Banche nel 2019: Il Fatto promuove solo Draghi con 8 ma boccia col 5 Visco e col 4 De Bustis. I “premiati” per le altre categorie

164
Visco il miope sulle banche e Draghi l'europeista
Visco il miope sulle banche e Draghi l'europeista

Il Fatto Quotidiano odierno pubblica due pagine col titolo Ilva, banche, Autostrade etc. L’anno degli irresponsabili. Vi proponiamo i profili dei due “banchieri” bocciati, Ignazio Visco (Bankitalia) e Vincenzo De Bustis (Banca Popolare di Bari), e dell’unico promosso per le banche, Mauro Draghi, governatore BCE, oltre che l’elenco di voti e categorie assegnati ad altri protagonisti a vario titolo delle vicende italiane e mondiali: Luciano Benetton Categoria Confusi Voto 3; Lakshmi Mittal Categoria: Prenditori Voto 4John Elkann Categoria: Nipoti di Voto 5; Stefano Patuanelli Categoria Sfortunati Voto 6; Claudio Descalzi Categoria Tutto in famiglia Voto 4; Mark Zuckerberg Categoria Velleitario Voto 5;Adam Neumann Categoria Bluff Voto 4

La “speciale” classifica è a cura di Gianni Barbacetto, Carlo Di Foggia, Stefano Feltri e Giorgio Meletti

Ignazio Visco
Categoria: Miopi
Voto: 5

Ignazio Visco col suo capo ispettore Carmelo Barbagallo
Ignazio Visco col suo capo ispettore Carmelo Barbagallo

Il 21 novembre Ignazio Visco ha perso la sua grande occasione. Avrebbe potuto approfittare del settantesimo compleanno per dichiararsi stanco e lasciare il posto di governatore della Banca d’Italia, risparmiandosi la valanga di guano che lo ha travolto pochi giorni dopo con l’esplosione dell’ultimo scandalo bancario, quello della Popolare di Bari. Più che di attaccamento alla poltrona si tratta di una visione miope degli interessi di un’istituzione delicata come la Banca d’Italia, ai quali Visco – adeguandosi allo spirito dei tempi – antepone ostinatamente i propri capricci personali. Nell’estate del 2018, come ha dettagliatamente ricostruito l’ex premier Paolo Gentiloni nel libro “La sfida impopulista”, c’era già un accordo tra Quirinale, Palazzo Chigi e Palazzo Koch per non rinnovare il mandato in scadenza di Visco e dare luogo a un cambio della guardia dovuto anche alle “defaillance nell’azione di vigilanza della Banca d’Italia”. Visco fu salvato dalla mozione parlamentare contro di lui promossa da Matteo Renzi, visto che non si poteva giubilare il governatore a furor… di Renzi. Poche settimane dopo la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche si è trasformata in una sorta di corrida dalla quale l’immagine di Bankitalia è uscita a pezzi. La scena si è ripetuta quest’anno. Prima Visco fa trapelare l’intenzione di lasciare in anticipo, poi scoppia la grana di Bari e allora fa l’offeso e fa sapere che resterà fino al 2023. Puntigli personali gestiti a spese delle istituzioni.

Vincenzo De Bustis
Categoria: Ostinati
Voto: 4

Vincenzo De Bustis
Vincenzo De Bustis

Abituato a cadere sempre in piedi, Vincenzo De Bustis (ex Banca del Salento poi Banca 121, ex Monte dei Paschi, ex Deutsche Bank) ama rilanciare sempre, trattando il mondo bancario italiano come un tavolo da gioco attorno al quale siede da decenni, sempre con la stessa aggressività. Ma stavolta l’ostinazione sembra avergli giocato un brutto scherzo. Il 12 dicembre 2018 è tornato alla guida della Banca popolare di Bari (di cui era già stato direttore generale dal 2011 al 2015) stabilendo un record storico: è l’unico banchiere riuscito a issarsi al vertice di un istituto a dispetto della “moral suasion” della Banca d’Italia che (lo racconta il governatore Ignazio Visco) aveva vivamente sconsigliato i vertici della banca di rimetterselo in casa. Sicuro di sé, il 10 dicembre scorso ha annunciato, in un’intervista al vicedirettore del “Corriere della Sera” Federico Fubini, che avrebbe fatto pulizia delle “vere e proprie patologie” nella concessione del credito che si erano verificate a Bari proprio dal giorno in cui se n’era andato lui. Lo stesso giorno ha assicurato ai dirigenti della banca che il salvataggio della Popolare era ormai certo anche grazie al pieno appoggio della vigilanza di Bankitalia di cui non dubitava. Tre giorni dopo è stato commissariato. Una vicenda oscura che le inchieste giudiziarie definiranno nei dettagli ma della quale resta fin d’ora un insegnamento per tutti i bancari italiani: è quasi sempre meglio fidarsi dei giornali che della sicumera del capo.

Mario Draghi
Categoria: Europeista
Voto: 8

Mario Draghi
Mario Draghi

Dopo otto anni, Mario Draghi ha lasciato la presidenza della Banca centrale europea. La prima parte della sua missione è senz’altro compiuta: l’euro esiste ancora e nessuno ne mette più in dubbio la tenuta, cosa che nel 2011-2012 sembrava impossibile. Ma l’Europa, a differenza degli Stati Uniti, non è mai uscita davvero dalla crisi. A novembre l’inflazione della zona euro è stata dell’1 per cento, la metà dell’obiettivo previsto dal mandato della Bce. Il Quantitative easing – cioè l’acquisto diretto dei titoli di Stato da parte di Francoforte – non è bastato come non sono bastati i tassi di interesse negativi che equivalgono a una tassa sulla liquidità immobilizzata. Nei suoi vari discorsi di congedo, Draghi ha lasciato un monito molto chiaro: la politica monetaria ha fatto quello che poteva, e forse anche qualcosa di piu, ora tocca alla politica fiscale, cioè ai governi con spesa pubblica e investimenti, smuovere l’Europa dalla palude. Per il momento questa esortazione non pare essere stata raccolta, ogni passo in avanti nell’integrazione europea sui conti pubblici viene visto con sospetto (basta vedere il dibattito in Italia sul Fondo salva Stati). In nome della difesa dell’ambiente sia la nuova presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sia la nuova presidente della Bce Christine Lagarde sembrano pronte a spingere per una spesa pubblica “green”, che oggi gode di maggiore consenso di quella “tradizionale”. Vedremo nel 2020 se basterà.