Per celebrare il primo Dantedì, il Comitato vicentino coordinato da Vladimiro Riva, consigliere delegato del Consorzio Vicenza è, ha prodotto un video sulla Divina Commedia del 1395, custodita dalla Biblioteca Bertoliana.
Il lavoro è stato realizzato per conto del Consorzio Vicenza è da Alessandro Meggiolan di Adifly, con la collaborazione della presidente della Bertoliana, Chiara Visentin.
Nel video, il bibliotecario conservatore Sergio Merlo racconta la storia del manoscritto, giunto nel 1854 a Vicenza a seguito di una donazione da parte di Giuseppe Riva, che era vicentino ma risiedeva a Padova.
In giorni così complessi per il nostro Paese l’iniziativa rappresenta, oltre che un doveroso omaggio al Poeta, un gesto di attenzione verso i tesori custoditi dalla Biblioteca Bertoliana, custode fisico e simbolico della cultura civica della città.
Il video è stato diffuso sui principali social network.
La storia del manoscritto
Il manoscritto del 1395 è frutto del lavoro del copista veronese Bivilaqua, che si firma con una lunga e dotta sottoscrizione in versi. Fu restaurato nel 1851 dal marchese Lodovico Gonzati, che intervenne tanto sulla decorazione quanto sulle parti scritte dei fogli iniziali delle tre cantiche. Il restauro è precedente alla donazione: quindi, da Padova, Giuseppe Riva si rivolse al marchese Gonzati per mettere a posto la Commedia che tre anni donò a Vicenza. In quell’occasione furono restaurate anche le miniature delle cantiche: quella dell’inferno fu rifatta completamente, di quella del Purgatorio di originale resta solo l’oro, mentre quella del Paradiso è sostanzialmente intatta. Il nome di Gonzati è ben conosciuto in Bertoliana: fu lui che in seguito effettuò un’importante donazione di volumi e infatti a lui è intestato il fondo più prezioso della biblioteca. Inoltre il manoscritto del 1395 risulta rifilato pesantemente: solo il margine interno risulta intatto. Si pensa che in origine potesse avere dimensioni di 300 x 200 millimetri.
Chi era il donatore? Lo racconta Sebastiano Rumor negli “Scrittori vicentini”, spiegando che Giuseppe Riva (1791- 1872) era un vicentino che viveva a Padova, ed era un grande collezionista che donò alla Bertoliana 32 codici pregiati: “Aveva grande amore per gli studi classici e l’ archeologia, la sua casa diventò un museo di libri d’arte, e dipinti su tela, incisioni su legno e rame”.
Al manoscritto della Bertoliana sono legate due curiosità. La prima riguarda una lunga annotazione che occupa l’intera pagina che precede l’incipit del Paradiso. Un possessore, rimasto anonimo, nel 1599 (siamo quindi in piena Inquisizione: Giordano Bruno fu bruciato nel febbraio del 1600) scrive che, non sapendo leggere la scrittura del codice e preoccupato di possedere un libro proibito, ha pensato di rivolgersi all’inquisitore. Rassicurato da questi sul contenuto, ne lascia opportuna memoria sulla pergamena.
La seconda curiosità riguarda Giorgio Petrocchi, accademico del Lincei e componente del Comitato diretto dell’Enciclopedia dantesca: curò una fondamentale edizione critica della Divina Commedia, basata sulla tradizione manoscritta anteriore a Boccaccio, che fu pubblicata in quattro volumi tra il 1966 e il 1967. Per condurre a termine il suo lavoro, Petrocchi prese informazioni anche sul manoscritto della Bertoliana: lo testimonia la corrispondenza tra lo stesso Petrocchi e il direttore del tempo, Antonio Dalla Pozza.