La Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza dedica a Giorgio Peretti, da poco scomparso, la sala d’ingresso al piano nobile di Palazzo Cordellina. Oggi la sala è stata aperta alla presenza dell’assessore alla cultura e della presidente della Bertoliana.
La sala è allestita con cinque dipinti e sette disegni dell’artista vicentino, in esposizione permanente, dallo stesso donati nel 2021, insieme a un importante corpus di incisioni. La galleria è arricchita da un dipinto di Attilio Marcolli, fondatore del movimento decostruttivista.
L’esposizione è visitabile gratuitamente nei giorni e negli orari in cui Palazzo Cordellina è aperto al pubblico in concomitanza delle iniziative culturali che vi si svolgono. La civica di Vicenza si conferma così, per la ricchezza delle proprie raccolte, sede di conservazione a tutto campo, non solo di libri e archivi, ma anche di opere di pittura e grafica.
“Ringrazio la famiglia Peretti per questa preziosa donazione – ha affermato l’assessore alla cultura – La Biblioteca Bertoliana si conferma come un grande centro culturale, non solo per le documenti che raccoglie e per i progetti proposti alla città. Grazie a questa iniziativa infatti si presenta anche come sede d’esposizione di opere d’arte. Donare collezioni o opere a sedi pubbliche come questa o i Musei, al fine di conservarle e valorizzarle, è inoltre un fondamentale segnale di fiducia nei confronti del mondo delle istituzioni di cui dobbiamo andare fieri, poiché l’arte non può restare nel salotto di casa ma deve aprirsi ai luoghi pubblici della cultura”.
“Esattamente a metà luglio dello scorso anno – ha spiegato la presidente della Bertoliana – abbiamo accolto con vero entusiasmo il fondo che il maestro Peretti ha donato alla Bertoliana. Oggi siamo convinti che la sala che apriamo con le sue opere qui collocate in modo permanente verrebbe apprezzata dal maestro come luogo di esposizione della sua arte. Molti artisti, anche i più contemporanei – e sicuramente il maestro Peretti tra questi si colloca con il suo filone tra artistico e filosofico del Decostruttivismo – sono stati sedotti dal rapporto con l’antico. L’inserimento di opere d’arte in spazi del passato, come le sale di fine Settecento di Palazzo Cordellina, operazione che si può anche chiamare contaminazione o intrusione, secondo noi valorizzano al meglio le opere dell’artista vicentino. Questo è un percorso che da molti artisti viene richiesto e apprezzato, pensiamo anche solo a Kapoor a Palazzo Venier Manfrin a Venezia o a Emilio Vedova ai Magazzini del Sale sempre nella veneziana Punta della Dogana. Un rapporto ancora una volta tra modalità di pensiero, di spazio e di storia che si cercano vicendevolmente e che in Bertoliana cerchiamo di valorizzare: da un lato il pensiero filosofico come quello di Jacques Derrida che attua il decostruttivismo nella linguistica e dall’altro nel segno, nelle forme e nel colore di Giorgio Peretti”.
Giorgio Peretti (1937-2022) fu pittore, incisore, ceramista, designer, teorico e maestro d’arte. Dopo aver frequentato la Scuola d’arte e mestieri di Vicenza, dove si diplomò in progettazione e decorazione per ceramica nel 1956, intraprese lo studio dell’arte dell’incisione a bulino, puntasecca, acquaforte, litografia e della stampa d’arte presso l’Accademia internazionale di Salisburgo sotto la guida del pittore Oskar Kokoschka.
Durante la sua formazione artistica furono fondamentali gli incontri con i maestri e critici Joan Mirò, Marc Chagall, Max Bill e André Verdet.
Fin dai primi anni Sessanta del Novecento espose le sue incisioni e litografie in mostre qualificate in Italia e all’estero. Le sue opere figurano nelle Biennali d’Arte Grafica a fianco di C. Carrà, F. Magnelli, G. Severini, G. De Chirico, A. Savinio, M. Chagall. Espose, nel 1995, alla 46a Biennale Internazionale d’Arte di Venezia a Villa Pisani di Strà.
Fondamentale fu il suo incontro con Attilio Marcolli, con il quale strinse una fraterna e fruttuosa amicizia e collaborazione. Insieme a Marcolli, di cui viene nella sala l’acrilico Dal bianco del 1989, Peretti matura la fondazione del Movimento decostruttivista. Agli inizi degli anni Novanta, Peretti scrive la sua poetica “Decostruttivista”, nella quale fissa i fondamenti del suo modo di intendere la forma e lo spazio, di organizzare le proprie sensazioni visive in figure emergenti dal fondo, secondo i principi della Gestaltpsychologie. I principi classici di bellezza, simmetria, ritmo e armonia vengono superati dall’ “uso minimo di ritmi semplici ripetitivi, ritmo di combinazioni dinamiche e diversificate” (Attilio Marcolli). Nei suoi dipinti le forme si muovono libere “in uno spazio nuovo governato da geometrie agili e fluttuanti capaci di prefigurare dimensioni multiple e, altresì, di emozionare” (Lucia Ferraguti). Gli intrecci, le sovrapposizioni e gli accostamenti dinamici delle colorate forme primarie del quadrato, del cerchio, del triangolo, non più governati dalla geometria euclidea e dalle regole della prospettiva, suscitano in ciascun osservatore sensazioni diverse, derivate da personali elaborazioni della visione.
Collaborò, come decoratore e designer, con fabbriche di ceramica a Vicenza, Bassano del Grappa e Nove di Bassano.
Insegnò in scuole d’arte, istituti superiori e parauniversitari e dal 2000 al 2010 alla Scuola Politecnica di Design di Milano.
Ha esposto in oltre centoquaranta mostre personali e collettive in gallerie d’arte, centri culturali e musei italiani e internazionali, ottenendo numerosi premi.
Videonotizia nel canale YouTube Città di Vicenza
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Fonte: Bertoliana, una sala di Palazzo Cordellina a Giorgio Peretti e al Decostruttivismo , Comune di Vicenza