Preoccupa cittadini e istituzioni a Vicenza la chiusura, già avvenuta o annunciata, di diversi negozi del centro storico. Già chiusa Conbipel, entro l’estate chiuderà anche H&M e, timore di questi giorni ma decisamente smentito dall’azienda, anche Sisley e Benetton. Un post su Facebook di Andrea Lucangeli, elettore di centrodestra, sostenitore del candidato di Forza Italia, avvocato Fabio Mantovani, alle elezioni del 2018, prima che Fratelli d’Italia e Lega virassero sul civico Rucco costringendolo al ritiro, ha sottolineato la preoccupazione per lo svuotamento del centro storico di Vicenza.
Lucangeli sottolinea come la questione dal suo punto di vista non sia solo economica e legata alla crisi post-lockdown da Coronavirus, ma riguardi la gestione complessiva del centro storico, dove manca anche un fast food a basso costo (qui forse dimentica “Montaditos”) penalizzato nella competizione con il polo commerciale in Strada Padana verso Padova e Torri di Quartesolo con il Palladio e le Piramidi. Il post di Lucangeli ha ricevuto il like di Otello Dalla Rosa, candidato del Partito Democratico sfidante di Rucco e ora consigliere comunale di opposizione. Un like che non è passato inosservato data a diversa appartenenza politica.
«Il problema del centro storico di Vicenza è un problema di abbandono – ci spiega Dalla Rosa al telefono -, abbandono che è di tre tipi: intanto residenziale, perché non ci sono più politiche di incentivo alla residenza nella zona centrale della città e quindi c’è un impoverimento di famiglie che abitano il centro storico. Il secondo impoverimento riguarda l’accessibilità del centro storico. Una famiglia va dove riesce a portare a casa di più spendendo di meno. Il centro storico soffre questa competizione perché i parcheggi hanno un costo. Le idee di interscambi con i mezzi e parcheggi gratuiti il sabato e la domenica o anche durante la settimana, potevano essere delle occasioni di avvicinamento al centro storico. E poi c’è una questione che riguarda gli affitti. Non puoi avere in certe zone degli affitti troppo alti altrimenti sono accessibili solo ad alcuni. Il centro deve essere di qualità, ma accessibile anche alle famiglie normali, altrimenti si impoverisce».
Ma la questione degli affitti non andrebbe affrontata soprattutto dal governo nazionale?
«Certo, ma ci sono anche tanti spazi comunali chiusi. E poi c’è anche un aspetto che riguarda la carenza di manutenzione e di cura perché poi la cura significa contrastare il degrado. Se tu hai un potenziale bellissimo salotto che però è costoso per arrivarci, non offre facilità di consumi per le famiglie, ecco che poi risulta abbandonato. Il cento storico non può essere solo Basilica Palladiana, comprende anche Porta Padova, San Felice, viale Milano, San Pietro, Campo Marzo. Il pensiero attorno al cuore della città è assente. Io avevo lanciato l’idea, in campagna elettorale, di portare all’ex Fiera la facoltà di architettura e design. Parlare di università significa parlare di spazi. Al di là degli interventi del governo c’è tutta una riqualificazione da fare e qui è il Comune che deve agire».
Esprime preoccupazione per la situazione del centro storico anche il deputato vicentino di Forza Italia ed ex membro del Csm Pierantonio Zanettin, che aggiunge qualche consiglio al sindaco Rucco sulle prossime mosse in tal senso. «Il calo dei consumi dovuto all’emergenza Covid evidentemente colpisce anche le grandi catene. La speranza è che gli spazi abbandonati vengano occupati da altri commercianti, anche se sappiamo tutti che ci sono degli affitti molto cari in centro. In questo senso il governo dovrebbe trovare degli incentivi fiscali con il decreto rilancio per rendere più accessibili i canoni di locazione. La mano pubblica si deve interrogare su come aiutare il tessuto commerciale di Vicenza. Per esempio il sindaco potrebbe aprire un grande tavolo con tutti i commercianti e le associazioni per trovare delle strategie di rilancio. Poi anche organizzare eventi e manifestazioni che lo animino. Il centro storico ha talvolta dei prezzi eccessivi, quindi serve anche una presa di coscienza collettiva».
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