La notizia è passata in sordina – complice la disattenzione di fine anno – ma potrebbe avere effetti rilevanti sui piccoli risparmiatori, a vantaggio delle banche. Il 28 dicembre la Banca d’Italia ha pubblicato un documento – messo in consultazione pubblica fino al 26 febbraio – in cui propone, fra le altre cose, di dimezzare i tempi di “prescrizione” per la presentazione dei ricorsi all’Arbitro bancario finanziario (Abf): dai circa 10 anni di oggi a 5 anni.
L’Abf, istituito nel 2009, è un sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie che possono sorgere tra i clienti e le banche/finanziarie su contratti, operazioni e servizi, alternativo ai normali tribunali civili. I collegi dell’Arbitro sono costituiti da avvocati, professori, commercialisti e professionisti del settore. Le sue decisioni non sono vincolanti ma, se non vengono rispettate, la notizia del loro inadempimento dev’essere resa pubblica, con conseguente danno di immagine per l’istituto inadempiente. “Di fatto il 99% delle banche rispetta le decisioni dell’Abf”, spiega Luca Pastorino, deputato di Liberi e Uguali, che ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo al governo di intervenire.
La richiesta di Bankitalia, autorità competente sull’Abf, è di modificare la vecchia delibera sul tema del Cicr, il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio. È u presieduto dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria e vi partecipano rappresentanti dei ministeri Ambiente, Sviluppo, Infrastrutture e politiche Ue, ma anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Delibera col voto favorevole della maggioranza dei presenti, sempre su proposta di Via Nazionale. Senza obiezioni rilevanti, insomma, è assai probabile che la modifica venga approvata dal Cicr.
Nel testo sottoposto a consultazione Bankitalia loda lo strumento. L’Abf si occupa di ricorsi sotto i 100mila euro (nel 70% dei casi per cessione del quinto dello stipendio). Che risultano molto economici, visto che viene richiesto un semplice versamento di 20 euro per i clienti che decidono di utilizzarlo ed è obbligatorio per le banche. Dall’anno della sua entrata in funzione ha visto aumentare esponenzialmente il suo lavoro: nel solo 2017 i nuovi ricorsi sono stati 30.644, con un aumento del 42% sul 2016: “Indice di un diffuso apprezzamento per la capacità di fornire una soluzione rapida ed efficace”.
Via Nazionale ora propone di dimezzare i tempi di prescrizione per ricorrere all’Abf, facendola partire “dal quinto anno precedente alla data di proposizione del ricorso” da parte del clienti. Il limite attuale, fissato nel 2011, si spingeva fino al 2009, cioè quasi 10 anni. Per Bankitalia sono diventati troppi, visto che fino al 2011 ci si limitava a due anni e 5 è un giusto punto di equilibrio per tutelare la clientela. Fatto sta che così per le contestazioni risalenti a prima del 2014 bisognerà portare le banche in tribunale, con costi più alti e tempi più lunghi. “Uno sfregio ai cittadini, specie quelli meno abbienti che rinunceranno a farsi valere, mentre i più abbienti intaseranno la giustizia ordinaria – attacca Pastorino. È il caso di notare che verranno escluse le controversie per le irregolarità avvenute tra 2009 e 2014, periodo in cui ci sono state due recessioni e la vigilanza non ha certo brillato per attenzione. “È quello in cui si ravvisano il maggior numero di prestiti con modalità e tassi fuori legge. Una mossa inaccettabile”, spiega Pastorino
di Carlo Di Foggia da Il Fatto Quotidiano