Barbagallo bifronte, last news: il 19 febbraio ’14 incontrò Zonin e Trinca in Bankitalia per “Veneto Banca in BPVi subito!”, in audizione negò

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Carmelo Barbagallo (Vigilanza di Banca d'Italia) in commissione d'inchiesta sulle banche negò pressioni su Veneto Banca per consegnarsi a BPVi, ora entrambe in Lca
Carmelo Barbagallo (Vigilanza di Banca d'Italia) in commissione d'inchiesta sulle banche negò pressioni su Veneto Banca per consegnarsi a BPVi

Banca d’Italia col governatore Ignazio Visco e, soprattutto, col capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo ha sempre negato che l’indicazione a Veneto Banca di “confluire” in BPVi andasse al di là della necessità di aggregarsi a un generico “Istituto di adeguato standing” (prima pubblicazione ore 3.36 del 27 luglio, seconda alle 22.37, ndr).

Sulla base di documentazione arrivata in nostro possesso, che è una registrazione audio (lo precisiamo alle ore 17.10 del 28 luglio insieme ad altri dettagli per maggiore comprensione dei lettori, ndr) e che pubblicheremo integralmente su bankileaks.com, siamo in grado di smentire questa affermazione che la stessa Commissione d’inchiesta parlamentare sulle Banche (2017 – 2018) fu vicina a verificare in occasione dell’audizione di Consoli che indicò il vice presidente Franco Antiga (“non indagato” sottolineò) come testimone del presunto diktat rivolto da Barbagallo a lui e al presidente a Montebelluna a fine 2013.

Il commissario del PD Matteo Orfini chiese l’audizione di Antiga per poi, se il vice presidente di Veneto Banca avesse confermato le affermazioni di Consoli, richiamare in Commissione Barbagallo non più come semplice “audito”, veste nella quale aveva ribadito che nessuna indicazione specifica era stata data a Montebelluna per “darsi” a Vicenza, ma come testimone sotto giuramento. La richiesta, però, finì nel nulla e nel dimenticatoio.

Ebbene siamo, intanto, in grado, dicevamo, di riferirvi che, dopo gli incontri senza esito del 27 dicembre 2013 nella tenuta di Zonin ad Aquileia  tra lui, Sorato, Trinca e Consoli e dopo la colazione da noi rivelata di gennaio 2014 “da Biasio” sui Colli Berici tra i due dg (per l’esattezza il 19 gennaio) il 19 febbraio 2014 Carmelo Barbagallo ricevette su suo invito per circa un’ora a Roma in Banca d’Italia i vertici delle due banche.

La circostanza, oltre che dalle “prova audio” verificata e in nostre mani, è confermata anche dalla lettera datata 10 aprile 2014 a firma Flavio Trinca e indirizzata al Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria avente per oggetto “Veneto Banca S.c.p.A. – ricambio degli organi societari” (di Veneto Banca, ndr) in risposta alla lettera del 25 marzo in cui quel ricambio veniva “richiesto” (la lettera, col nome Lettera Veneto Banca a Vigilanza Banca d’Italia del 10.04.2014 è pubblicata nella sezione dei Documenti & Files della sezione Premium di Bankileaks, ndr).

Nell’incontro romano del 19 febbraio 20’14 proprio sulla questione dell’abbraccio tra Vicenza e Montebelluna Carmelo Barbagallo riceve il presidente di BPVi e non il suo dg Samuele Sorato, a cui Zonin oggi attribuisce nel processo ogni responsabilità per i reati anche a lui ascritti, e quello di Veneto Banca, Flavio Trinca, e non Vincenzo Consoli, l’unico per il quale il pm De Bortoli ha chiesto il rinvio a giudizio per il crac Veneto Banca.

Dopo scambi di convenevoli il 19 febbraio 2014 Carmelo Barbagallo introdusse, quindi, di persona l’argomento (la ‘fusione’) e, dopo una serie di narrazioni e reciproche accuse tra i due presidenti, su cui torneremo più in dettaglio per altri interessanti aspetti, affermò: “Non ho appreso nulla di nuovo debbo dire, nel senso che sapevo e so, sappiamo perfettamente che questa è un’operazione molto difficile… C’è qualcosa perché… può cambiare da un momento all’altro e la verità che c’è di nuovo…. l’AQR … la necessità di avere le banche forti sotto molti profili…  Le cose cambieranno drasticamente. A Francoforte si sta procedendo con passi velocissimi, con una grandissima determinazione… l’atteggiamento nei confronti dei paesi percepiti deboli non è…, diciamo, non fa presagire nulla di buono poi magari vedremo insomma…”

E poi ancora Carmelo Barbagallo pressò così i due presidenti presenti: “… Fermo restando che noi sapevamo, e continuiamo ovviamente a saperlo, che dal punto di vista personale ci sono delle difficoltà, però  l’invito era e rimane questo, però poi nessuno deve fare le cose per forza, l’invito era ed è quello di verificare quali siano i presupposti tecnici anzitutto…”.

Dopo una serie di altre affermazioni, di fronte all’argomentazione di Trinca che gli advisor di Veneto Banca, Goldman Sachs, avevano già iniziato il loro lavoro e alla sua domanda “possiamo noi valutare, valutare, fare delle valutazioni al di fuori di quello che poi sarà il responso dell’AQR, dott. Barbagallo?“, l’allora responsabile della Vigilanza sbottò: “presidente ma lei mi sta dicendo che da qui a novembre tutto si deve fermare perché c’è l’AQR?…. Nel senso anche il sistema, che ci saranno altre operazioni, non è che uno si ferma perché c’è l’AQR…? L’AQR…. ce l’avete voi, ce l’ha Vicenza!“.

E poi ancora: “aspettare novembre (2014, ndr) significa per noi non avere più il governo di questa cosa. Cioè io ricordo che dal 4 di novembre non saremmo più noi a decidere, la competenza passa all’SSM quindi noi saremo … in un contesto non certo migliore….. ma in tutti i sensi anche nel senso di una severità che purtroppo in Europa è molto maggiore rispetto a quella che noi… è domani, domani il momento… Per me arrivare a novembre o oltre novembre è una cosa che non credo possibile.

Barbagallo, quindi, incalzò evidentemente soprattutto Trinca: “quindi  o questa cosa si fa in tempi brevi oppure se non la volete fare non la facciamo, non la si faccia e va bene così, non c’è nessun problema nel senso che poi si troveranno altre soluzioni, però ecco allora o si fa in tempi brevi o non si fa questo… se l’idea è quella di portarla alle lunghe, di arrivare oltre i risultati dell’AQR non ci siamo ma anche per un fatto, ripeto, lo sottolineo, oggettivo: cioè non saremo più noi a decidere, quindi…“.

Dopo un intervento di Zonin, che, mentre si affrontano argomenti strategici, tornava, non si capisce perché, sulla sua polemica con l’assente Consoli, l’allora responsabile della Vigilanza  riprese in mano le operazioni e fu ancora più secco con Trinca: “… se lei viene incontro alle raccomandazioni della Banca d’Italia in tempo infinito…  Cioè lei deve venire incontro, Veneto Banca… a Banca d’Italia, in tempo finito, in tempo preciso che è il tempo…. non in un tempo ulteriore rispetto a quello perché se no… glielo dico…“.

Non è chiaro che Barbagallo abbia spinto per la “soluzione” BPVi già da allora, circa 4 anni prima della sua audizione in Commissione in cui, concordemente con Visco, affermò deciso che Banca d’Italia non aveva mai indirizzato alcuna scelta?

Ecco allora le sue frasi finali il 19 febbraio 2014: “… guardi allora in questo veramente vorrei essere molto chiaro, ne approfitto della presenza…, noi non è che abbiamo tirato fuori come cilindro dal cappello la soluzione Vicenza perché, chissà, ci eravamo innamorati…“.

Eppure Barbagallo in audizione nel 2017 disse sostanzialmente: “noi abbiamo detto a Veneto Banca solo che era necessario che cercasse un Istituto di adeguato standing, senza mai dire che questo fosse BPVi!“.

Non è vero questo passaggio, cruciale nel ricostruire la storia del doppio crac delle due Popolari venete ed individuarne le responsabilità non solo a livello locale ma anche di sistema?

O il colloquio, di cui abbiamo documentata e testuale certezza che sia avvenuto, non è interpretabile nei termini che vi abbiamo riportato, per ora, con una necessaria sintesi?

A circa due anni dalle audizioni di Visco e Barbagallo e dopo il confronto con Antiga negato a Orfini da Casini & c., è giunta l’ora che il confermato governatore e l’ex capo ella vigilanza, ora promosso, facciano completa chiarezza su questa questione fondamentale che tocca anche la loro credibilità oltre che il loro operato, che ha influito sull’evoluzione negativa della situazione delle due ex Popolari venete poi poste in liquidazione bruciando, a vantaggio di altri interlocutori, miliardi di risparmi di circa duecentomila soci ancora oggi in attesa di indennizzi e verità.

Abbiamo chiesto via Pec col dovuto anticipo, l’11 luglio scorso, ai presenti all’incontro di poterli intervistare al riguardo.

Se i legali di Trinca e Zonin non hanno ritenuto di dare un riscontro, Banca d’Italia ci ha cortesemente risposto il 16 luglio per il dr. Barbagallo che “si fa presente che, vista la necessaria riservatezza sull’argomento legata ai processi in corso, non ci è possibile accogliere la Sua richiesta“…

Ma per il corso regolare di questi processi, in cui addirittura via Nazionale si è costituita parte civile come “danneggiata”, non sarebbe indispensabile, lo chiediamo a Banca d’Italia e al Mef, districare la matassa della doppia verità di Barbagallo: quella in audizione a novembre 2017 e quella, tutta diversa, nell’incontro del 19 febbraio 2014?!