Banche, sei personaggi in cerca di un partner: il “risiko” sul Corriere Economia

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Rimesse estere rilevate da Banca d'Italia
Banca d'Italia

di Stefano Righi sul Corriere della Sera L’Economia

Gli spazi si stanno restringendo. Sul campo di battaglia dove si combatte per i nuovi equilibri nella geografia del credito nazionale, le alternative diminuiscono. L’Offerta pubblica di acquisto e scambio che Intesa Sanpaolo sta completando su Ubi, ha tolto infatti dalla residuale partita di risiko almeno tre concorrenti, forse quattro. Di sicuro Intesa Sanpaolo, che dopo aver acquisito Ubi, difficilmente continuera? a crescere per linee esterne in Italia. Il gruppo guidato da Carlo Messina potrebbe cercare sviluppi esteri, ma non appare questo il momento piu? opportuno. L’acquisizione di Ubi, mette momentaneamente fuori gioco anche Bper, perche? la banca emiliana beneficera? dell’accordo stretto con Intesa e, dopo un impegnativo aumento di capitale, acquisira? proprio da Intesa, 532 sportelli che faranno crescere dimensionalmente l’ex popolare emiliana del 40 per cento, trasformandola nel terzo player nazionale.

Potrebbe, a questo punto, muoversi Unicredit. Ma la politica industriale dell’amministratore delegato Jean Pierre Mustier non sembra interessata al risiko domestico. Unicredit potrebbe sempre modificare la propria rotta, ma al momento la banca di piazza Gae Aulenti preferisce rimanere da sola, focalizzata sul proprio piano industriale nel tentativo di recuperare da qui a fine anno le pesanti perdite evidenziate nel primo trimestre del 2020.

Nuovi scenari

A chi tocca, dunque? Con minori opportunita? da esplorare, il boccino oggi sembra essere in mano a Giuseppe Castagna, l’amministratore delegato del Banco Bpm. Il gruppo e? stato in passato protagonista della prima fusione in Europa sotto l’egida della Bce. Era il primo gennaio 2017 quando le due banche di Verona e Milano iniziarono un cammino comune. Quasi quattro anni dopo, al netto di bicchieri mezzi pieni o mezzi vuoti, il cammino dovrebbe proseguire. La creazione del terzo polo nazionale non puo? prescindere da questo gruppo, che infatti risulta presente in ogni possibile scenario. Tramontato il progetto a tre con Ubi e Monte dei Paschi, il Banco potrebbe tentare da solo la manovra verso Siena. Ma in Piazza del Campo oggi comanda la politica, che controlla il 68 per cento del capitale di Mps. Cosa decidera? di fare il ministero dell’Economia, chiamato dalla Bce a uscire dal capitale della banca in meno di sedici mesi? Voci di corridoio evidenziano il possibile interesse di due grandi gruppi francesi gia? attivi sul mercato italiano. Bnp Paribas una ventina d’anni fa acquisi? il controllo della Banca Nazionale del Lavoro. I tempi sono maturi per raddoppiare la propria presenza? Oppure potrebbe essere il Cre?dit Agricole a muovere su Siena. La Banque verte, come e? chiamata in Francia, ha una radicata presenza italiana e dopo gli anni di Cariparma, Friuladria e CariSpezia si e? piu? recentemente mossa acquisendo le ex casse di risparmio di San Miniato, Cesena e Rimini, oltre a mettere in portafoglio il 5 per cento del Credito Valtellinese. Giampiero Maioli, che ha condotto l’espansione italiana del gruppo francese, potrebbe concludere il puzzle con un colpo grosso. Ma, come detto, Mps e? soprattutto una partita politica. Cosi? risulta piu? semplice focalizzarsi sul Creval. La banca valtellinese, con Luigi Lovaglio alla guida, sta recuperando velocemente dopo i bilanci in rosso del passato e ora presenta, trimestre dopo trimestre, una solidita? patrimoniale in crescita, una buona qualita? del credito, elevati livelli di liquidita? e risultati trimestrali in continuo miglioramento. Il peggio per il Creval e? alle spalle, ma le dimensioni della banca non sono tali da disegnare un futuro in solitaria in un panorama europeo. Piuttosto, l’entrata in un gruppo di maggiori dimensioni. L’Agricole ha gia? un piede sulla soglia e un interessante accordo di bancassurance in essere: se non dovesse dirigersi verso Siena, punterebbe probabilmente verso Bormio.

Siena, bivio centrale

La partita piu? importante gira dunque attorno a Siena. Potrebbe addirittura aprirsi un accordo a tre, con Banco Bpm e la Bper. Ma l’orizzonte si sposterebbe, in questo caso, alla seconda meta? del 2021 con una operazione dalla complessa architettura societaria. Invece, il tempo stringe, come insegna il Credito Emiliano, che ha la famiglia Maramotti come socio importante e che intanto ha deciso di coalizzare attorno a se? le forze della Cassa di Risparmio di Cento, in precedenza vicina alla Popolare di Sondrio. Quest’ultima e? rimasta l’unica istituzione finanziaria di rilevanti dimensioni con forma sociale di cooperativa, dopo che Cattolica assicurazioni e? stata salvata dalle Generali e la Popolare di Bari e? finita a gambe all’aria ed ora e? tenuta a galla dai denari pubblici.

Restano, piu? complicati, possibili scenari di integrazione con protagoniste le grandi banche digitali (Finecobank, Banca Mediolanum, Banca Generali, CheBanca!) e le sgr piu? evolute. Ma qui viene meno l’impellenza industriale, in attesa di un grande progetto aggregativo. Infatti, queste non sono spinte dalla Bce a unire le forze per recuperare con i volumi le inefficienze di una struttura spesso ridondante se non obsoleta. Per i gruppi a marcata vocazione digitale, il futuro puo? attendere. Per le banche con struttura tradizionale, no.


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