Mercoledì prossimo 30 giugno il Tribunale dell’Unione Europea si esprimerà sul caso che riguarda i presunti aiuti di stato erogati dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) a favore della Banca delle Marche, all’epoca in situazione di grave difficoltà.
Nel 2014, nell’ambito di un’istruttoria sugli interventi di sostegno del fondo, la Commissione europea ha ricordato alle autorità italiane che tali interventi avrebbero potuto costituire aiuti di Stato. Nel 2015, la Banca d’Italia ha avviato una procedura di risoluzione della Banca delle Marche, notificandone il progetto alla Commissione. In tale progetto, la Banca d’Italia osservava, tra l’altro, che una ricapitalizzazione di Banca delle Marche da parte del fondo non poteva avere luogo, in assenza di una “previa valutazione positiva della Commissione […] sulla compatibilità di [tale operazione] con le norme [dell’Unione] in materia di aiuti di Stato”. La Banca delle Marche è stata posta in liquidazione.
Ricorrenti, azionisti e detentori di obbligazioni subordinate della banca hanno presentato un ricorso al Tribunale dell’Unione europea per far dichiarare la responsabilità extracontrattuale dell’Unione, ritenendo che la Commissione abbia impedito, con istruzioni illegittime alle autorità italiane, il salvataggio della Banca delle Marche attraverso la sua ricapitalizzazione da parte del Fondo.
Sul tema lo scorso marzo la Corte di giustizia ha respinto il ricorso della Commissione contro la sentenza del Tribunale dell’Ue relativa alle misure adottate dal fondo a sostegno di Banca Tercas. Per la Corte il Tribunale aveva correttamente giudicato che le misure non erano aiuti di Stato in quanto non imputabili allo Stato italiano, ma al fondo che è un consorzio di diritto privato tra banche. (Public Policy / Policy Europe)