Il sistema Bibbiano? È esattamente il sistema della giustizia italiana quando si occupa di “persone e famiglia” - afferma nel comunicato che pubblichiamo Elisabetta Bavasso, legale, consulente dell’associazione Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr). Con la condanna dello psicoterapeuta Claudio Foti a 4 anni di reclusione, si è tornati a parlare del caso Bibbiano, un presunto sistema illecito di gestione dei minori in affido nel Comune omonimo fondato, secondo l’accusa, sulla manipolazione delle testimonianze dei bambini da parte di assistenti sociali e psicologi.
Non sappiamo se nel caso Bibbiano siano stati commessi reati - non basta una sentenza di primo grado e poi il reato in sé è responsabilità del singolo che lo ha commesso - ma importa capire come sia stato possibile che si creasse anche solo la possibilità dei fatti contestati.
Questo è possibile, non solo a Bibbiano ma in tutto il territorio nazionale, per come è strutturato il processo civile minorile (e il Tribunale quando si occupa di amministrazione di sostegno e tutela). Si tratta del procedimento più inquisitorio che esista.
Il potere d’ufficio è usato non solo, come dovrebbe, affinché l’ufficio (vale a dire tribunale + servizi sociali) si occupi dei minori di propria iniziativa, bensì per “espellere” qualunque altro intervento, sia pure di genitori che sono titolari della responsabilità genitoriale.
E ciò vale nei casi di affidamento di minori, nelle amministrazioni di sostegno, nelle tutele: quando sei “oggetto” di uno di questi procedimenti, il Giudice è il tuo orizzonte unico, e il giudice si avvale, per legge, dei servizi sociali. Quindi, gli assistenti sociali sono il tuo giudice. E sei affidato, amministrato, costretto in un sistema di assistenza autoritario che, nel tuo interesse, ti priva di tutto: libertà, autodeterminazione, patrimonio.
Sembra impossibile crederlo se non si è provato.
Un libro interessante di Luigi Manconi e Federica Graziani è titolato “Per il tuo bene ti mozzerò la testa”. Ecco. È così.
L’autoreferenzialità del sistema giudiziario in materia è la prima causa di questa possibile degenerazione, non infrequente.
La legge mette a disposizione del Tribunale per i Minorenni e del Giudice Tutelare i servizi sociali ma non definisce protocolli e sistemi di verifica. Per cui ogni servizio, che è gestito dall’ente locale di appartenenza (Comune) si organizza più o meno come crede. I servizi propongono, il Tribunale dispone (nella maggior parte dei casi come essi propongono), i servizi eseguono quello che il tribunale dispone, così il cerchio si chiude nel punto da cui è partito.
Il sistema è fondato sull’autoreferenzialità, e poiché i servizi sociali sono promanazione dell’amministrazione e quindi della politica, per giunta locale, il Tribunale per i Minorenni ,che trasforma in provvedimenti esecutivi l’operato dei Servizi, fa solo da cinghia di trasmissione del governo politico delle persone.
L’assistenza sociale si impossessa della vita degli ultimi, di chi non ha potere per esercitare il potere.
“I figli non sono nostri” è il titolo di un libro scritto dall’illuminato dittatore che fu Gian Paolo Meucci, storico Presidente del Tribunale Per i Minorenni di Firenze. Non sono nostri... ma neppure del Tribunale. O no?
Elisabetta Bavasso, legale, consulente Aduc
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