Alla luce della relazione dei Commissari del Ministero della Salute sui decessi dei neonati per infezione da Citrobacter avvenuti presso l’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) chiede in un comunicato “che venga immediatamente revocato il provvedimento di sospensione disposto dalla Azienda sanitaria nei confronti del dottor Paolo Biban. Le accuse rivolte al Primario sono, infatti, immotivate, illogiche ed illegittime e la SIN ritiene che il neonatologo debba essere ripristinato integralmente nel suo ruolo di Direttore della U.O.C. Pediatria ad Indirizzo Critico, in attesa dell’esito delle indagini in corso da parte delle autorità competenti”.
“Sin dal 19 giugno 2020 la SIN ha immediatamente manifestato la sua vicinanza alle famiglie di tutti i neonati deceduti a seguito dell’infezione da Citrobacter, nonché a tutto il personale sanitario dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona che quotidianamente, con costante impegno, professionalità e dedizione si occupa delle cure di questi piccoli neonati, mettendosi a disposizione delle Autorità competenti e dichiarandosi fiduciosa dell’esito delle indagini in corso a chiarimento delle cause dei terribili eventi verificatisi – prosegue il comunicato -. La SIN interviene, ora, in seguito alla relazione dei Commissari inviati dalla Direzione Generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute il 4 settembre scorso per fare luce su quanto accaduto, dalla quale sono emerse le criticità organizzative che hanno avuto una determinante rilevanza causale nel verificarsi degli eventi”.
“Da tale relazione emerge “la mancanza di una forte “governance” della struttura sanitaria da parte dei vertici della Direzione aziendale nelle sue diverse espressioni, tale da non favorire la definizione di un piano chiaro di integrazione tra le diverse strutture aziendali che si occupano di infezioni correlate all’assistenza (…) e conseguentemente di mettere in atto le dovute e immediate azioni di contenimento e miglioramento”.
Il punto nodale della vicenda, secondo la SIN, è costituito dal “grave ritardo da parte della Direzione ospedaliera ad adottare con immediatezza tutte le misure necessarie al contenimento dell’infezione e al miglioramento della condizione generale del reparto, come emerge da diversi atti che hanno spinto l’Ordine dei Medici di Verona a parlare di “un rimpallo di responsabilità”, attuando “una vera e propria caccia al colpevole” incentrata direttamente sul personale sanitario, sino a giungere alla sospensione del Dott. Paolo Biban.
Dalla visita ispettiva svolta dai Commissari Ministeriali emerge una realtà ben diversa da quella prospettata dalla Direzione ospedaliera secondo cui il Direttore Generale dell’Ospedale di Verona (Dott. Francesco Cobello) “ha ripetutamente rappresentato di essere venuto a conoscenza dell’infezione da Citrobacter Koseri solo a partire dal mese di maggio”. In realtà, “il Direttore Generale era informato già dal 6 dicembre 2019 della presenza di almeno un caso relativo alla neonata poi trasferita al Gaslini”. Quindi la Direzione Generale era informata della infezione in corso e, ciò nonostante, ha omesso di avvisare immediatamente l’Azienda Zero e, conseguentemente, ha gravemente tardato nella adozione delle misure necessarie a fronteggiare la situazione.
Per concludere, spiega la Sin, “non si può far altro che richiamare quanto espresso nell’audit ispettivo realizzato dal Ministero della Salute, in modo chiaro ed inequivocabile: “l’organizzazione complessiva dell’Ospedale e i meccanismi di funzionamento sono compiti, non delegabili, della Direzione Generale” ed ogni carenza, disservizio e ritardo, andranno a lei imputati”.