCA 106 MILIONI: SERVIRANNO A RISARCIRE CHI AVEVA INVESTITO NELL’AUMENTO DEL 2014

di Gianluca Paolucci, da La Stampa

GIANLUCA PAOLUCCI

Ci sono 7.658 soci della Popolare di Vicenza che da ieri hanno qualche speranza di rivedere i loro soldi. A loro disposizione ci potranno essere 106 milioni di euro sequestrati ieri dalla procura di Vicenza su un conto della vecchia Popolare, ora in liquidazione coatta amministrativa, presso la filiale di Milano del Monte dei Paschi di Siena.

I quasi 8000 mila azionisti sono coloro che hanno aderito al cosiddetto «miniaumento» del 2014, quando la banca lanciò un rafforzamento patrimoniale da circa un miliardo tra nuove azioni e conversione di obbligazioni. Ma il cui investimento era «viziato» dal mancato rispetto delle regole per il collocamento di prodotti d’investimento presso il pubblico indistinto. In particolare, sarebbero stati «sollecitati» dalla banca a investire nelle azioni della fu Popolare pur non avendo le caratteristiche per investire in quello strumento.

Il sequestro da 106 milioni di euro alla «vecchia» Popolare di Vicenza, una volta terminato l’iter processuale del giudizio in corso – attualmente in fase d’indagine, che dovrebbe però essere riunito con il trocone principale adesso nella fase dell’udienza preliminare – potrà essere utilizzato proprio per risarcire gli azionisti danneggiati, come ha spiegato ieri il procuratore capo di Vicenza, Antonio Cappelleri, in quanto rappresentano «il profitto realizzato dalla banca con l’aumento di capitale del 2014, reso possibile dall’attività di ostacolo alla vigilanza della Consob». Accusa contestata all’ex dg Samuele Sorato e all’ex vicedirettore Emanuele Giustini, due dei 7 imputati.

L’iter del sequestro è stato piuttosto complicato. La richiesta risale al 16 aprile del 2017, quando la banca seppur traballante era ancora «in bonis» sotto il controllo di Atlante. Ma il 18 maggio scorso il gip autorizzava il sequestro dei 106 milioni quale «profitto del reato» contestato dai pm di Vicenza, ma dichiarava contestualmente la competenza del Tribunale di Milano. Un conflitto di attribuzione risolto dalla Cassazione, che ha stabilito la competenza di Vicenza riportando tutto il procedimento alla procura berica che ha potuto così eseguire il provvedimento. Un ruolo importante per individuare il denaro lo hanno avuto i commissari liquidatori della bad bank (Fabrizio Viola, Giustino Di Cecco e Claudio Ferrario). Gli stessi che nei giorni scorsi hanno fatto partire le azioni revocatorie verso gli ex vertici della popolare vicentina che si erano spogliati dei propri beni per sottrarli alle richieste risarcitorie.