Bicchiere più pieno che vuoto: il primo anno di Biden

Trump vs Biden
Trump vs Biden

Avreste mai potuto immaginare che un individuo senza nessuna carica potesse intimidire un intero partito?” Questa la domanda retorica di Joe Biden durante la sua recente conferenza stampa alla Casa Bianca durata più di due ore. Il 46esimo presidente si riferiva ovviamente allo strapotere del suo predecessore Donald Trump mentre cercava di spiegare alcune delle sue difficoltà con l’ostruzionismo del Partito Repubblicano che gli ha impedito il completo successo ad un anno del suo insediamento.

Ciononostante, Biden ha giustamente additato i suoi successi anche se ha ammesso che rimane molto da fare. L’attuale inquilino alla Casa Bianca ha ribadito che il ritiro delle truppe dall’Afghanistan è stato un passo avanti e ha anche asserito che la leadership americana in affari esteri è stata ristabilita. Ha aggiunto che in un anno di mandato sono stati creati 6 milioni di posti di lavoro, la disoccupazione è scesa al 3,9%, l’approvazione di 1.900 miliardi dell’American Rescue Plan del mese di marzo dell’anno scorso ha ridotto notevolmente il tasso di povertà, fornendo anche importanti risorse alle scuole. Nel mese di novembre il piano bipartisan sulle infrastrutture di 1.200 miliardi di dollari è stato approvato per rimodellare le strade, i ponti e per ampliare la rete di banda larga. Si tratta di un totale di investimenti di 3.100 miliardi di dollari, cifra che rivaleggia con quella del New Deal di Franklin Delano Roosevelt. La pandemia continua a essere un serio problema ma Biden ha anche giustamente fatto notare la professionalità dei suoi collaboratori, suggerendo il contrasto col caos della Casa Bianca durante l’amministrazione di Trump.

Le sfide rimangono e Biden le ha accettate. Ha fatto notare che l’inflazione preoccupa e che il numero dei vaccinati dovrebbe aumentare per tenere sotto controllo il Covid-19. Il presidente ha anche posto l’accento sulla possibile invasione dell’Ucraina da parte della Russia facendo notare però che una tale azione costerebbe cara a Vladimir Putin.

Biden ha anche aggiunto i progressi nell’unificazione del Paese anche se ha riconosciuto che esistono tuttora molte fratture. Ha inoltre accettato la sfida della sua agenda legislativa spiegando lo stallo come risultato dell’ostruzionismo al Senato a causa del “filibuster”, la regola della Camera Alta sulla maggioranza ad oltranza dei 60 consensi per procedere ai voti. Difendendo la sua amministrazione, Biden ha cercato però di rifugiarsi nella spiegazione che in buonissima parte la responsabilità ricade anche sul Partito Repubblicano. Il 46esimo presidente ha giustamente rimarcato la situazione anomala del Gop (Grand Old Party) che rimane in completo possesso dell’individuo che ha perso l’elezione nel 2020. A differenza di altri candidati presidenziali sconfitti nel passato, Trump non ha riconosciuto la vittoria del suo avversario. Invece di mettersi da parte e dare spazio ad altri, ha continuato a guidare il suo partito con pochissime voci discordanti. In effetti, l’ex presidente, non avendo accettato la sconfitta, ha altresì convinto buonissima parte del suo partito della “big lie” (grande bugia, ndr), continuando di fatto la campagna politica. Per Trump l’elezione del 2020 non è mai finita e lui rimane il candidato costante del partito senza essere contestato. Difatti ha dato tutti i segnali che si sta preparando a una rivincita nel 2024.

Se Biden da presidente ha avuto la responsabilità di governare, Trump, con il consenso e l’approvazione del suo partito alla Camera e anche al Senato, ha fatto opposizione e ostruzione all’agenda di Biden. Persino nel caso della legge bipartisan sulle infrastrutture, approvata con voti principalmente dei democratici ma anche con repubblicani sia alla Camera che al Senato, Trump ha fatto campagna contraria. Si tratta di una legge assolutamente necessaria la cui approvazione è però costata cara a quella decina di parlamentari repubblicani che hanno avuto il coraggio di votare a favore. Le minacce da parte dei sostenitori di Trump hanno avuto effetti molto preoccupanti per i parlamentari e le loro famiglie. Anche al Senato vi sono state ritorsioni ma lì Trump ha avuto meno successo non riuscendo a piegare completamente Mitch McConnell togliendogli la leadership.

L’ostruzionismo repubblicano a un presidente democratico era già nota a Biden durante i suoi otto anni da vice presidente di Barack Obama fra il 2009-2017. Infatti, nonostante i suoi 36 anni al Senato, Biden non era riuscito da vice presidente a convincere una decina di senatori repubblicani a votare con i democratici per approvare l’agenda legislativa di Obama. Da presidente forse credeva di avere più potere e trovare una decina di senatori repubblicani a supportarlo. Non è avvenuto in buona parte per la paura sentita dai senatori. Alla conferenza stampa Biden ha rivelato che almeno cinque senatori repubblicani gli hanno confessato privatamente che non possono deviare dalla linea di Trump poiché hanno paura che sarebbero presi di mira dall’ex presidente. Per i legislatori repubblicani che “sgarrano” Trump incoraggerebbe candidati a lui surrogati offrendogli il suo endorsement alle prossime primarie e in effetti mettendo in serio pericolo la rielezione dei “ribelli”.

L’ostruzionismo di Trump e dei repubblicani anche per la vaccinazione per combattere la pandemia ha danneggiato l’agenda di Biden. La preoccupazione di Trump e dei repubblicani è concentrata completamente sulle vittorie elettorali per riprendersi il potere. I sondaggi non sono promettenti per Biden e l’elezione di midterm potrebbe togliergli la maggioranza democratica in una o persino ambedue le Camere. Parte del problema dell’attuale presidente rimane la sua incapacità di celebrare i suoi successi anche se incompleti e convincere l’elettorato. I repubblicani, e specialmente Trump, invece hanno moltissimo talento nel vendere persino la realtà fasulla dell’elezione rubata. Ecco come si spiega il fatto che una buonissima percentuale degli elettori repubblicani non vede Biden come legittimo presidente.

Alcuni analisti hanno dato la colpa a Biden perché si è spostato a sinistra con la sua agenda politica. Suggeriscono che se l’attuale presidente avesse corteggiato di più i democratici conservatori avrebbe avuto più successo specialmente al Senato. Dimenticano però che persino i cosiddetti repubblicani moderati come Susan Collins (Maine), Lisa Murkowski (Alaska), Mitt Romney (Utah) e qualche altro votano compatti con i loro colleghi per “frenare” l’agenda presidenziale.

Biden nella sua conferenza stampa ha fatto un’altra domanda retorica ma molto importante. Rivolgendosi ai giornalisti ha chiesto in forma retorica di dirgli qual è l’agenda dei repubblicani. Che cosa propongono. Non si sente nulla eccetto il reagire con il loro ostruzionismo. Biden deve continuare a governare sapendo benissimo che dovrà fare tutto da solo con la maggioranza alla Camera per un altro anno e quella risicata al Senato (50-50, ma 51 col voto della vice presidente in caso di pareggi). Alla fine i successi elettorali alle elezioni primarie dipenderanno dalla pandemia e soprattutto dalla situazione economica.

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Qui gli articoli su ViPiu.it di Domenico Maceri, PhD, professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.