Fruizione del bello, tutela del bene storico/archeologico e abbattimento delle barriere architettoniche: combinazione sicuramente complessa ma non impossibile. La logica degli interventi è cambiata nel tempo. Si è passati dalla definizione di spazi dedicati o speciali per soddisfare particolari esigenze (legate a situazioni di invalidità o disAbilità funzionale) a luoghi per tutti, accessibili e inclusivi, idonei a favorire la socializzazione senza discriminare, indipendentemente da condizioni di limitazione fisica, sensoriale o cognitiva.
Come conciliare questa volontà di inclusività con le realtà dei beni culturali?
Edifici e giardini storici, parchi naturali, musei, aree archeologiche, presentano spesso contesti sfavorevoli all’effettività dell’inclusione.
Il problema è di difficile soluzione per la concomitanza di esigenze contrastanti: da un lato l’abbattimento delle barriere architettoniche nella volontà di applicazione del principio di inclusività, dall’altro la necessità di installazioni di impianti invasivi (ascensori/rampe in musei ed edifici storici) che contrastano con un principio base del restauro architettonico, quello del “minimo intervento”.
Nelle aree archeologiche in particolare, essendo in molti casi estese e tutte comunque all’aperto, le difficoltà si moltiplicano. Itinerari percorribili soltanto a piedi, forti dislivelli e piano di calpestio accidentato, esposizione alla pioggia e/o al sole estivo.
Alla base delle azioni intraprese e da intraprendersi deve esserci il principio della visitabilità e del comfort ambientale, ovvero della sicurezza dell’area, della fruibilità della stessa e delle relative attrezzature, da parte di tutti.
Per rispondere pienamente al principio di inclusività è stato sicuramente necessario rimodulare il cosiddetto vincolo di tutela.
Negli anni 80/90 è cominciata l’opera di superamento dell’idea che i beni sottoposti a vincolo di tutela, per essere salvaguardati, fossero pressoché intoccabili.
La l. n. 13 del 1989 impone la rimozione delle barriere architettoniche anche per beni sottoposti a disposizione di tutela per il loro valore paesaggistico o per l’esistenza di un vincolo di natura storico/artistico.
Ulteriori passi avanti nell’abbattimento delle barriere architettoniche sono stati fatti con la l. n. 104 del 1992 e con il d.P.R. n. 503 del 1996 nel cui raggio di azione rientrano anche le aree archeologiche. È ribadita, fermo restante la tutela dei valori storico/estetici del bene, la necessità di renderlo fruibile ove possibile, con eventuali soluzioni alternative, e sono precisati all’art. 4 alcuni criteri progettuali relativi all’adeguamento per l’accessibilità e la visitabilità di “aree e spazi pubblici”, ad integrazione e rafforzamento della normativa precedente.
Accessi alternativi con servizi di assistenza dedicati e con dispositivi audio/video disponibili; pavimentazione uniforme e antisdrucciolo; rampe che colmino i dislivelli; postazioni per una fruizione panoramica; percorsi individuati – tra quelli di primaria importanza – che siano di fatto più agevolmente percorribili, con vari punti di sosta (magari coperti), aree ristoro e bagni adeguati; uso di elettroscooter.
Queste sono alcune delle soluzioni individuate e adottate.
Nel Lazio, ad esempio, la Direzione del Parco archeologico di Ostia Antica ha sviluppato negli anni una serie di progetti volti al superamento delle barriere architettoniche, con la creazione nell’area degli scavi di Ostia Antica di percorsi pensati per chi presenta difficoltà di deambulazione o deve ricorrere alla sedia rotelle. Si è anche investito per ampliare l’accessibilità virtuale, pubblicando sul sito web di Ostia Antica, la versione digitale dei pannelli recentemente allestiti nell’area archeologica stessa, prima tappa di un rinnovamento dell’apparato didattico-illustrativo che riguarderà tutti i siti di competenza del Parco. I nuovi pannelli sono pensati per accompagnare il visitatore – reale e virtuale – alla scoperta dell’area archeologica, offrendo un’introduzione generale alla città e ai suoi quartieri, insieme a focus specifici dedicati ai monumenti e agli edifici principali.
Il Parco Archeologico del Colosseo, che comprende la Domus Aurea, il Foro Romano, il Colosseo e il Palatino, dal 2018 ha avviato una serie di azioni coordinate volte a favorire l’autonomia di visita. Per gli ipovedenti e non vedenti è stato realizzato un percorso tattile con undici pannelli sui quali si racconta, nei diversi luoghi del Parco ove sono adibiti, la storia e l’evoluzione architettonica dei quartieri e degli edifici, all’interno di una linea del tempo in grado di far percepire i cambiamenti avvenuti in un arco cronologico molto lungo.
Il Parco ha attivato una convenzione con l’Istituto statale Sordi di Roma per la realizzazione, su prenotazione, di eventi mensili che includono iniziative speciali rivolte a bambini e adulti non udenti a cui si aggiungono iniziative promosse dal servizio Educazione, Didattica e Formazione che, attraverso visite e percorsi in LIS tenute da guide sorde, coinvolgono anche famiglie ed udenti.
Sono stati individuati alcuni percorsi accessibili per tutti al Foro Romano e al Palatino, che comprendono, ad esempio, un ascensore all’ingresso della Salara Vecchia e un ascensore all’altezza della Curia Iulia, al livello di Via dei Fori Imperiali, così come un ascensore collega il primo e secondo livello del Colosseo. In dotazione al Parco anche delle golf card, sedie a rotelle, bagni privi di barriere e fasciatoi per i piccoli visitatori.
Lungo i percorsi sono state pensate aree di sosta, fontanelle d’acqua.
Nei Parchi archeologici della Val di Cornia si è cercato di lavorare per la piena accessibilità di tutti i visitatori e tenendo conto che in alcuni casi la natura dei siti permette inevitabilmente solo un accesso parziale alle aree archeologiche situate alla sommità dei percorsi più lunghi e impervi, si è investito anche in progetti «volti a diffondere la conoscenza del patrimonio valorizzato, ovvero a renderlo accessibile in tutti i sensi».
In Campania, nell’Area Archeologica di Paestum, dal 2021 si è intervenuti implementando percorsi in battuto per permettere una visitabilità del parco nella sua quasi totalità, con collegamenti a guide sonore elettroniche (colonnine con antenna sensore) che con ausilio di speciali bastoni, vogliono rendere l’esperienza dell’ospite quanto più fattibile in autonomia. Per una ancor maggiore visitabilità dell’area è stata proposta l ‘integrazione con pannelli tattili ed una app dedicata che spieghi la visita passo per passo.
Il progetto E.Lis.A (Enjoy Lis Art) ha realizzato percorsi multimediali in importanti siti culturali, tra i quali il Parco Archeologico di Pompei. La progettazione e l’esecuzione del progetto hanno visto il coinvolgimento attivo delle comunità di persone sorde e affette da ipoacusia presenti su tutto il territorio regionale “che hanno garantito il miglior interpretariato in lingua dei segni Italia (LIS) e in International Sign Language (IS) dei contenuti storico-artistici”.
Nel progetto “Pompei Per Tutti” sono stati individuati e resi fruibili e accessibili oltre 3,5 km di percorso nell’area cittadina oltre che alcuni edifici, mentre, grazie ad un protocollo d’intesa stipulato tra il Parco archeologico di Pompei e l’Ente Nazionale Sordi-Sezione Provinciale di Napoli (ENS), sarà possibile per le persone sorde avvalersi di un accompagnamento dedicato, per fruire al meglio il sito di Pompei e cogliere appieno le suggestioni e le atmosfere dei luoghi. A tal fine sono stati opportunamente formati operatori specializzati madrelingua LIS dallo stesso personale del Parco archeologico, al fine di “poter strutturare una visita al sito adeguata alle esigenze specifiche dei sordi consentendo di superare un’ulteriore barriera all’accessibilità del nostro patrimonio culturale”.
Nel piano di superamento delle barriere architettoniche e sensoriali le difficoltà sono emerse ed emergeranno. La differenza la fa non soltanto la piena coscienza dell’importanza di rendere vivibile e fruibile per tutti il patrimonio culturale, ma anche l’investimento economico che determinati adeguamenti e progetti di implementazione di supporti audio visivi necessitano.
Del resto, l’ausilio delle nuove tecnologie sicuramente può aiutare a migliorare l’offerta culturale.
Pensiamo alle stampanti 3D, e al potenziale d’uso in ambito culturale, permettendo ad esempio la riproduzione di sculture fruibili alla conoscenza di ipovedenti o non vedenti ma anche di tutti coloro che non potrebbero mai vederle nel loro sito originario.
Pensiamo all’uso della Realtà virtuale per le ricostruzioni di interi ambienti o aree, che sarebbero così fruibili e visitabili pur non essendo normalmente accessibili a tutti o ad alcune persone in particolare.
Pensiamo alla Realtà aumentata (AR) che può evidenziare specifiche funzionalità e migliorare la comprensione, ad esempio, della visione d’insieme di determinate aree di un sito archeologico.
«Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”
FONTI
http://www.ipac.regione.fvg.it/userfiles/file/CORSI/corso%20accessibilita’%20musei/PU_areearcheologiche_96.pdf
Progettare senza barriere architettoniche? Quando, come e perché?
Barriere architettoniche e tutela dei beni culturali: la guida
http://musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2016/04/Atto-di-indirizzo-sui-criteri-tecnico-scientifici-e-sugli-standard-di-funzionamento-e-sviluppo-dei-musei-DM-10-maggio-2001.pdf
https://www.ostiaantica.beniculturali.it/it/dove-siamo/ostia-antica/accessibilita/
https://colosseo.it/visita/il-parco-per-tutti/
http://pompeiisites.org/info-per-la-visita/pompei-per-tutti/accessibilita-pompei/
Realtà virtuale e realtà aumentata: cosa sono, tecnologie, applicazioni
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Fonte: Beni culturali e accessibilità