Mentre gli ispettori della Bce nel novembre del 2014 visitavano gli uffici della Banca Popolare di Vicenza, per verificarne la consistenza patrimoniale, i manager dell’istituto si davano da fare per fare sparire le carte che raccontavano la genesi del crac. Era il vertice a dare ordine ai funzionari di «nascondere materialmente le lettere contenenti l’impegno al riacquisto delle azioni Bpvi» rivolte ai soci amici. E a spingere perchè sui documenti relativi agli affidamenti fosse indicata «una causale diversa da quella reale».
Lo si legge nell’avviso di chiusura indagini notificato dalla procura vicentina a otto indagati, fra cui il ventennale presidente Gianni Zonin e l’ex dg Samuele Sorato, per il filone di inchiesta relativo all’ostacolo all’autorità di vigilanza. Un’operazione di nascondimento sistematica, tanto efficiente che fra il milione e 200mila pagine acquisite dai pm, nemmeno una descrive il meccanismo di vendita di azioni in cambio della concessione di prestiti con cui la banca ha creato capitale fittizio per 886 milioni, fino al crollo. L’intento dei pm è fare confluire questo ramo d’inchiesta nell’ udienza preliminare già in corso a Vicenza per aggiotaggio.
di Franco Vanni, da La Repubblica