Bankitalia, Il Sole 24 Ore: “Crescita allo 0,6% con rischi di altri ribassi”

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Fabio Panetta, Governatore della Banca d'Italia da novembre 2023

Bankitalia stima la crescita dell’economia dello 0,6% nel 2024, dello 0,9% nel 2025 e dell’1,1 nel 2026; senza considerare la correzione per le giornate lavorative la crescita sarebbe dello 0,8% nel 2024 e nel 2025 e dell’1,2 nel 2026. L’attività – dice Bankitalia – beneficerebbe dell’accelerazione della domanda estera e della ripresa del reddito disponibile ma gli effetti di condizioni di finanziamento ancora restrittive e della riduzione degli incentivi all’edilizia residenziale peserebbero sugli investimenti”.

Apre così un articolo firmato da Carlo Marroni sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore che fa riferimento al mancato aggiornamento dei dati che Bankitalia ha diffuso tempo fa.

L’inflazione – si legge ancora – sarebbe pari all’1,1% nel 2024 e a poco più dell’1,5% in media nel successivo biennio. Al netto ridimensionamento rispetto allo scorso anno contribuirebbe soprattutto la moderazione dei prezzi dell’energia e dei prodotti intermedi.

Gli effetti dell’accelerazione delle retribuzioni verrebbero assorbiti dai margini di profitto e dall’andamento moderato dei prezzi delle importazioni. L’inflazione di fondo scenderebbe al 2% nella media 2024 e si ridurrebbe ulteriormente nel prossimo biennio. Lo scenario presuppone che l’incertezza geo-politica e le connesse tensioni sui mercati finanziari internazionali, pur elevate, non si acuiscano.

Si ipotizza che la domanda potenziale nei principali mercati di destinazione delle esportazioni italiane torni a espandersi nel triennio, di circa il 2,5% in media all’anno. I costi di finanziamento per imprese e famiglie rimarrebbero elevati nell’anno in corso per ridursi gradualmente nel prossimo biennio.

I consumi, dopo la battuta d’arresto alla fine del 2023, tornerebbero a crescere dall’anno in corso, sostenuti dal recupero del potere d’acquisto delle famiglie. Gli investimenti rallenterebbero marcatamente, frenati dagli elevati costi di finanziamento e dal forte ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni.

Questi fattori, in particolare l’ultimo, comporterebbero una marcata contrazione degli investimenti in costruzioni, che verrebbe solo in parte attenuata dall’aumento della spesa per infrastrutture prevista nel Pnrr. Le esportazioni si espanderebbero in linea con l’andamento della domanda estera, mentre le importazioni crescerebbero in misura più contenuta, risentendo della debolezza della spesa per investimenti”.

Fonte: Il Sole 24 Ore