Bce taglia i tassi, Masciandaro su Il Sole 24 Ore: “Rondine che non fa primavera”

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La Banca Centrale Europea, nella giornata di ieri, come preannunciato, ha provveduto al taglio dei tassi di interesse. Una mossa che avrà ripercussioni su prestiti e mutui bancari, oltre che sui titoli di Stato e sull’economia in generale. (leggi qui).

Dalle pagine de Il Sole 24 Ore oggi in edicola si segnala un commento piuttosto critico da parte di Donato Masciandaro, docente della Bocconi e nominato ad aprile 2023 consigliere del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in materia di politica monetaria, politica della regolamentazione e della vigilanza bancaria e finanziaria, includendo antiriciclaggio ed antiusura.

Una decisione contraddittoria, inutile, forse dannosa. La Banca centrale europea riduce i tassi, ma non risponde alle tre domande cruciali: come mai i tassi di interesse si abbassano, quando le previsioni sull’inflazione peggiorano? Quale sarà il percorso dei tassi dei prossimi mesi? E in tale percorso, quanto si terrà conto delle decisioni della Fed? La Bce continua a non fare il suo dovere: ridurre l’incertezza. Fa il contrario: l’aumenta. È una rondine che non fa primavera, ma solo confusione”, scrive Masciandaro.

Secondo il bocconiano il ragionamento parte dall’inflazione che, secondo le previsioni Bce di marzo sarebbe dovuta scendere, ma per quest’anno registrerà invece cinquanta punti base più alta rispetto a quelle previsioni, nel 2025 non raggiungerà il target, sforandolo di venti punti base. A fronte di questa situazione la Banca centrale europea – lamenta Masciandaro – prosegue sulla strada delle decisioni volta per volta, in un’ottica improntata alla incertezza, vera parola chiave del corsivo del consulente ministeriale.

Perché? La risposta è il solito ritornello da disco rotto: ci sono tanti fattori di incertezza, seguito dal trito e ritrito elenco in cui c’è tutto, quindi non c’è niente. C’è l’incertezza sui salari, che dipende dalle aspettative dei lavoratori. C’è l’incertezza sui margini di profitto, legata alle aspettative delle imprese. C’è l’incertezza su tutta la struttura dei tassi sulle attività finanziarie, influenzata dalle aspettative dei mercati.

Ma da che cosa dipendono tutte queste aspettative? Dalla banca centrale, quando fa il suo dovere di bussola istituzionale, annunziando il percorso futuro dei tassi. Ma la Bce fa il galleggiante, non la bussola. In più: a Francoforte non solo sono muti, ma anche smemorati. La presidente Lagarde ha ricordato che negli ultimi due anni la Bce in una prima fase è stata “repentina” nell’aumentare i tassi; peccato che ha dimenticato l’aggettivo “tardiva”, con i relativi costi sui salari reali. Poi è stata ricordata la seconda fase, quella dello stallo monetario, iniziata l’autunno scorso; qui l’omissione riguarda il fatto che l’inerzia monetaria – “non faccio e non parlo” – aumenta l’incertezza, quindi deprime l’economia. Il fatto che l’area Euro abbia finora evitato la recessione non deve far dimenticare che la crescita economica sarà anemica – cioè minore della crescita potenziale – almeno fino al 2026.

Nel summenzionato elenco non manca mai il dollaro, che può essere rubricato anch’esso, come gli altri fattori, a “buche sulla (fantomatica) strada intrapresa”. Viene in mente che nell’ottobre 2005 Janet Yellen, allora alla Fed, liquidò una domanda sui mutui ad alto rischio, definendoli «non altro che un buco nella strada». Peccato che quei mutui furono la miccia della Grande Crisi del 2008. Nell’utilizzo delle metafore occorrerebbe prudenza, non fosse altro per ragioni di scaramanzia”, conclude la sua analisi Masciandaro.

Fonte: Il Sole 24 Ore