Qualche giorno fa su ilfattoquotidiano.it (vedi in fondo) si poteva leggere una notizia dal titolo: Carige, la Cassazione annulla condanne dell’ex presidente Berneschi e altri imputati: “La competenza era del tribunale di Milano”.
Si veniva a conoscenza, così, che il processo a Giovanni Berneschi dovrà essere rifatto dall’inizio. Con la sentenza della Cassazione si annulla la condanna a 8 anni e 7 mesi. La cancellazione della sentenza d’appello del processo genovese è dovuta al fatto che il più grave reato contestato (riciclaggio) era avvenuto in territorio lombardo. Il risultato è che tutto andrà, quasi sicuramente, in prescrizione e Berneschi risulterà assolto. Innocente? Difficile crederlo dal momento che la condanna in appello era chiara e pesante. Il processo dovrà essere rifatto anche per Ferdinando Menconi (8 anni e 6 mesi), per il commercialista Andrea Vallebuona (6 anni e 1 mese), per gli imprenditori Sandro Maria Calloni (9 anni e 7 mesi) ed Ernesto Cavallini (8 anni e 6 mesi), condannati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio e falso. Nelle notizie riportate si legge che la nuora di Berneschi, Francesca Amisano aveva già patteggiato la pena a 2 anni e 3 mesi oltre alla confisca di beni per un totale di 1,3 milioni euro.
Un’altra notizia, questa risalente al marzo del 2016 (fonte “Il fatto quotidiano” che riporta una nota dell’Ansa), ci informa che il Berneschi, oltre tre anni fa, si accordò con l’Agenzia delle Entrate per pagare 7,4 milioni di euro “per i debiti tributari maturati sul denaro depositato all’estero”
Adesso il “processo Carige” è da rifare e tutto finirà (quasi certamente) in prescrizione e, quindi, in niente. Non ci sarà nessun colpevole, nessuna condanna e tutti saranno liberi. Questo è un esempio lampante di giustizia insufficiente e non uguale per tutti. Si provi a pensare se fosse successo a persone normali e “non eccellenti” quali sono i condannati in appello.
Ma oltre a questa notizia che, personalmente, mi lascia perplesso e che fa sorgere il dubbio che qualcosa di simile possa accadere in altri processi che riguardano le banche, c’è una dichiarazione del Berneschi che viene riportata virgolettata da “Il fatto quotidiano” del 15 ottobre 2019. Dice l’ex presidente di Banca Carige: “C’è ancora un procedimento a Milano da affrontare, ma una cosa posso dirla fin d’ora: chiederò milioni di euro di risarcimento alla giustizia per quello che ho passato con la mia famiglia, per tutta la sofferenza che abbiamo sopportato”.
Ora, va bene tutto ma che uno che è stato condannato in appello e che riesce ad ottenere il rifacimento del processo perché doveva essere giudicato da un tribunale diverso da quello di Genova (si badi bene che non si contesta la condanna ma chi l’ha sentenziata) e che, per questo, sarà (quasi certamente) assolto per prescrizione chieda anche un risarcimento milionario allo Stato (quindi ai contribuenti onesti) francamente mi sembra troppo.
*Carige, la Cassazione annulla condanne dell’ex presidente Berneschi e altri imputati: “La competenza era del tribunale di Milano”
Il procedimento per la maxi truffa da 22 milioni di euro ai danni del ramo assicurativo Carige Vita Nuova dovrà quindi ripartire dall’udienza preliminare e destinato alla prescrizione
Non dovevano essere i giudici di Genova a processare Giovanni Berneschi, ex presidente di Banca Carige ed ex vice presidente dell’Associazione bancaria italiana. La Cassazione ha annullato la condanna a 8 anni e 7 mesi che gli era stata inflitta in appello perché doveva essere il Tribunale di Milano a procedere per competenza territoriale: il reato più grave contestato ovvero il riciclaggio era radicato nel capoluogo lombardo. Il procedimento per la maxi truffa da 22 milioni di euro ai danni del ramo assicurativo Carige Vita Nuova dovrà quindi ripartire dall’udienza preliminare ed è probabilmente destinato alla prescrizione.
I legali del banchiere avevano sollevato in più occasioni la questione di incompetenza territoriale. Istanze sempre respinte che però gli ermellini hanno riconosciuto. Il processo dovrà ripartire anche per Ferdinando Menconi (otto anni e sei mesi), per il commercialista Andrea Vallebuona (sei anni e un mese). E, ancora, l’imprenditore Sandro Maria Calloni (nove anni e sette mesi) e l’imprenditore Ernesto Cavallini (otto anni e sei mesi). I reati contestati a vario titolo includono l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, il riciclaggio e il falso. La nuora di Berneschi, Francesca Amisano aveva già patteggiato la pena a 2 anni e 3 mesi oltre alla confisca di beni per un totale di 1,3 milioni euro.
Secondo la procura di Genova e le indagini della Guardia di finanza Berneschi e Menconi avevano fatto acquistare al ramo assicurativo della banca immobili e quote societarie da imprenditori compiacenti a prezzi gonfiati, tramite perizie artefatte, per reinvestire le plusvalenze all’estero, in Svizzera in particolare, attraverso società schermo. La truffa avrebbe fruttato a Berneschi e agli altri imputati circa 22 milioni. In una intervista a Il Secolo XIX Berneschi dice: “C’è ancora un procedimento a Milano da affrontare, ma una cosa posso dirla fin d’ora: chiederò milioni di euro di risarcimento alla giustizia per quello che ho passato con la mia famiglia, per tutta la sofferenza che abbiamo sopportato”.
** di F. Q. | 17 OTTOBRE 2019
Carige, l’ex presidente Berneschi si accorda con il fisco: pagherà 7,4 milioni per i capitali all’estero
Sette milioni e quattrocentomila euro. Tanto dovrà pagare al fisco l’ex presidente di Banca Carige, Giovanni Berneschi, per i debiti tributari maturati sul denaro portato all’estero. Lo riferisce l’Ansa citando fonti investigative. Secondo le quali Berneschi, sotto processo per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e riciclaggio, avrebbe trovato un accordo con l’Agenzia delle Entrate che si era attivata dopo che la magistratura, tramite la Guardia di finanza di Genova, aveva trovato depositati in Svizzera ingenti capitali. All’ex banchiere sarebbe stata concessa una rateizzazione e avrebbe già saldato una prima rata di circa 400mila euro.
di F. Q. | 15 MARZO 2016