Banche venete: risparmio tradito, la protesta torna nelle piazze da Vicenza a Treviso e Padova. Riamangono le divisioni tra le associazioni

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Tornano nelle piazze venete le proteste dei Risparmiatori, da Vicenza a Treviso e, ultimamente a Padova, e le associazioni dei risparmiatori/soci delle banche venete si sono ridestate chiedendo a gran voce una rinnovata attenzione al problema degli azzerati delle banche venete. Non da meno sono attive quelle, meno meditiche, del centro nord d’Italia: Banca Etruria, Banca Marche, Carife, Carichieti.

Banche venete, Il Funerale del risparmio in attesa della... Resurrezione: il 29 marzo a Vicenza Miatello, Paccagnela, Cavallari , Zaggia e altre associazioni con alcuni risparmiatori sulle nuove iniziative a loro tutela
Il Funerale del risparmio in attesa della… Resurrezione: il 29 marzo a Vicenza Miatello, Paccagnela, Cavallari , Zaggia e altre associazioni con alcuni risparmiatori sulle nuove iniziative a loro tutela

La sentenza della Corte di Cassazione contro gli ex vertici della Popolare vicentina sembrava aver chiuso il cerchio e messo la parola fine alla vicenda, ma lo sconto di pena a Zonin e la provvisionale del processo di primo grado hanno fatto storcere il naso a parecchi.

Resta infatti sul tappeto l’onere di portare ad esecuzione la sentenza sui pochi beni disponibili con un elevatissimo numero di parti civili costituite oltre al fatto che per ottenere il risarcimento integrale è d’obbligo chiedere la liquidazione al Giudice civile.

Dalle due LCA (Liquidazioni coatte amministrative) i Commissari hanno fatto sapere sin dall’inizio della procedura che nulla sarebbe andato ai risparmiatori, da qui l’insoddisfazione dei più.

Certo vi sarebbe la soddisfazione della condanna penale, ma in termini economici sin ora solo vaghe speranze, sia dai processi che dalle procedure liquidatorie.

L’unica certezza è rappresentata dal Fondo Indennizzo Risparmiatori che però ha risarcito al 40% gli azionisti e, peraltro, neppure tutti perché non tutti hanno fatto domanda, complice il periodo del Covid.

Ed è proprio su questi aspetti che va in pezzi l’unità del mondo associazionistico perché se c’è chi brinda ai risultati ottenuti vi è, invece, chi sostiene che una cosa sono le esigenze di giustizia altra invece i ritorni economici.

Per la verità non è una novità, le frizioni sono sempre esistite, ma quello che forse non si è compreso è che si tratta di differenze d’impostazione strutturali in merito alla risoluzione del problema.

Da un lato vi è chi da sempre ha raccolto una vasta platea di persone coltivando processi, cause, ricorsi e chi più ne ha più ne metta.

Dall’altra coloro che, temendo la scarsità di risorse disponibili per tutti, hanno privilegiato la via del confronto con la politica, confidando nella creazione di un fondo alimentato dai cosiddetti conti dormienti.

Va da sé che coloro che hanno scelto quest’ultimo binario non si sono prodigati nel raccogliere mandati e procure alle liti, hanno invece investito le proprie risorse, a volte personali, per gli innumerevoli pellegrinaggi romani.

Coloro che hanno portato avanti i contenziosi, però, sostengono che anche grazie alla loro attività è stato creato il fondo indennizzo risparmiatori, per la vasta eco mediatica ottenuta dai processi, ed in parte è vero, ma si parla della seconda legge istitutiva del fondo, la 145 del 2018 .

Non bisogna dimenticare infatti che il primo fondo indennizzo risparmiatori era nato con la L. 205 del 2017, ossia prima che iniziassero i contenziosi e grazie all’attività di quei pochi che, credendoci, hanno concepito la stessa idea di un fondo per tutti.

Quella legge, al contrario della 145/2018, non prevedeva paletti d’accesso di sorta e nessun limite risarcitorio, eppure alcune sigle associative hanno spinto fortemente per affondare quel progetto, di certo con l’ausilio del nuovo corso politico, verde-arancio, di quegli anni.

Ecco l’origine della frattura nel mondo associazionistico che di fatto non si è mai ricomposta da allora.

Non si tratta come si vede di tristi digressioni su chi ha il primato del fondo, ma di comprendere a posteriori il perché vi è un atteggiamento diametralmente opposto sulle tematiche del risparmio tradito, fra chi crede nei processi e chi non ci crede, fra chi festeggia e chi invece protesta.

Ma a conti fatti oggi sul tavolo dei risultati, e con spirito pragmatico, dobbiamo dire che solo il Fondo indennizzo risparmiatori ha pagato in termini economici, il che non sta a significare sfiducia nella giustizia ma solo che lo strumento giudiziario ha, nei fenomeni di massa, dei limiti oggettivi, limiti in termini di tempo, di risorse umane ed, infine, economiche. Queste sono sono considerazioni oggettivamente riscontrabili da chiunque ma su cui vale la pena riflettere.

Se pensiamo ad esempio al fondo antiusura, ebbene quelle risorse vennero stanziate proprio per combattere un fenomeno che in termini numerici era ed è ampiamente diffuso. Altro è, poi, il perseguire penalmente chi delinque, commettendo usura.

In definitiva e per concludere il principio cardine sta nei numeri: ove i fenomeni sociali coinvolgono una platea molto vasta di soggetti, come per il crac delle banche venete e del centro nord d’Italia  è inevitabile un coinvolgimento della politica per intervenire con leggi ad hoc. Vale il contrario se le piaghe del tessuto sociale sono ben delimitate perché chirurgicamente eliminabili.