Anna Lombardi su Repubblica
Jospeh Robinette Biden è nato in una famiglia cattolica irlandese ed economicamente modesta a Scranton, nella vicina Pennsylvania, cittadina mineraria celebre finora soprattutto per essere stata la location della serie tv The Office. Ma approdato nel Delaware poi mai più abbandonato quando aveva appena 10 anni. Suo padre, Josehp Senior, ci si trasferì con la famiglia dopo aver perso il posto in una compagnia di sigillanti per navi, per reinventarsi la vita come venditore di auto usate. «Un uomo non si misura da quante volte cade, ma da quanto velocemente si rialza»: come gli disse allora. Dandogli quella lezione che ha plasmato il carattere di Joe per il resto di una vita che, va detto, gliele ha davvero suonate.
Studente mediocre perché balbuziente, si sforzava ogni giorno di leggere poesie ad alta voce. Buon giocatore di football sfruttò le sue doti sportive per costruirsi un’immagine da leader naturale: a dispetto dell’indole d’incontenibile gaffeur. Primo della sua famiglia a frequentare l’università, studiò legge a Syracuse, New York, per amore. Qui viveva infatti Neilia Hunter, la ragazza di cui si era innamorato durante una vacanza alle Bahamas. Finalmente sposata, contro il parere della famiglia di lei, nel 1966. Dopo aver esercitato brevemente come avvocato, e aver fatto una piccola esperienza da consigliere regionale, a soli 29 anni Joe si convince di essere tagliato per la politica. Nel suo Delaware allora solidamente repubblicano conduce una serrata campagna porta a porta: approdando in Senato, nel novembre 1972. Un mese dopo, lo colpisce però la prima grande tragedia. La moglie e la figlioletta di un anno Naomi muoiono in un incidente stradale, travolte da un camion, alla Vigilia di Natale. Disperato, vuol mollare tutto: ma i compagni di partito lo convincono a provare sei mesi. Il 23 gennaio 1973 giura dunque accanto al letto di ospedale del figlioletto Beau ingessato: sì, il futuro procuratore ed eroe di guerra, ucciso da un tumore al cervello nel 2015, altro devastante lutto della sua vita.
Iniziano così i suoi 36 anni da pendolare al Senato: dove va tutti i giorni in treno al mattino, tornando da Washington in tempo per dare la buonanotte ai figli Beau e Hunter la sera. Ritrovando coraggio anche grazie all’aiuto di Jill Jacobs (ma il cognome originale è il sicilianissimo Giacoppa) sposata nel 1977 dopo un lungo corteggiamento e due no alle sue proposte. Insieme avranno una figlia, Ashley. Insegnante in un community college, università popolare parzialmente supportate dallo stato, è l’unica moglie di un vicepresidente che si è rifiutata di smettere di lavorare.
Ambiziosissimo, nonostante l’immagine di uomo alla mano, Biden, d’altronde, ricopre incarichi prestigiosi: presidente del comitato giustizia fra 1987 e 1995 è più volte presidente della Commissione Esteri. Le sue posizioni bipartisan e le amicizie in campo repubblicano (celebre quella con John McCain) non sono amate da parte del partito: dall’opposizione all’uso forzato dei bus per integrare gli studenti neri nelle scuole bianche rinfacciatogli pure da Kamala Harris nel corso del primo dibattito delle primarie. Al trattamento riservato all’antesignana del #MeToo, Anita Hill, nel 1991, quando, capo della commissione Giustizia la lasciò massacrare dai colleghi senatori mentre accusava di molestie il giudice conservatore afroamericano Clarence Thomas, nominato alla Corte Suprema. Senza dimenticare il voto favorevole alla guerra in Iraq. Barack Obama, sfidato alle presidenziali 2008, lo volle suo vice e lo ricompensò dandogli accesso alle stanze dei bottoni. «Da questa modesta casa alla Casa Bianca », ha scritto l’altra sera nel salotto della casa di Scranton dov’è nato. Una strada lunga una vita.