La Sinfonia “Eroica” è la prima e la più potente espressione dell’impulso di Beethoven a vivere con la musica il suo tempo, gli eventi, gli ideali, i conflitti morali, espressione nuova in tutto di un’arte che intende giudicare, agire, partecipare, dividere sofferenza e felicità, sconfitte e vittorie con gli altri. Ciò che fino a quel momento era stato oggetto della filosofia e della poesia drammatica (con Kant, Goethe e Schiller, prima «di tutti), nell’Eroica Beethoven se l’appropria con un’energia improvvisa e incontenibile, che ancor oggi ci impressiona. Nata come genere di intrattenimento per udienze esclusivistiche, grazie all’Eroica la Sinfonia veniva caricata così di significati estremamente più complessi ed ambiziosi.
In che modo ciò potesse avvenire lo ha spiegato nel 1918, in termini nitidissimi, il musicologo tedesco Paul Bekker: «Beethoven modifica la destinazione del genere sinfonico, nel senso che esso, se fino a quel momento serviva come intrattenimento per un ambiente ristretto e chiuso, supera ora questi limiti e diventa oggetto di discussione per una moltitudine finora sconosciuta, totalmente nuova nel numero e nella sua composizione. (…) La novità rivoluzionaria, grazie alla quale la Sinfonia di Beethoven rappresenta per noi l’inizio di una nuova era musicale, sta nel fatto che l’autore non compone tanto una nuova musica, ma si rivolge ad un nuovo uditorio. (…) La sua fu un’ulteriore elaborazione del grande movimento democratico che dalla Rivoluzione francese condusse alle guerre di liberazione tedesche. Questa capacità di parlare alle masse la possiamo percepire ogni volta che, ascoltandola di nuovo, viviamo in noi stessi la su potenza catartica e solenne, poiché in tali momenti noi stessi diventiamo il pubblico per il quale Beethoven ha composto, la comunità cui egli parla.»
Lo slancio delle parole di Paul Bekker – scritte mentre l’Europa usciva dal primo conflitto mondiale e si avviava verso la pace – sembra figlio di un intero secolo di idealismo, sommato a una solidità di analisi scaturita dalla musicologia positivistica. E tuttavia concetti simili li ritroviamo – come suggerisce Carl Dahlhaus – già nel 1802, nel Musikalisches lexicon di Christoph Koch: «Poiché la musica strumentale non è altro che imitazione del canto, la Sinfonia in specie, prende il posto del coro e perciò, come il coro, ha lo scopo di esprimere i sentimenti di una intera moltitudine».
A completare il programma eseguito dall’Orchestra da Camera “Lorenzo Da Ponte” diretta dal maestro Roberto Zarpellon l’Ouverture “im italienischen Stil” in Re magg. D 590 di Franz Schubert . Come da abitudine alla serata sarà collegata una raccolta fondi a favore di Casa San Francesco.
Il concerto è ad ingresso libero solo se muniti di appositi tagliandi, se ancora disponibili, in distribuzione presso l’Ufficio IAT di Bassano del Grappa in Piazza Garibaldi (Museo Civico) tel 0424 519917.