
ROMA (ITALPRESS) – “Secondo le nostre valutazioni, il Pil dell’Italia è aumentato in misura moderata nei primi mesi dell’anno. L’attività economica è stata sospinta dalla dinamica dei consumi, a sua volta favorita dalla tenuta dell’occupazione e dall’incremento delle retribuzioni. Resta comunque debole l’andamento degli investimenti in beni strumentali, anche a causa del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e di condizioni di finanziamento ancora restrittive”. Così la Banca d’Italia nel bollettino economico. “L’attività è stata sostenuta dai servizi; la manifattura ha segnato un lieve miglioramento, ma in prospettiva potrà subire le ripercussioni dei nuovi dazi e, più in generale, dell’instabilità del contesto internazionale. Nelle costruzioni – prosegue Bankitalia –, lo stimolo fornito dalla progressiva realizzazione delle opere del Pnrr ha compensato la riduzione nel comparto abitativo, conseguente al venire meno dei generosi incentivi alla riqualificazione degli immobili residenziali”.
Secondo le proiezioni pubblicate dalla Banca d’Italia lo scorso 4 aprile, il Pil aumenterà dello 0,6% nell’anno in corso, dello 0,8% nel prossimo e dello 0,7% nel 2027. Lo scenario “include una prima e necessaria mente parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti, ma non tiene conto degli impatti di eventuali misure ritorsive, delle possibili conseguenze sui mercati internazionali, della temporanea e parziale sospensione annunciata il 9 aprile. Il Pil – osserva Bankitalia nel bollettino economico – sarà frenato dalla domanda estera per effetto dei dazi; sarà invece sostenuto dall’espansione dei consumi, favorita dal buon andamento dei redditi reali. Gli investimenti beneficeranno delle misure del Pnrr, ma saranno penalizzati dall’incertezza connessa con le tensioni commerciali, oltre che dagli effetti del venir meno degli incentivi all’edilizia residenziale”.
Bankitalia valuta che “l’inflazione al consumo si manterrà su valori intorno all’1,5% sia nel 2025 sia nel 2026, per salire al 2% nel 2027. Su queste prospettive grava la possibilità di ricadute più accentuate dell’inasprimento delle politiche commerciali. La crescita potrebbe risentire in modo particolarmente pronunciato di eventuali misure ritorsive, di ulteriori aumenti dell’incertezza, nonché di tensioni prolungate sui mercati finanziari, da cui potrebbero derivare un forte rallentamento della domanda estera e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese”.
“Nei primi mesi del 2025 il rincaro dell’energia ha fatto salire lievemente l’inflazione, al 2,1 per cento in marzo. Quella dei servizi, più ele vata dell’inflazione complessiva, sta gradualmente di minuendo. Con il decreto bollette il Governo ha introdotto agevolazioni per mitigare l’aumento del costo dell’energia di famiglie e imprese. Per l’anno in corso le aziende prefigurano rialzi contenuti dei propri listini”, si legge nel bollettino.
“Dopo aver ristagnato nello scorcio del 2024, l’occupazione ha segnato un nuovo rialzo nei primi mesi dell’anno, accompagnato da un aumento del tasso di attività. Il tasso di disoccupazione è nuovamente diminuito, soprattutto fra i più giovani. La dinamica delle retribuzioni rimarrebbe sostenuta nel corso del 2025, concorrendo al recupero ancora parziale del potere d’acquisto delle famiglie. In prospettiva tuttavia le pressioni salariali si attenuerebbero”, così sul fronte del lavoro.
“L’impatto diretto dei dazi sulle vendite delle imprese italiane dipenderà principalmente da due fattori: la misura in cui consumatori e imprese statunitensi sostituiranno beni finali e intermedi italiani con prodotti domestici o di altri paesi; la capacità delle imprese italiane di contenere l’aumento dei prezzi dei beni venduti mediante una riduzione dei margini di
profitto”. Così Bankitalia in relazione ai dazi e alle esportazioni: “Nel complesso, l’esposizione degli esportatori italiani al mercato statunitense è significativa, ma la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e la buona profittabilità delle imprese potrebbero attenuare le ricadute dirette più sfavorevoli dell’inasprimento dei dazi, almeno nel breve periodo. Tuttavia – osserva Bankitalia – alcune imprese con una maggiore dipendenza dal mercato statunitense e con margini di profitto più ridotti potrebbero subire effetti rilevanti. Conseguenze più gravi potrebbero emergere in caso di forti ricadute dell’inasprimento delle restrizioni commerciali sulla domanda globale e sui mercati finanziari”.
“In un contesto di incertezza eccezionalmente elevata, l’attività economica globale ha mostrato segni di rallentamento. La crescita si è indebolita negli Stati Uniti e stenta a rafforzarsi in Cina. Il 2 aprile l’amministrazione statunitense ha annunciato un drastico aumento dei dazi verso quasi tutti gli altri paesi, commisurato al loro avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti. Si tratta di una netta cesura rispetto alle politiche adottate finora, che potrebbe avere ripercussioni pesanti sull’economia globale e sulla cooperazione internazionale”, riporta ancora il bollettino economico della Banca d’Italia. “L’espansione del Pil mondiale, già rivista al ribasso nelle proiezioni formulate dall’Ocse prima del 2 aprile, potrà risentire significativamente degli effetti diretti e indiretti dei nuovi dazi e dell’incertezza connessa con le politiche commerciali restrittive”, aggiunge.
“L’annuncio dei nuovi dazi ha causato una rapida e decisa correzione dei mercati finanziari internazionali: i corsi azionari hanno registrato cali consistenti, soprattutto nei settori più esposti al commercio mondiale. Il marcato aumento della volatilità – osserva – ha indotto gli investitori a riallocare i propri portafogli a favore di attività più sicure. A differenza di altri passati episodi di forte turbolenza sui mercati, il dollaro si è deprezzato rispetto a tutte le principali valute. Le quotazioni di petrolio e gas naturale sono bruscamente diminuite, riflettendo prospettive di un deterioramento della domanda. Il 9 aprile l’amministrazione statunitense ha annunciato una sospensione parziale dei dazi per un periodo di tre mesi, durante il quale verrà applicata un’aliquota ridotta al 10% verso tutti i partner commerciali, tranne la Cina. I mercati finanziari hanno recuperato in parte i cali registrati dal 2 aprile, ma permane un contesto di elevata incertezza”, conclude Bankitalia.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).