Report Bankitalia, rimesse estere in aumento nonostante il covid: + 5,7% sul terzo trimestre 2020. Bangladesh e Pakistan le nazioni con più flussi

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Rimesse estere rilevate da Banca d'Italia
Banca d'Italia

Le rimesse estere continuano ad aumentare. Soprattutto in questi mesi incerti di pandemia. Lo riporta il report del terzo trimestre 2021 di Banca d’Italia, pubblicato in questi giorni, che monitora i flussi dei risparmi dei lavoratori stranieri che dall’Italia vengono mandati nel paese d’origine. Tra i primi dieci paesi che beneficiano più di tutti di questo trasferimento di denaro dall’Italia ci sono Bangladesh e Pakistan. Seguono poi i Paesi dell’est Europa.

Rimesse estere in aumento

Cosa sono le rimesse estere? «Con il termine “rimessa” – spiega la Banca d’Italia – si indica la parte di reddito risparmiata da un lavoratore straniero e inviata al suo nucleo familiare nel paese di origine. Le rimesse in entrata e in uscita da ciascun paese entrano nel conto corrente della bilancia dei pagamenti nazionale, nella voce “redditi secondari». Secondo uno studio, poi, emerge che «le rimesse in uscita dall’Italia sono dieci volte maggiori di quelle in entrata: il saldo delle rimesse è negativo per circa 5 miliardi di euro all’anno in media dal 2010».

In particolare, nel terzo trimestre del 2021 le rimesse verso l’estero degli immigrati italiani ammontavano a 2 miliardi e 65 milioni di euro, con una variazione percentuale del 5,7% in più rispetto alle rimesse del terzo trimestre dell’anno precedente. Il grosso di questi flussi di denaro interessa l’Asia, con 818 milioni di euro inviati. A seguire l’Africa sub-sahariana, con 335,9 milioni; Paesi europei fuori dall’Unione (273,8 milioni); America centrale e meridionale (239,4); Nord Africa e Vicino Oriente (200).

Il primo paese a beneficiare delle rimesse degli immigrati è il Bangladesh: il 12,5% del totale inviato fuori dall’Italia arriva lì, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2021. In particolare è la provincia di Roma a inviare la maggior quota di rimesse al Bangladesh: 176 milioni solo nel 2020, in diminuzione rispetto al biennio precedente che era arrivato a quota 218 milioni in un anno. Segue poi il Pakistan, che detiene l’8,8 per cento del totale delle rimesse, anch’esso crescendo di 2,2 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Qui la provincia più virtuosa da questo punto di vista è Milano.

Flussi di denaro e pandemia

La crescita di questo trimestre, sebbene ci sia stata, non è però paragonabile a quella dell’anno scorso. Nel primo trimestre del 2021 si era registrato un aumento del 12,5% su base annua e addirittura del 44% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Ma nonostante la pandemia e la perdita di posti di lavoro le rimesse verso l’estero sono costantemente aumentate. La cosa che sorprende è il fatto che i flussi di denaro siano aumentati nonostante il calo dei posti di lavoro. Secondo il Sole24Ore dell’11 ottobre, «in Italia, il Covid-19 ha fatto calare il numero dei lavoratori stranieri da oltre 2,5 milioni del 2019, a 2,34 milioni nel 2020». Quasi 160mila posti in meno, ripartiti tra 60mila comunitari e 100mila extracomunitari.

Nonostante questo, i risparmi sono comunque confluiti all’estero. E questo fenomeno può essere spiegato parzialmente con l’impossibilità da parte degli immigrati di tornare a far visita alle famiglie con i relativi minori costi da sostenere che si traducono in maggior risparmio.

Ma anche con il periodo di incertezza che stiamo attraversando: durante il Covid le famiglie all’estero potrebbero aver avuto bisogno di maggior sostegno economico. Secondo le ricerche della Fondazione Leone Moressa ogni cittadino straniero durante la pandemia ha spedito all’estero in media 120 euro al mese. Gli importi aumentano in particolare per i bangladesi – in media 400 euro euro al mese – e i pakistani, con 300 euro. Una situazione analoga era stata notata durante la crisi del 2012, quando a causa della crisi le rimesse all’estero hanno superato quota 7 miliardi.

Un’altra spiegazione potrebbe venire dal fatto che sono diminuiti i flussi di denaro in contante e quindi non tracciato. Secondo Bankitalia questa quota si aggira «tra il 10 e il 30 per cento del totale». Con le restrizioni nei viaggi, questa modalità è stata sicuramente limitata, andando ad alimentare i trasferimenti sui conti correnti.