Banche, rimborsi e il nodo delle «violazioni massive»: i “contributi” de Il Sole 24 Ore e di Scenari Economici

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Ex BPVi (Banca Popolare di Vicenza) e Veneto Banca popolari venete
Ex BPVi (Banca Popolare di Vicenza) e Veneto Banca
Nella legge di Bilancio 2019 al comma 493 dell’articolo 1 si legge: «Il Fir (il fondo indennizzi per i risparmiatori. ndr) eroga indennizzi a favore dei risparmiatori che hanno subìto un pregiudizio ingiusto da parte di banche e loro controllate aventi sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1 gennaio 2018, in ragione delle violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza, ai sensi del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58».
Il punto non è secondario. Perché (anche) su questo si è consumata la rottura del fronte delle associazioni dei risparmiatori di Veneto Banca, (Coordinamento Don Torta) quelli del raggruppamento «Quelli che credevano nella BpVi» seduti al tavolo di Palazzo Chigi l’8 aprile scorso di fronte a Giuseppe Conte e a Giovanni Tria. In apparenza la questione dell’accordo Governo- Associazioni sui rimborsi ai risparmiatori «truffati» dalle banche è semplice.
Ci sono due associazioni che hanno votato contro l’ipotesi del «doppio binario» proposta dal Governo nella riunione di palazzo Chigi di lunedì 8 aprile, una che si è astenuta e 17 che hanno votato a favore. Il Governo voleva fermamente l’unanimità, dunque, l’iter si è fermato per una pausa di riflessione.
L’ipotesi di rimborso firmata dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, ormai la conosciamo. Rimborso diretto del 30% del capitale ai titolari delle azioni, del 95% ai sottoscrittori delle obbligazioni, purché questi non superino i 35mila euro di reddito imponibile o i 100mila euro di valori mobiliari (che, non si capisce sulla base di quali calcoli, si stima siano il 90% degli interessati). Il restante 10% andrà a finire sotto gli arbitrati organizzati dalla prevista Commissione tecnica di esperti indipendenti. Che dovranno esprimersi nel merito, caso per caso, sui “misselling”: cioè sulla correttezza delle modalità di vendita dei titoli ai risparmiatori più facoltosi.
La maggioranza delle associazioni chiamate a esprimersi sull’argomento ha espresso parere favorevole, con l’aria di dire «se non si può fare di più, meglio tenersi questa soluzione», un concetto, espresso con varie sfumature, ma che viene condiviso da quasi tutti i loro rappresentanti. Quasi.
Le due associazioni che si sono messe di traverso invece sostengono un’altra cosa. Che il criterio da seguire dovrebbe essere quello del pregiudizio ingiusto subito dai risparmiatori a causa delle «violazioni massive» commesse dai vertici delle banche coinvolte. Dunque non già rimborsi a pioggia, in automatico, come elargizione sociale ai più deboli (e dunque escluse dalle fattispecie europee degli aiuti di Stato) ed esame minuzioso dei dossier degli investitori più ricchi.

 

piega l’avvocato Ugo Malvagna, consulente delle due associazioni dissidenti e presente durante l’incontro a Palazzo Chigi: «Il problema è definire il momento nel quale si realizza la condotta illegittima della banca. Limitare l’indennizzo alle sole condotte illegittime che si sono consumate in sede di mero collocamento-vendita degli strumenti (il cosiddetto misselling) oppure inquadrare tali condotte in modo strategico: eterodirette da precise direttive partite dagli organi di governo delle due banche che hanno avuto un risultato preciso, l’intera rappresentazione della consistenza patrimoniale e finanziaria delle due banche è stata, almeno per un certo periodo del tutto falsata. Ovvio che limitare l’indennizzo alle sole condotte di misselling non terrebbe conto di questo aspetto».

In altri termini se il rapporto tra emittente e sottoscrittore delle quote azionarie, tra offerta e domanda, è viziato da una “tara” genetica che il sistema dei controlli interni e istituzionali non è stato in grado di riconoscere e disinnescare per tempo, allora che senso ha – si chiedono i dissidenti – procedere a un esame caso per caso?

di Stefano Elli, da Il Sole 24 Ore

Perchè non sono stati ancora emessi i decreti attuativi per i truffati dalle banche venete? La verità

Il 9 aprile sono stati annunciati, insieme al DEF , l’emissione dei decreti attuativi per il rimborso degli azionisti truffati, soprattutto delle banche venete. Però di questi decreti attuativi non trovate traccia, non trovate una riga, un documento.Eppure , da quanto detto l’altro ieri, sembra che un certo numero di associazioni abbia firmato l’accordo su questi decreti attuativi, il che sembra strano perchè, a parte indiscrezioni di stampa, non c’è un testo disponibile. Il motivo per cui l’associazione “Noi che credevamo nella BPVI” e la “Don Torta”, che raccolgono il maggior numero di truffati dalle banche  non hanno firmato è semplicemente perché non è stato loro proposto nessun testo da firmare. Non potevano firmare perché non c’era nulla da firmare, se non un assegno in bianco.

Perchè manca un testo ? Il contrasto è fra due concetti:

violazione massiva delle norme;
misselling massivo.

La differenza è semplice: la prima presuppone una finalità definita dall’alto per ingannare i risparmiatori, il misselling invece è da considerarsi come una singola operazione in cui un operatore truffa un singolo acquirente. Il concetto di “Misselling” quindi è adatto ai singoli casi , da provare caso per caso, mentre la violazione massiva delle norme prevede un disegno dall’alto che ha creato la crisi.

Ora facciamo un esempio brutale, violento, che permetterà al lettore di capire la fondamentale differenza:  25 anni fa vi sono stati i massacri in Ruanda Burundi e questi sono stati giudicati dal tribunale ONU di Arusha perchè si è dato peer scontato che ci sia stata una violazione massiva delle norme. Questo vuol dire che, visti i risultati del massacro dei Tutsi  da parte degli Hutu, si è valutato che esisteva un disegno preordinato per sterminare l’etnia africana e chi ha dato gli ordini è stato giudicato. Immaginate se invece si fosse chiesta ad ogni singolo sopravvissuto, ogni parente di ogni singola persona che è stata uccisa, avesse dovuto dimostrare che, all’epoca del massacro, era innocente, che non aveva compiuto atti ostili contro gli Hutu. Prima di tutto non si sarebbe mai potuto fare un processo contro i vertici, i veri responsabili dei massacri, e moltissime persone non avrebbero potuto ottenere giustizia.

Ecco, questa è esattamente quello che sta succedendo con i decreti attuativi e con la differenza fra “Violazione massiva” e “Misselling massivo”. Tra l’altro proprio il termine “Misselling massivo” è un controsenso perchè, se “massivo”, come si può parlare di singoli eventi? Sono impazziti, contemporaneamente, centinaia di funzionari e direttori bancari? Inoltre il risultato delle attività ispettive di CONSOB ha già rivelato un disegno coordinato per ingannare i risparmiatori con la vendita, per cui parlare di Misselling appare quanto mai fuori luogo, eppure il MEF vuole proseguire su questa strada ed ha organizzato il balletto mediatico relativo. Avete notato che i media hanno annunciato dei decreti attuativi che MAI sono stati firmati? Chi ha dato le indicazioni e gli annunci trionfali?

Perchè tutta questa tensione per puntare al “”Misselling” e non alle “Violazioni massive”. Semplicemente una questione di responsabilità: se nel primo caso sono chiamati a rispondere i singoli funzionari   ed al limite i dirigenti aziendali, nel secondo caso sono chiamate a rispondere le autorità di vigilanza, e non solo quelle attuali, ma anche quelle precedenti, dal momento in cui le ispezioni della vigilanza hanno rivelato delle irregolarità. Questo verrebbe a coinvolgere non solo gli attuali vertici di Banca d’Italia, ma anche i precedenti. Ecco qui perchè, nonostante la logica dica l’opposto, è necessario che venga approvato il misselling.

di Guido da Landriano, da Scenari economici